Risolto il mistero dei terremoti profondi anche di Ml 8

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Risolto il mistero dei terremoti

Risolto il mistero dei terremoti profondi, fortissimi, anche Magnitudo 8. Scuotimenti fortissimi, preoccupanti, inquietanti alla loro scoperta.

Xanthippi Markenscoff, professoressa impiegata presso la Scuola di Ingegneria di San Diego, ha recentemente risolto un mistero sui terremoti che aveva tenuto banco presso la comunità scientifica per oltre novant’anni, fin dai primi passi mossi dalla sismologia. Le sue scoperte, definite rivoluzionarie, sono state presentate nel Giornale di Meccanica e Fisica dei Solidi e hanno ricevuto il plauso di un gran numero di colleghi esperti nel campo dei fenomeni tellurici.

Per cominciare la nostra storia dobbiamo risalire al 1929, anno nel quale gli scienziati rivelarono strani accadimenti, diversi chilometri sotto la crosta terrestre: grandi terremoti scuotevano regioni dove non avrebbero mai potuto verificarsi, almeno secondo ciò che riportava il sapere scientifico dell’epoca. Questi misteriosi fenomeni sismici avvenivano a una profondità tra i 400 e i 700 chilometri rispetto alla superficie della Terra e facevano registrare imponenti valori di magnitudo, superando gli 8 punti della scala Richter.

Chiamati terremoti profondi da parte degli esperti del settore, queste zolle telluriche sono state osservate con continuità fin dalla loro scoperta sul finire degli anni ’20 senza che, tuttavia, si giungesse a uno spiegazione esaustiva e comprovata da rilevazioni empiriche. Le ipotesi degli studiosi si concentravano principalmente attorno all’idea che la grande pressione, presente a livello ambientale sotto la crosta terrestre, potesse periodicamente innescare un’esplosione e dar luogo, dunque, a un successivo terremoto di grandi proporzioni.

Nel suo studio, Markenscoff ha spiegato il fenomeno in una maniera diversa, portando diverse prove ottenute tramite modelli simulati al computer. L’importanza della tecnologia nell’ambito dell’analisi dei fenomeni sismologi è cresciuta esponenzialmente negli ultimi decenni, basti pensare al sistema di rilevamento di Stanford, che consente di prevenire futuri terremoti o come la missione GOCE, guidata dall’agenzia spaziale europea, che ha fornito dati fondamentali sulla crosta e il manto terrestre.

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L’idea di Markenscoff parte dal fatto che l’elevata pressione ambientale presente tra i 400 e i 700 km sotto la superficie terreste provochi la trasformazione delle di rocce profonde. Questo processo ricorda quello che, in condizioni di forte pressione, trasforma il carbone in diamante. Questa trasformazione detta in in spinello determina una diminuzione nel volume della roccia e questo collasso volumetrico si collega direttamente con l’origine dei misteriosi fenomeni sismici. Infatti, attraverso alcune simulazioni matematiche, la scienziata greco-americana ha concluso che i terremoti profondi avvengano per una combinazione di altissima pressione e riduzione di volume delle rocce presenti.

”Mi sono sempre sentita molto legata alla natura quindi credo di aver solo trovato un altro modo che essa utilizza per esprimere la propria bellezza’’ ha dichiarato Markenscoff, interrogata in merito alla sua sensazionale scoperta, ”Prima di questo studio avevo sempre seguito le basi lasciate da qualcun altro; è la prima volta nella mia vita che mi spingo oltre e sono immensamente felice”. Questa scoperta arricchisce ulteriormente il capitolo della ricerca sismica moderna, dove si indagano effetti, origini e impatto dei terremoti, tramite l’ausilio di modelli e simulazioni realizzate al computer.

Fonte: Meteogiornale