sabato, Aprile 20, 2024

Fronte pro ddl Zan diviso dall’identità di genere

Il concetto di identità di genere divide il fronte pro ddl Zan. La senatrice del Partito Democratico Valeria Valente chiede che la parte riguardante l’identità di genere venga eliminata dalla proposta di legge, in quanto “Può portare nel tempo a negare qualsiasi rilevanza del sesso biologico”. Con lei, Valeria Fedeli e Andrea Marcucci. Oltre ai senatori di Italia Viva, guidati da Davide Faraone, e i renziani della Camera Ivan Scalfarotto e Lisa Noja. Una lotta interna, insomma, che spacca in due il fronte pro ddl Zan, in un momento già delicato per l’approvazione della legge.

Cos’è l’identità di genere, che divide il fronte pro ddl Zan

“L’identità di genere è riconosciuta dalla comunità scientifica da più di cinquant’anni. Indica la percezione di se stessi come appartenenti al genere maschile, femminile o ‘altro'”. Spiega Guido Giovanardi, psicoterapeuta, dottore di ricerca presso il dipartimento di Psicologia dinamica e clinica all’università La Sapienza di Roma. “Nella maggior parte degli individui, è allineata al sesso assegnato alla nascita. Può succedere che, per un insieme complesso di fattori (biologici, psicologici e sociali), il genere percepito non corrisponda al sesso biologico. Nulla di strano. Considerata una patologia un tempo, oggi è riconosciuta come variante identitaria”.

Da questa spiegazione è chiaro come l’eliminazione della parte relativa all’identità di genere escluderebbe le vittime di transfobia dal disegno di legge. Come spiega Angelo Schillaci, professore associato di Diritto pubblico comparato a La Sapienza: “Per la Corte Costituzionale, l’identità di genere è un concetto fondamentale. Consiste nell’aspirazione alla corrispondenza tra il sesso attribuito alla nascita e quello ‘soggettivamente percepito e vissuto’ dalla persona. Contenuta nel ddl Zan, serve unicamente a identificare il movente di reati d’odio e a proteggere le persone trans da discriminazione violenza”.

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