sabato, Luglio 27, 2024

Rifugiati siriani in Danimarca: il governo li sta cacciando

Nel corso degli ultimi anni la Danimarca ha messo in atto una serie di misure molto controverse per scoraggiare l’immigrazione e limitare le minoranze nel paese. In particolare, a partire dal 2019 è diventata il primo paese dell’Unione Europea a privare alcuni rifugiati siriani del permesso di soggiorno. Questo era successo dopo aver dichiarato come sicura la zona di Damasco, la capitale della Siria, dove da 10 anni è in corso una guerra civile che ha costretto milioni di persone a lasciare il paese.

I provvedimenti presi dal governo danese


Presenza statunitense in Siria illegale


Il governo danese ha iniziato a revisionare migliaia di permessi di soggiorno delle persone siriane arrivate in Danimarca dall’inizio della guerra. A oggi sono più di 250 le persone a cui sono stati revocati o non rinnovati i permessi. Molte di queste persone durante la loro permanenza avevano imparato il danese e trovato un lavoro. Ora, sarebbero in teoria costrette a tornare in Siria.

I rischi di tornare in Siria

In Siria, secondo la maggior parte degli esperti e delle organizzazioni internazionali, la situazione non è sicura. Chi torna rischia di essere incarcerato, torturato o ucciso. Spesso inoltre chi rientra in Siria non ha più nemmeno una casa in cui tornare, dato la guerra ha distrutto molti centri abitati.
Bisogna poi ricordare che il governo danese non ha relazioni diplomatiche con la Siria o accordi di collaborazione con le autorità siriane. Di conseguenza, chi perde il permesso di residenza e non vuole partire spontaneamente viene mandato nei centri per il rimpatrio. Lì i siriani possono rimanere anche per diversi mesi senza alcuna prospettiva su cosa accadrà loro.

Rifugiati siriani in Danimarca: la loro situazione

Già nel 2015 in Danimarca la durata dei permessi di soggiorno per i rifugiati aveva subito una riduzione da 5-7 anni a 1-2 anni. Inoltre, si era introdotta la possibilità revocare lo status di rifugiato anche al verificarsi di miglioramenti molto piccoli nella situazione politica dei paesi d’origine dei migranti. Le misure hanno interessato anche altre minoranze nel paese, e da allora, per esempio, centinaia di somali in Danimarca hanno perso lo status di rifugiati.

I ghetti

Nel 2018 erano inoltre entrate in vigore una serie di leggi per regolare la vita delle persone definite “non occidentali” che vivevano nei cosiddetti “ghetti”, termine con cui la legislazione danese definisce i quartieri in grave difficoltà economica e sociale. A marzo 2021, il governo ha proposto una legge per ridurre la concentrazione di persone non occidentali nei ghetti ed evitare la creazione di quelle che definisce “società parallele” religiose e culturali, in contrasto con quella tradizionale danese.

Le raccomandazioni a livello internazionale sui rifugiati siriani

Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno spiegato che chi è tornato in Siria da altri paesi negli ultimi anni è stato spesso arrestato, detenuto e forzato a fornire informazioni su dove si trovassero altri membri della sua famiglia, in alcuni casi torturato. Secondo l’organizzazione Rete siriana per i diritti umani, molti sono semplicemente spariti. L’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha raccomandato più volte alla Danimarca di cambiare politica sull’immigrazione, secondo le norme internazionali e dell’Unione Europea che obbligano i paesi ad accogliere chi scappa da una guerra e a consentire i ricongiungimenti famigliari, tra le altre cose.

Qual è l’obiettivo della Danimarca?

Secondo molti osservatori, l’obiettivo del governo è rendere la Danimarca un posto meno accogliente possibile per i migranti. Questa politica, cominciata dal precedente governo conservatore, è stata mantenuta dall’attuale governo di centrosinistra guidato dai Socialdemocratici, probabilmente con l’intento di attrarre parte dell’elettorato di centrodestra.

Ecco la decisione di Copenaghen sui rifugiati siriani

La Danimarca sta di fatto cacciando i siriani rifugiati. Anche se lavorano e si sono integrati. Il governo di Copenaghen non rinnova più i permessi e di fatto adotta una politica di rimpatri forzati. “La situazione a Damasco ora è sicura”, dicono. In realtà non è affatto così.

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