mercoledì, Maggio 8, 2024

Di Battista su Israele: Annunziata l’opinione sullo Stato

Mezz’ora in più non sarebbe servita ad Alessandro Di Battista per esprimere la sua opinione su Israele. Tantomeno su altri temi. Lo spazio offertogli da Lucia Annunziata è stato più che sufficiente. In particolare, l’ex deputato M5s ha bacchettato chiunque gli venisse in mente: dalla comunità internazionale alla “sinistra”. Sempre che Enrico Letta vi rientri ancora. Ha criticato persino Super Mario. Draghi, in questo caso. Il must del momento? “Riconosciamo lo Stato palestinese”.

Cosa pensa Di Battista su Israele?

Uno contro tutti. Così si potrebbe intitolare il siparietto che regala a Lucia Annunziata Alessandro Di Battista. Del resto, Contro! è il titolo del suo nuovo sforzo letterario. Nell’intervista Di Battista, “Dibba” per gli amici e i maligni, non poteva essere più chiaro, anzi. Da quando si è scoperto attivista politico e reporter, l’ex deputato pentastellato non si fa problemi a calare la scure sulla politica nazionale e non solo. “Quasi nessuno in televisione aveva il coraggio di prendere posizione netta a favore del popolo palestinese“, osserva Dibba al clou del suo intervento. E aggiunge: “Io credo che Israele pratichi una politica che io reputo di apartheid come scrivono alcuni rapporti importanti” dice l’ex deputato senza specificare quali. Anche lo Human Right Watch, lo incalza allora la presentatrice. “Esattamente“. Ma non solo. E lo sapeva pure Dibba. D’altronde, se l’era segnato su un foglietto, anche se sul momento gli era sfuggito il nome.

Tempi moderni

Ma la diretta non concede ampi margini di tempo per rovistare tra gli appunti. Come suggerisce lo sguardo stizzito di Lucia Annunziata. Meglio tagliare corto. “Anche diverse organizzazioni di diritti umani israeliane“, chiosa l’ex M5s. “Lo dico a molti cittadini che oggi attaccano Israele“, spiega Di Battista. “Ci sono centinaia di migliaia di cittadini in Israele che si oppongono al governo di ultra destra di Netanyahu“. Attenzione, dunque. “Non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio“. “Però bisogna riconoscere che oggi non esistono due Stati“, fa notare Dibba. Poi, l’assist. “E anche coloro che in maniera ipocrita, per esempio Letta, parlano di una risoluzione tra i due Stati non sanno che dire“. A differenza sua. “Nessuno ha il coraggio di riconoscere lo Stato di Palestina“, gongola l’ex pentastellato. E aggiunge: “Credo che in Europa lo abbia fatto soltanto lo Stato Vaticano e la Svezia, che comunque è un Paese molto avanzato“. Non come l’Italia.


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Di Battista non cede su Israele

All’imbeccata della presentatrice, che ha messo a segno una stoccata nei confronti del Ministro degli Esteri Di Maio, Di Battista ha replicato: “Io gliel’ho detto, anche pubblicamente, che sono in disaccordo con la linea che anche il Movimento cinque stelle ha tenuto“. D’altronde, già nei preliminari Dibba aveva chiarito che il M5s fosse una tappa superata della sua vita. Salvo poi riservarsi il diritto di cambiare idea qualora ne cambiasse l’indirizzo. Ma Annunziata non demorde e chiede al suo ospite cosa farebbe rispetto alla questione palestinese. Candidamente, il neo attivista ha risposto: “Se fossi oggi parte delle autorità italiane riconoscerei immediatamente lo Stato di Palestina“. Con aria di sufficienza, poi, Dibba ha spiegato: “Come fai a poter trattare se non elevi allo stesso rango diplomatico i due Stati che dovrebbero arrivare ad un accordo“.

La ricetta di Di Battista per Israele

Certo. Cretini noi a complicare tanto la cosa. Basta una dichiarazione per fermare le bombe. Peccato che Dibba non ci abbia svelato anche in che modo dividere due Stati che rivendicano lo stesso territorio. Né come spiegare alle persone che dovranno lasciare i luoghi dove sono cresciute; dove sono nati i loro figli; o dove riposano i loro cari. In alternativa, a ritenersi “straniere in patria”. Questo per entrambe le parti. Che occasione sprecata. Annunziata avrebbe potuto approfittare di cotanta saggezza per chiedere a Dibba, moderno Nostradamus, quando usciremo finalmente dalla pandemia. Come si potrebbe risolvere la fame nel mondo. O estinguere i conflitti. Infine, se lo sforzo profetico non avesse prosciugato ogni divina energia, quando avverrà la fine del mondo. Ma Di Battista lamenta la mancanza di libertà di espressione in Italia.


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Avversari

E torna al contrattacco. “Oggi Letta, ma non voglio per forza parlare di Letta, magari è anche, assolutamente, una brava persona, quando venne pugnalato da Renzi“. Insomma, Dibba se la fa e se la dice. Soprattutto, sembra che non abbia superato il confronto con il Segretario del Pd che, suo malgrado, continua a nominare. “Ogni tanto ci siamo scambiati, ma mesi fa, dei messaggi” ha rivelato alla conduttrice, quasi fosse la sua psicoterapeuta. “Il Segretario Letta prende posizioni più dure, nette su Pio e Amedeo che sulla questione palestinese“, prosegue Di Battista. Il riferimento è al monologo trasmesso su Canale 5 con velleità ironiche ma rivelatosi pietoso. “Questo per me è inaccettabile“, spiega risoluto l’ex M5s. “La politica dev’essere divisiva. Non si più piacere a tutti, io non piaccio a tutti“.

Contro

Poi, il novello attivista rivendica la sua indipendenza. “Il giudizio altrui non è più importante per me come lo era in precedenza e questo mi consente di acquisire degli spazi di libertà e di prese di posizione politiche e di fare dei nomi e cognomi e di fare delle denunce”. Una reazione per essere “Trattato da ragazzino terzomondista incapace di intendere e di volere, idealista, con l’intento di sminuirmi soltanto perché io non mi sono piegato a un certo establishment. E ne vado fiero“. È il suo sfogo. Eppure, il riferimento a Matteo Renzi non appare un caso. Che racchiuda un rancore inespresso nei confronti del politico che vanta una strage di governi a suo carico? Oppure un tentativo di emulazione? Del resto, il libro Contro! di Di Battista richiama Fuori! di Renzi. Se tanto mi da tanto, Renzi fuori dalla politica non c’è mai andato.


O tempora o mores: la maschera ignobile della politica


Quanto è marcia la politica?

Esiste una classe politica sempre più succube di lobby“, da detto l’ex pentastellato. Quindi meglio abbandonare la nave? Non proprio. A proposito del suo futuro in politica, Dibba non si ha escluso nessuna opzione. “Ho il diritto di aspettare qualche mese per capire se il M5S possa capire che lasciare il governo Draghi fa parte dell’igiene politica“, dice più a sé stesso che alla sua interlocutrice. Persino “rientrare nel M5S qualora decidesse di lasciare il governo Draghi di cui ora fa parte“. E conclude: “È una speranza utopica ma ci credo ancora“.


Il politicamente corretto (e corrotto) in tv

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