Il metodo sperimentale è uno dei tre metodi di ricerca a cui fa riferimento la psicologia. Gli altri due sono il metodo psicometrico e il metodo clinico. Il metodo sperimentale ha come soggetto l’esperimento. È un metodo fondato sulla rilevazione e sull’analisi dei dati.
Teoria di riferimento nel metodo sperimentale: la ricerca
Le strategie di ricerca sono importanti. Infatti sono alla base di dimostrazioni e conferme delle teorie psicologiche. Possono essere di diverso tipo:
- metodo di ricerca sperimentale
- metodo di ricerca descrittivo
- metodo di ricerca correlazionale
Il metodo di ricerca sperimentale
Il metodo di ricerca sperimentale consiste nella manipolazione controllata di una o più variabili. Il fattore manipolato nell’esperimento è la causa di un dato fenomeno. E rappresenta la variabile indipendente. Mentre l’effetto osservato è la variabile dipendente. Per correttezza di esperimento, si devono mantenere costanti tutti gli altri fattori. Ciò per dimostrare effettivamente che la differenza osservata nella variabile dipendente sia dovuta alla sola variabile indipendente.
L’esperimento è uno studio controllato perché:
- le variabili spurie sono messe sotto controllo
- confronta una situazione in cui è presente la variabile indipendente e una situazione in cui essa è assente (situazione di controllo).
Il metodo di ricerca descrittivo
Esso è lo strumento utilizzato per la costruzione di ipotesi, in base alla relazione causa-effetto delle variabili rilevanti. Il limite è l’interferenza dell’osservatore sul fenomeno osservato. Quindi, può esserci una distorsione rispetto allo stesso evento. Per evitare ciò, bisogna rispettare delle regole. Esse sono:
- osservazione fatta in modo non intrusivo
- sistematizzare metodologicamente ciò che si osserva in maniera precisa attraverso sistemi di registrazione automatica.
Il metodo di ricerca correlazionale
Nel metodo di ricerca correlazionale, le variabili non vengono manipolate. Ma il ricercatore osserva o misura due o più variabili, per valutare se esiste una relazione tra loro.
La statistica nella ricerca
Se il fenomeno è descritto in termini qualitativi, si può utilizzare solo la statistica della ‘frequenza’, ovvero il numero di volte che quella certa qualità o giudizio compare in una serie di intensità. Si tratta di scale di punteggi ordinabili gerarchicamente dalla più bassa alla più alta.
Ci si avvale della ‘statistica descrittiva’, secondo cui le statistiche sono misure numeriche sintetiche di un fenomeno o di un fattore.
Per produrre una statistica di un fenomeno è necessario che esso sia misurabile, cioè traducibile in quantità o numeri. Le statistiche descrittive che descrivono la tendenza centrale nella distribuzione di un fattore sono:
- media, che è il baricentro della distribuzione dei punteggi e si calcola sommando tutti i punteggi e dividendo tale sommatoria per il numero di casi;
- mediana, che è il punteggio situato al centro della distribuzione;
- moda, è il punteggio che ricorre più spesso in una serie.
Nella ricerca possono verificarsi ‘errori’. Essi sono un aumento di variabilità della misura di un fenomeno rispetto alle sue reali dimensioni. L’errore può dipendere da:
- sensibilità dello strumento adottato
- strumento non valido, cioè non misura ciò che dice di misurare
- strumento non attendibile, cioè non dà misure ripetibili e costanti dello stesso fenomeno
- strumento non sensibile, cioè fornisce la stessa misura di fenomeni che mutano.
Conclusioni sul metodo sperimentale
Come ovviare al problema del metodo? Un buon metodo consiste nello stabilire in modo rigido tutti gli aspetti della somministrazione dello stimolo, attraverso un protocollo standardizzato, che è uguale per tutti i soggetti.
https://www.periodicodaily.com/luca-coscioni-e-la-liberta-sulla-ricerca-scientifica/