sabato, Maggio 18, 2024

Quando ci mentono?

A volte possiamo avere la sensazione e il sospetto che ci mentono. Così può venire spontaneo domandarsi quando ci mentono e, dunque, se esistono degli elementi che lo rendono noto. Andiamo ad approfondire questi aspetti e, a tal proposito, presentiamo anche uno studio sulla classificazione di rilevamento della menzogna verbale.

La menzogna

Quando ci mentono? Sì, perché a volte possiamo avere la sensazione e il sospetto che ci mentono. Il dubbio diventa come un tarlo nella nostra mente per sensazioni che sviluppiamo. Come pure per il tono di voce dell’altro o per elementi contraddittori che fanno venire il sospetto che chi abbiamo di fronte stia mentendo.

La menzogna non è finzione. Bensì, richiama ciò che è falso. Infatti, è utilizzata per far intendere il contrario di ciò che si pensa e si sa. E’ definita come ‘atto comunicativo consapevole e deliberato di trasmettere una conoscenza non vera ad un altro in modo che quest’ultimo assuma credenze false sulla realtà dei fatti’.

Caratteristiche della menzogna

L’aspetto dell’ ‘intenzionalità’ è uno dei fattori caratteristici della menzogna. Infatti, una persona intende trarre in inganno un’altra deliberatamente, senza avvertire delle sue intenzioni e senza che il destinatario dell’inganno gliel’abbia esplicitamente chiesto.

Altre caratteristiche sono:

  • la falsità del contenuto di quanto l’interlocutore comunica in modo linguistico o extralinguistico;
  • la consapevolezza di tale falsità.

Questo ci riconduce alla comprensione che quando ci mentono possiamo fare attenzione sia ai dettagli della conversazione sia al comportamento non verbale.

Capire quando ci mentono

Esistono dei segnali che possono aiutarci a comprendere quando ci mentono.

Quando ci mentono, gli altri non necessariamente sono agitati e sudano. Anche perché mentre si sta sopprimendo la verità, la mente è sotto sforzo e non può sopportarne altri. Come pure quando ci mentono, riescono a guardarci dritto negli occhi. Addirittura i bugiardi esperti riescono a farlo per maggior tempo proprio per dimostrare che non stanno mentendo.

Un comportamento non verbale può rendere noto quando ci mentono. E cioè che alcune persone, dopo aver mentito, guardano in basso, per poi tornare a fissare l’interlocutore negli occhi per assicurarsi che non sospetti qualcosa. Ma non bisogna generalizzare rispetto ai segnali che sono sintomatici delle menzogne.

Lo studio

Uno studio a cura di Riccardo Loconte e Pietro Pietrini del Molecular Mind Lab, Scuola IMT di Studi Avanzati di Lucca, Roberto Russo del Dipartimento di Matematica “Tullio Levi-Civita” dell’Università di Padova, Pasquale Capuozzo e Giuseppe Sartori del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova si è interessato alla classificazione di rilevamento della menzogna.

Partono dal presupposto che i bugiardi, nell’eloquio ingannevole, mettono in atto strategie verbali al fine di creare false credenze. Ne consegue che le narrazioni ingannevoli differiscono nella forma e nel contenuto da quelle veritiere.

Il metodo

Il rilevamento della menzogna è avvenuto in tre set di dati in lingua inglese comprendenti: opinioni personali, ricordi autobiografici e intenzioni future.

Risultati

Il set di dati ‘intenzioni’ ha mostrato differenze meno significative nelle caratteristiche linguistiche tra le affermazioni veritiere e ingannevoli rispetto ai set di dati ‘opinione’ e ‘ricordi’.

Sulle ‘opinioni’ emerge che chi dice la verità si impegna a valutare i pro e i contro di concetti astratti e controversi. Chi mente può avere difficoltà di astrazione, con conseguenti opinioni false.

Circa i ‘ricordi’, quelli veritieri tendono a riflettere i processi percettivi coinvolti durante l’esperienza dell’evento, mentre le narrazioni inventate vengono costruite attraverso operazioni cognitive.

Sulle ‘intenzioni’, emerge che i bugiardi possono preparare eccessivamente le loro narrazioni. Come pure tendono ad apparire più credibili creando un senso di connessione sociale.

Come capire quando ci mentono?

Non esiste una modalità univoca per capire chi ci sta mentendo.

Un fattore importante è l’osservazione. Infatti, osservando il comportamento dell’altro, si può comprendere quando ci mentono.

L’osservazione comprende:

  • il viso, che ha un suo linguaggio che deriva dalle espressioni facciali che trapelano reazioni emotive veritiere per qualche secondo, prima di mentire, e sono percepite da osservatori attenti;
  • gli occhi non mentono mai, infatti i muscoli intorno agli occhi sono più difficili da controllare rispetto alla bocca. Osservando gli occhi è più facile capire quando ci mentono che rispetto al sorriso;
  • le parole, perché una narrazione deve essere coerente e realistica. E non ci si deve contraddire.

Conclusioni

Mentire non è semplice. Generalmente quando ci mentono, le narrazioni sono meno dettagliate e le frasi utilizzate sono corte. Il suggerimento è quello di portare il bugiardo ad ammettere di aver detto una menzogna.

Certamente portare chi ci mente a capire i motivi per cui si mente, per cui si dicono bugie: per paura degli effetti della verità.

Quando ci mentono, non si devono minacciare i bugiardi. Ciò porta i bugiardi a restare fermi sulle proprie posizioni. Invece, deve acquisire la consapevolezza che ammettere i propri sbagli lo porta a risolverli.

https://www.periodicodaily.com/linguaggio-del-corpo-il-potere-dello-sguardo/

Donatella Palazzo
Donatella Palazzo
Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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