sabato, Luglio 27, 2024

Zarif Gate: un file audio imbarazza Teheran (Video)

Zarif Gate: l’ayatollah Ali Khamenei tira le orecchie al Ministro degli Esteri iraniano per le sue dichiarazioni nei confronti del defunto (e stimato) leader Soleimani. Pubblicamente. A incastrare Mohammad Javad Zarif c’è un’intervista schiacciante in tal senso, la cui registrazione audio è trapelata. La vicenda ha scosso l’opinione pubblica iraniana in prossimità delle elezioni presidenziali del 18 giugno. A nulla sono valse le scuse. Piuttosto, c’è chi “vuole la testa” del Ministro.

Khamenei apre uno Zarif Gate?

Domenica il leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei, ha criticato il ministro degli Esteri Javad Zarif, sebbene non l’abbia mai menzionato. A beneficio della nazione, l’ayatollah ha definito “deplorevole” l’intervista al capo di dicastero, nella quale Zarif biasimava il ruolo del defunto generale Qasem Soleimani. Il comandante delle forze Quds che era rimasto ucciso in un raid statunitense di droni a Baghdad, il 3 gennaio 2020. In particolare, Khamenei l’ha ritenuta una “Ripetizione delle parole ostili dei nemici e dell’America“. Oltre che un “grave errore”. A tal proposito, l’ayatollah ha osservato che la forza il reparto speciale delle Guardie della Rivoluzione ha sempre agito in ossequio alla “Politica indipendente della Repubblica islamica nella regione“. Ora, i sostenitori della linea dura di Teheran chiedono le dimissioni del Ministro. O, in alternativa, il suo processo.

L’intervista del Zarif Gate

L’intervista al centro delle polemiche è quella trasmessa dal canale satellitare saudita in lingua persiana Iran International, con sede a Londra. La scorsa settimana, Zarif si era lamentato con l’emittente del fatto di non aver avuto voce in capitolo sulla politica estera iraniana. Più precisamente, il Ministro ha accusato il comando delle Guardie rivoluzionarie di esercitare un’influenza maggiore rispetto al governo in questioni vitali. Comprese le operazioni in Siria e Iraq e il programma nucleare di Teheran. Primo fra tutti, proprio il defunto leader delle forze segrete delle Guardie d’oltremare, Qassem Soleimani. Nelle tre ore a disposizione, Zarif ha suggerito anche che il generale avrebbe cercato di minare l’accordo nucleare in collusione con la Russia. Insomma, un attacco violento al governo pragmatico del presidente Hassan Rouhani, per il quale le Guardie sono fondamentali.


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L’attacco all’esecutivo

In effetti, l’influenza esercitata dal Corpo potrebbe interrompere qualsiasi riavvicinamento con l’Occidente. A ben vedere, questa tacita ammissione alimentava le stesse riflessioni di Khamenei. Tanto che l’ayatollah ha commentato: “In nessuna parte del mondo il ministero degli Esteri determina la politica estera“. E ancora. “Ci sono funzionari di alto rango che prendono le decisioni e le politiche. Naturalmente, è coinvolto anche il ministero degli esteri“. Questa dura critica fa eco alle rimostranze del presidente Rouhani, che la settimana scorsa aveva ricordato due cose agli iraniani. La prima è che la politica estera in Iran è decisa dal Consiglio supremo di sicurezza nazionale. Mentre la seconda è che le decisioni vengono prese collettivamente, con il contributo del servizio diplomatico e dei funzionari militari.

L’ultima parola

Pochi minuti dopo l’intervento di Khamenei, il ministro degli Esteri Zarif ha espresso rammarico in un post su Instagram per aver “turbato” il leader supremo con le sue dichiarazioni. In sua difesa, Zarif si è giustificato dicendo che si trattava di “Commenti personali che non dovevano essere pubblicati“. Almeno, non fino allo scioglimento del governo Rouhani in estate. Ma lo sono diventati. Pertanto, Zarif ha detto che avrebbe accettato “l’ultima parola” dell’ayatollah sulla vicenda. Nel frattempo, i detrattori del Ministro ne hanno approfittato per dare la propria imbeccata. Nello specifico, hanno accusato Zarif di voler racimolare consensi in vista delle consultazioni elettorali di giugno. Specialmente quella parte di elettorato disilluso da un’economia in stallo e dalla mancanza di libertà politiche e sociali. Nonostante il Ministro escluda la sua candidatura.


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Zarif Gate: l’opinione pubblica

Domenica scorsa, il Ministro degli Esteri si è scusato anche con la famiglia del generale per i danni causati dalla fuga di notizie. Ma l’opinione pubblica non ha perdonato Zarif, anzi. Molte delle testate si sono mostrate intransigenti. Tra queste il quotidiano Kayhan. L’agenzia di stampa iraniana ha pubblicato la trascrizione integrale del discorso del Ministro con il titolo: “Alcune persone ripetono le dichiarazioni degli Americani sulla politica estera e sulla forza di Qods“. Invece il quotidiano Jam-e Jam ha scelto un perentorio: “Non ripetere le parole degli Americani“. Dal canto loro, Sobh-e No e Javan hanno optato per la sobrietà. Le due agenzie hanno accennato al commento del “grave errore” delle riflessioni Khamenei. Mentre la prima pagina di Vatan-e Emrouz apriva col titolo “Il castigo di Zarif“.

Zarif Gate continua sui social

Ma gli attacchi non si sono limitati alla carta stampata. Sui social media, Zarif è diventato il bersaglio perfetto per gli haters. Tanto che post al vetriolo e commiserativi, quali #GreatMistake e #VoiceofAmerica, hanno invaso il network. Non sfugge il fatto che molti giocassero sul nome dei canali radiotelevisivi in lingua persiana, ma finanziati dal Congresso Usa. In definitiva, molti definiscono Zarif un traditore. Ad esempio, un tweeter ha criticato il Parlamento per non aver messo sotto accusa il Ministro. “Il generale non avrebbe dovuto pagare il prezzo della tua incapacità se avessi svolto bene il tuo dovere“, ha commentato. Mentre un’altro ha avvertito: “L’impeachment di Zarif deve iniziare prima che sfumi l’occasione“. Che sia la fine della sua carriera politica? Sembra di sì.


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Zarif Gate: il passo falso del Ministro

Del resto, Zarif si è esposto contro un “Gigante”. Nella Repubblica islamica, il generale Quassem Soleimani gode di un apprezzamento superiore solo alla sua fama da stratega. Taciturno e riservato, il comandante era diventato una figura chiave delle Guardie che garantirono all’Ayatollah Khomeini di rovesciare l’ultimo Scià di Persia. E prenderne il potere. Da allora, Soleimani ha costruito la rete iraniana di eserciti per procura in tutto il Medio Oriente. Nonché il fautore dei rapporti con Hezbollah, il “Partito di Dio”, che riunisce i militanti sciiti libanesi. Per di più, il generale era apprezzato per la risolutezza nei confronti della Casa Bianca, che lo aveva sempre ritenuto una spina nel fianco più che un alleato. Il tutto a vantaggio della narrativa islamica.

Zarif Gate: l’amicizia con Washington

Al contrario, Zarif ha rappresentato il volto pubblico della diplomazia iraniana. Ad esempio nei colloqui con le potenze mondiali tesi a rilanciare l’accordo nucleare iraniano del 2015, che Trump ha abbandonato nel 2018. E per i quali non si è trovata ancora un’intesa, anzi. Il continuo procrastinare da parte dell’amministrazione Biden non ha fatto altro che alimentare l’insofferenza della Repubblica islamica. Solo questo dovrebbe dissuadere Zarif dal candidarsi a giugno. Senza contare che il generale è stato ucciso proprio dai principali interlocutori di Teheran, che definiranno il programma nucleare di Teheran. Per di più un’assassinio che rientrava nella strategia di “massima pressione” dell’ex presidente Donald Trump, le cui sanzioni hanno innescato la crisi economica e portato le due Nazioni sull’orlo della guerra.


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Cosa riserva il futuro?

Quindi, il parlamento iraniano potrebbe chiedere l’impeachment di Zarif. Una decisione ancor più probabile dopo i commenti dell’ayatollah Khamenei. Secondo il politologo Farzaneh Roostaee: “Ci sono quattro opzioni per quanto riguarda Zarif: scuse in diretta televisiva, licenziarlo, arrestarlo o tutti e tre“. Intanto, l’Iran ha imposto divieti di viaggio a 15 persone per il presunto coinvolgimento nella registrazione incriminata. Eppure, sembra improbabile che Zarif si dimetta. Soprattutto perché il suo mandato scadrà tra nemmeno due mesi. Dal canto suo, il Ministro ha sempre mostrato la sua disponibilità a continuare il servizio presso presso il dicastero. In caso contrario, si ritirerà a vita privata ritagliandosi un ruolo di insegnante universitario.

Zarif Gate: la fine di una carriera?

Prega e dì a Dio: ‘Oh Signore, ho perdonato chi mi ha fatto un torto, perdona anche me’, quindi aspetta di vedere cosa farà di te“. Questa la citazione scritta in un post su Instagram del Ministro. Nel frattempo, il presidente Rouhani ha ordinato al suo ministero dell’intelligence di scoprire chi ha fatto trapelare il nastro. Inoltre, ha licenziato Hesamodin Ashna, suo consigliere e capo del Centro per gli studi strategici degli uffici presidenziali. Ovvero l’incaricato di organizzare l’intervista condotta con Zarif.


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