sabato, Luglio 27, 2024

Slow fashion in pillole

La settimana scorso abbiamo parlato della moda usa e getta, in gergo fast fashion; oggi ci dedicheremo a quello che sembrerebbe essere l’altro lato della medaglia, ossia lo slow fashion. Proprio come abbiamo fatto nell’articolo riguardante il fast fashion, cerchiamo di analizzare il termine partendo dalle basi.

Dunque, cosa indica la parola fast fashion? Innanzitutto, riconosciamo fin da subito che essa è composta da due differenti lemmi: “slow“, cioè “lento“, e “fashion“, “moda“. Mettendoli insieme, otteniamo quindi “moda lenta“. L’esatto contrario del fast fashion, la moda veloce per l’appunto. Non è curioso che nel campo della moda esista questa netta contrapposizioni di termini? Beh, in quest’articolo approfondiremo l’origine e le ragioni di essa.

Le radici dello slow fashion

La parola slow fashion è stata coniata nel 2007 dalla designer di moda sostenibile Kate Fletcher. Quest’ultima, elabora alcuni principi, cinque per la precisione, che stanno alla base della moda lenta. Questi cinque punti, sono stati stilati basandosi sui criteri dello slow food. Lo slow food, infatti è il movimento che si contrappone con forza al fast food.

Tutti conosciamo il fast food e le catene che lo diffondono. Si tratta del tipico cibo spazzatura, venduto a basso prezzo, insaporito artificialmente e composto principalmente da ingredienti di bassa qualità, dannosi per i nostri organismi nonché per l’ambiente. Queste parole vi risuonano? Esatto, si parla all’incirca delle stesse peculiarità tipiche del fast fashion. Non a caso, il termine slow food delinea un movimento atto alla promulgazione del cibo sano, nato da processi lenti e graduali, secondo i ritmi umani e naturali, composto da ingredienti il più possibile salutari e il meno possibile processati.

slow fashion slow food

Fatte le dovute premesse, possiamo finalmente addentrarci nella descrizione dei cinque principi dello slow fashion. Partiamo dal primo.

Qualità

Al contrario dei capi del fast fashion, quelli dello slow fashion attribuiscono una certa importanza alla qualità. Perché? Facile: la qualità è una caratteristica fondamentale finalizzata ad aumentare il ciclo vitale degli indumenti. Non dimentichiamoci che uno degli scopi cardine del movimento slow fashion, è proprio la riduzione dell’impatto ambientale da parte della moda.

Un vestito avente una qualità complessiva più alta, resisterà di più. Si rovinerà più lentamente, dunque rimarrà nel nostro guardaroba per un lasso di tempo maggiore. E anche nel momento in cui vorremo liberarcene, almeno che non si punti al riciclo o alla donazione, esso farà meno fatica a degradarsi nell’ambiente, in quanto composto da materiale il più possibile eco sostenibile.

Estetica

Sì all’attenzione per la qualità, ma è doveroso avere un occhio di riguardo anche per la bellezza degli indumenti. Come si suol dire, l’occhio vuole la sua parte. E non si tratta solo di un capriccio. Pensiamoci bene: quante volte ci capita di disfarci di un dato abito poiché esso non rispecchia più i nostri canoni estetici? Ebbene, lo slow fashion cerca di venirci incontro anche in questo senso.

Un abito esteticamente bello, non solo avrà più possibilità di essere acquistato e renderà soddisfatto il cliente. Esso contribuirà a impattare meno l’ambiente, poiché sarà apprezzabile per ben più di una stagione.

Valore

Nel precedente articolo sul fast fashion abbiamo rivelato cosa si nasconda dietro ai bassi prezzi del fast fashion: lavoratori sfruttati, sottoposti a condizioni disumane. Se per definire il loro stipendio mensile usassi il termine “sottopagati”, utilizzerei un eufemismo.

Dunque, per contrastare il fenomeno, lo slow fashion s’impegna a retribuire dignitosamente i suoi dipendenti. Necessariamente, i prezzi dei capi slow fashion saranno maggiori. Ricordiamoci però che un abito slow fashion sarà di lunga più resistente e duraturo rispetto a un vestito fast fashion. Quindi, la differenza è soltanto ideale.

Ecco però una buona notizia: se state già pensando che per acquistare slow fashion dovrete spendere di più, vi fermo subito. Sono ormai molteplici i brand che s’impegnano a rendere la moda lenta più accessibile per tutti. Inoltre, le campagne slow fashion promuovono e insegnano anche una sorta di “moda fai da te“. Ne parleremo nei prossimi articoli.
Non fatevi ingannare: prezzo alto non significa automaticamente slow fashion. Non a caso, molti brand di alta moda, italiana e non, possono comunque considerarsi fast fashion, dati i miliardi di capi prodotti ogni anno.



La filiera dello slow fashion

Lo slow fashion esige una filiera trasparente. Cosa significa? Significa che ogni singolo passaggio di produzione deve essere tracciabile, la qualità e l’origine dei materiali deve essere certificata e approvata, le condizioni dei lavoratori devono essere rispettate e controllate.
Lo slow fashion predilige produzioni locali, come il made in Italy. Ciò consente un maggior rispetto verso le piccole aziende nonché un vantaggio per l’economia nazionale.

Pratiche virtuose

E qui tocca a noi. Se fino ad ora abbiamo parlato di ciò che le aziende s’impegnano a fare, adesso è il nostro turno. Lo slow fashion intima i propri clienti a fare il più possibile attenzione nei confronti dei capi d’abbigliamento, in modo da prendere parte alla loro lotta.

Ciò che noi possiamo fare è avere alcune accortezze. Innanzitutto, dobbiamo essere consapevoli di ciò che acquistiamo. E’ sempre bene leggere le etichette per assicurarsi della provenienza dei materiali e della loro composizione. Si punta più possibile al riciclo.

Certo, è vero che i capi slow fashion tendono a rompersi meno rapidamente rispetto a quelli fast fashion. Tuttavia, non è detto che la loro vita sia eterna. Dunque, nel momento in cui essi cominciano a rovinarsi, prima di cestinarli, proviamo a rattopparli. Armiamoci di ago e filo, ma anche di un pizzico di fantasia e creatività. Se, ad esempio, un vestito è assolutamente irrecuperabile come tale, perché non trasformarlo in un oggetto tutto nuovo?

Questo, oltre a ridurre di molto l’impatto ambientale, svilupperà la nostra mente. E ci donerà una soddisfazione incredibile. Saremmo infatti gli unici a possedere quel dato capo, fatto con le nostre mani e irripetibile nel suo genere.

Slow fashion: utopia o realtà?

Ora che conosciamo il fenomeno, possiamo analizzarlo con più accortezza e consapevolezza.
E’ giunto il momento di chiederci: lo slow fashion è già realtà? La sarà mai?
Beh, di certo è già una realtà. E’ parte, della realtà. Non ne costituisce però la maggior parte.

Al giorno d’oggi, nonostante la consapevolezza verso il tema della moda veloce sia sempre più in crescita, le catene fast fashion hanno ancora un notevole potere. Con i loro prezzi costantemente ribassati e collezioni che cambiano da un giorno all’altro, esse attirano sempre più clienti.

Non scordiamoci, però, che i cambiamenti partono sempre dal basso. E che ognuno di noi, nessuno escluso, può fare la propria parte. Spesso noi esseri umani pensiamo che una piccola azione non conti nulla, poiché sia “solo una goccia nel mare“. E’ vero. E’ solo una goccia nel mare; ma il mare è formato da tantissime goccioline tutte messe assieme.

Pensiamoci, prima di acquistare da una catena fast fashion. Se ognuno di noi facesse quel piccolo gesto, la moda veloce perderebbe sempre più potere.
Il potere del singolo individuo può molto. Poiché da un’unica persona, prenderanno esempio almeno altre mille.

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