Riscaldamento globale: per combatterlo servono cifre astronomiche

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Riscaldamento globale: quanto bisogna investire per combatterlo.

La lotta al riscaldamento globale è uno dei grandi temi più dibattuti negli ultimi tempi. Infatti se ne discute non solo tra i governi internazionali, ma anche tra l’opinione pubblica e i giovani soprattutto in seguito all’impegno dell’attivista svedese 16enne Greta Thunberg. Purtroppo, però, finora non è stato fatto alcunché di concreto per provare a frenare i cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo l’ambiente e gli ecosistemi del nostro pianeta, e sembra proprio che la data prefissata al 2050 per rispettare determinati parametri relativi ad esempio alla riduzione dell’emissione di gas serra verrà disattesa.

Una recente ricerca effettuata dagli analisti di Morgan Stanley e pubblicata da Bloomberg, ha dimostrato che è possibile porre un freno o almeno contrastare questi tristi fenomeni che si stanno abbattendo sulla Terra. Il problema risiede soprattutto negli investimenti da capogiro che dovrebbero fare i governi di tutto il mondo e che, complessivamente, andrebbero a toccare addirittura i 50 trilioni di dollari.

Gli esperti hanno individuato cinque macro-aree in cui si dovrebbe intervenire per bloccare finalmente il riscaldamento globale. Innanzitutto bisognerebbe puntare con sempre maggior convinzione sulle energie rinnovabili, con una spesa complessiva di circa 14 trilioni di dollari per far sì che entro i prossimi 30 anni queste forniscano almeno l’80% delle risorse energetiche a tutto il mondo. Dunque si tratterebbe di un bel balzo in avanti rispetto all’attuale 37%. In tal senso, potrebbe risultare decisivo un ricorso sempre maggiore all’energia solare che consentirebbe uno sviluppo più rapido e concreto delle rinnovabili.

Il secondo settore sul quale concentrarsi per bloccare i cambiamenti climatici è quello dei veicoli elettrici. Questi mezzi di trasporto potrebbero essere molto importanti per ridurre in maniera significativa il rilascio dei gas serra nell’atmosfera. Gli studiosi di Morgan Stanley ritengono che la spesa complessiva si aggiri intorno agli 11 trilioni di dollari per lavorare alla produzione e alla distribuzione di un ampio numero di batterie elettriche e ovviamente per realizzare delle infrastrutture atte a garantire un crescente approdo sul mercato delle automobili elettriche. In base alle stime inserite nel rapporto, entro il 2050 si potrebbero avere sulle strade almeno 950 milioni di mezzi di trasporto non inquinanti.

Auto elettriche: spesa globale di 11 trilioni di dollari.

Un altro ambito dal quale non bisognerebbe prescindere per tutelare una volta per tutte la salute del pianeta è quello relativo allo stoccaggio del carbonio. La banca statunitense ritiene che soltanto in questo modo sarebbe possibile porre un freno alle emissioni degli stabilimenti a carbone e, per avere dei risultati concreti, si dovrebbero investire 2,5 trilioni di dollari. Strettamente collegato è il quarto settore analizzato dalla ricerca, ossia quello dello sviluppo di impianti a idrogeno.

Quest’elemento chimico, infatti, garantirebbe combustibile a zero emissioni non solo per le automobili ma anche per il settore energetico. La spesa sarebbe pari a 20 trilioni di dollari per un progetto che comprenderebbe anche una crescita costante delle centrali elettriche e di attività di stoccaggio del carbonio.

In tema di trasporti, i Paesi di tutto il mondo dovrebbero introdurre i cosiddetti biocarburanti come l’etanolo. Questi, utilizzati con sempre maggiore frequenza nei trasporti (aerei compresi) contribuirebbero all’azzeramento delle emissioni di gas serra. La cifra globale da spendere sarebbe di circa 2,7 trilioni di dollari per avere degli effetti positivi già nel 2050.

Riscaldamento globale: danni all’ambiente e all’economia

La ricerca degli analisti di Morgan Stanley ha evidenziato che per raggiungere l’obiettivo dell’abbattimento delle emissioni di gas serra e per rispettare i paletti introdotti dall’accordo di Parigi, tutti dovrebbero profondere il massimo impegno per non immettere più nell’atmosfera circa 53,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Inoltre è emerso che solo nel 2018 sono stati raggiunti livelli troppo alti e allarmanti di rilascio di combustibili fossili, e questa tendenza negativa non ha fatto altro che acuire ulteriormente il problema dei cambiamenti climatici.

Cambiamenti climatici: i 10 Paesi che entro il 2050 rischiano l’emergenza demografica

In prospettiva, si ritiene che in caso di mancato intervento per limitare questo vero e proprio pericolo ecologico, si avrebbero dei risvolti negativi non solo sotto il profilo ambientale e sociale, ma anche economico. Infatti l’aumento della temperatura di 2 gradi Celsius comporterebbe entro il 2100 delle pesanti perdite di PIL in tutto il mondo per una cifra che andrebbe dai 10 trilioni ai 20 trilioni di dollari.

I cambiamenti climatici danneggiano anche l’economia.

Infine, in relazione alle cinque macro-categorie che potrebbero garantire un’efficace lotta al riscaldamento globale, l’istituto bancario di New York ha indicato quali sono, ad oggi, le migliori aziende e società che potrebbero fungere da punti di riferimento per dei progetti concreti di contrasto all’inquinamento. In merito ai veicoli elettrici in questo periodo Tesla è in vantaggio rispetto alla concorrenza, ma ben presto ad essa potrebbero affiancarsi Toyota e Volkswagen. Invece Panasonic e Albemarle rappresentano i migliori marchi in materia di tecnologia innovativa e forniture di litio.

Le energie rinnovabili ruotano soprattutto intorno a General Electric, Huaneng Renewables e SunPower. Invece per il comparto dello stoccaggio del carbonio è preferibile guardare a società quali Exxon, Chevron, BP e Bloom Energy.

Lo sviluppo dell’idrogeno attualmente è garantito soprattutto dall’attività di Siemens, Alstom e Air Liquide, e infine per quanto riguarda l’introduzione dei biocarburanti bisogna tener presenti le multinazionali Sao Martinho, Valero Energy, Shell e Neste.