Oggi ci dedichiamo all’etimologia pasquale. Cercheremo di sviscerare il significato di quelle paroline che in questo periodo udiamo con maggiore frequenza. Al di là di chi accoglie la Pasqua con spirito di devozione, di chi l’accoglie con semplice simpatia o con assoluta normalità, ci siamo mai interrogati su termini così noti come pace, risurrezione eccetera eccetera? Ma sono veramente parole così scontate?
Etimologia pasquale: parole da custodire oltre la Pasqua?
Sicuramente ci sono significati che si caratterizzano prettamente per le vicissitudini storiche e religiose della Pasqua. Però parole quali “pace”, “salvezza”, “agonia” forse celano un senso forte e importante valido per le circostanze della vita in generale. Bene, iniziamo il nostro piccolo viaggio nel mondo tanto bello quanto complesso delle parole. Mano al vocabolario, pronti, partenza e via!
Pasqua dal greco pascha e dall’aramaico pasah
La parola Pasqua deriva dal greco pascha e ancora prima dall’aramaico pasah. La parola dunque ha il significato di “passare oltre”, “passaggio”. Questo passaggio si riferisce al passaggio degli Ebrei oltre il Mar Rosso, l’inizio dell’Esodo. Dunque la Pasqua indica il passaggio degli Ebrei da una condizione di schiavitù a quella della liberazione. D’altro canto, la Pasqua cristiana si è posta sul tracciato della Pasqua giudaica cambiandone, però, alcuni significati. All’etimologia della parola Pasqua si affianca spesso quella di pathein, soffrire. Con “soffrire” difatti intendiamo la celebrazione pasquale come conseguente alla Passione di Cristo. La Pasqua è la cifra della decisività di Gesù Cristo, agnello di Dio, che prende su di sé la colpa dell’uomo e vince, per tutti, la morte.
L’agonia nella Pasqua
Interroghiamoci ora sul termine “agonia”. Quest’ultimo è molto presente nel periodo della Pasqua perché ricorda il ritiro in preghiera di Gesù Cristo nell’orto degli Ulivi prima dell’agonia del calvario. Ma al di là di Gesù Cristo e della Pasqua ci siamo mai domandati che significa agonia? Ricaviamo l’etimologia dal latino e comprendiamo che il suo senso proprio è “lotta”, “angoscia per la vita”. Nell’agonia dunque c’è la battaglia tra il bene e il male, un momento rumoroso o silente in cui l’uomo conduce una guerra invisibile per mantenersi in vita. Quante agonie dagli infiniti sensi ci sono ancora oggi? A volte quanto è difficile lottare per difendere quella cosa bellissima che è la vita?
Etimologia pasquale: “risurrezione”
Con “risurrezione” abbiamo il senso del ritorno dalla morte alla vita. La Pasqua cristiana ruota proprio intorno a questo concetto e quindi alla vicenda soprannaturale di Cristo e al Giudizio Universale. Però risorgere è un bel verbo perché ci apre la porta dell’infinito che si infila ordinariamente nella nostra vita. Sorgere di nuovo ogni giorno, in noi stessi, in un altro cuore o per un’altra anima.
La parola “salvezza”
Dall’ebraico yeshû‛âh, salvezza suggerisce l’idea di una liberazione. Se andiamo alla radice troviamo lo specifico significato di “essere largo” o “spazioso”. Quindi, riflettendoci, salvezza è la liberazione dal male, sia esso materiale o spirituale. Forse proprio la radice che dà il senso della larghezza ci porta al pensiero che noi siamo spaziosi. Siamo vasti, immensi, fatti di emozioni in contrasto che trovano però sempre la strada interiore per armonizzarsi.
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