martedì, Aprile 30, 2024

Di Maio ha commentato gli accordi di Abramo

Di Maio e gli accordi di Abramo: “Sono positivi per la pace”. Così ha commentato il Ministro la Dichiarazione degli Accordi di Abramo, considerati da molti dei patti storici. Il fine ultimo di questi è perseguire una visione di pace, sicurezza e prosperità in Medio Oriente. Il nome della dichiarazione fa riferimento ai legami comuni tra le varie religioni e in particolare al Patriarca Abramo.

Di Maio e gli accordi di Abramo: che cosa ha detto il ministro?

Come Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio ha espresso la sua opinione sugli accordi: “La firma degli Accordi di Abramo rappresenta un contributo positivo verso la pace e la stabilità in Medio Oriente. Il progressivo avvicinamento del mondo arabo ad Israele contribuirà alla stabilità regionale e al riconoscimento del diritto di Israele di esistere in sicurezza. Questo è un punto cardinale della nostra politica estera in Medio Oriente“. La dichiarazione è stata fatta durante una conferenza stampa a Gerusalemme, con il Ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi.

Perché sono significativi

Questi accordi sono significativi soprattutto a livello regionale. Non si tratta di veri e propri trattati di pace, perché di fatto, i paesi non erano in guerra e non condividono confini comuni. Questi hanno il fine di riconoscere formalmente l’esistenza di Israele da parte degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein. C’è stata quindi un’apertura formale delle rispettive ambasciate e dei flussi di merci, capitali e servizi. Nonostante questo, è necessario dire che i rapporti politici ed economici tra i paesi erano aperti da tempo. Prima, le merci e i servizi da e per Israele potevano viaggiare solo attraverso l’Egitto e la Giordania. Adesso potranno prendere in considerazione anche Emirati Arabi uniti e Bahrein.

Di Maio e gli Accordi di Abramo: quali sono i possibili scenari futuri?

In molti hanno considerato l’unico vero vincitore Donald Trump. Questo perché il presidente ha collezionato una vittoria per la sua campagna elettorale. I secondi “vincitori” sono per gli esperti, i firmatari e i sostenitori dell’accordo. Infine, gli osservatori fanno notare che a perdere, sarà principalmente la Palestina. Tuttavia, abbiamo già accennato al fatto che questi accordi non sono una conclusione di un percorso, ma una formalizzazione. per questo motivo le carte in tavola del medio oriente potrebbero cambiare radicalmente.


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