Motore termico: la Germania ci ripensa sullo stop

Il governo di Berlino non vuole più abolire il pistone come affermato in precedenza

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auto compressore volumetrico

Il partito del motore termico si allarga, contando anche la Germania. Dopo Francia e Italia, anche il paese con capitale Berlino si dice contraria al divieto di produzione di motori a pistoni, ritenendo non valida l’idea di convertire tutto in elettrico. Si tratta di una sorpresa, perché il governo tedesco sotto la guida di Angela Merkel aveva espresso parere favorevole. Ma con il “cambio della guardia” del nuovo Cancelliere Olaf Scholz le cose sembrano cambiate. “Vogliamo consentire i propulsori a combustione interna dopo il 2035“, ha detto a Quattroruote Volker Wissing, ministro dei trasporti, “ma solo se possono essere alimentati esclusivamente con combustibili sintetici“. Queste parole provengono da un summit a tema organizzato a Le Bourget, vicino Parigi, con tutti i ministri dell’Unione Europea.

Motore termico: perché la Germania fa dietrofront?

La battaglia contro il phase out è iniziata con la presa di posizione della Francia. La nazione con capitale Parigi si è opposta ad una soluzione che avrebbe impedito la produzione di auto ibride, che a livello di rapporto costo/emissioni sono messe meglio rispetto all’elettrico puro. Tuttavia, la Francia è rimasta isolata per molto tempo, almeno fino a quando l’Italia non ha espresso le proprie perplessità. Roberto Cingolani, il vero ministro dei trasporti nazionale, aveva detto pochi giorni fa che la data del phase out, ossia il 2035, era solo indicativa. Le sue parole sono chiarissime: l’obbligo di solo elettrico è pericoloso, perché brucia posti di lavoro, ci rende dipendenti dalla Cina e non ha questo gran beneficio a livello ambientale. Molto meglio un approccio più olistico, con diverse tecnologie in sviluppo e lasciando decidere agli automobilisti quale tecnologia sia la migliore. “Oggi non abbiamo abbastanza veicoli elettrici”, ha aggiunto Wissing. “Dobbiamo aumentarne la disponibilità. Quindi è meglio che le persone ricorrano alla tecnologia dell’ibrido come soluzione intermedia“.


Phase out nel 2035: “una semplice indicazione” afferma Cingolani

Porsche, carburanti sintetici fatti in casa


Ripensare il ripensamento della mobilità

Quando il governo Merkel abbracciò il diktat elettrico, le case e la filiera della componentistica aveva storto il naso. Porsche stava lavorando già agli e-fuel, cosa che avrebbe consentito al motore termico di rimanere in gioco nella partita della decarbonizzazione, ma la Cancelliera sembrava piuttosto sorda a riguardo. Poi è cambiato il governo, ed ecco che soffia il vento del cambiamento. Al Cop26, la Germania non ha firmato il patto per l’elettrico, perché nella dichiarazione non si faceva riferimento agli e-fuel. Una presa di posizione netta, che indica che qualcosa nel fronte anti pistone si sia rotto. Il caro bollette, il limite delle rinnovabili, la Cina: sono i tre fattori chiave che hanno portato l’UE al parziale dietrofront. Già qui vi parlavamo del tavolo che Bruxelles aveva aperto agli stakeholder del settore, per discutere di questi argomenti. Che si siano resi conto degli errori commessi?


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