sabato, Luglio 27, 2024

Petroliera iraniana sequestrata dalla Marina Reale Inglese a Gibilterra

La Marina Reale Britannica ha fermato e sequestrato nelle scorse ore una gigantesca nave petroliera iraniana al largo di Gibilterra. L’episodio ha aumentato la tensione intorno alla crisi iraniana, già aggravata nei giorni scorsi dalle operazioni condotte dall’Iran nei giorni scorsi per implementare le proprie riserve di Uranio.

Le probabili ragioni del sequestro

La Grace 1, questo il nome dell’imbarcazione è gestita da una compagnia di Singapore e batte bandiera panamense, anche se Panama ha dichiarato di aver cancellato la nave dai propri registri il 29 maggio. Secondo le autorità inglesi la nave trasportava 300.000 tonnellate di petrolio greggio destinate alla raffineria di Baniyas in Siria. Questo stabilimento è sottoposto a sanzioni da parte dell’Unione Europea dal 2014, per fare pressione su Assad e le violenze da questi perpetrate nei confronti della popolazione siriana. L’ipotesi secondo la quale la Grace 1 fosse diretta verso le coste siriane è, tuttavia, solo in parte tecnicamente plausibile. Considerati il suo volume ed il suo peso, infatti, è molto più probabile che la nave si sarebbe fermata a qualche decina di miglia dalla riva e che altre navi più piccole si sarebbero successivamente occupate delle operazioni di scarico e trasporto a destinazione.

La navigazione della Grace 1

La nave in questione, insieme ad altre tre, aveva già in precedenza violato delle sanzioni (negli altri casi quelle degli Stati Uniti) trasportando olio combustibile verso Cina e Singapore. Oltre a violare, simultaneamente, le diverse sanzioni imposte dal governo americano e dall’Unione Europea, l’imbarcazione ha navigato in maniera clandestina spegnendo e riaccendendo più volte il trasponder AIS, necessario per l’identificazione e la localizzazione del natante, come già aveva fatto più volte in passato.

Commenti inglesi in seguito all’operazione

Ad insospettire le autorità Britanniche è stata inoltre la scelta della rotta. La nave, infatti, anziché prendere la più breve e rapida rotta che attraverso il canale di Suez l’avrebbe portata subito nel Mediterraneo, ha preferito circumnavigare l’Africa, fino ad arrivare allo Stretto di Gibilterra dove è stata poi intercettata. Una volta raggiunte l’ingresso occidentale al Mar Mediterraneo la nave è stata fermata dalle pattuglie della Marina Reale Britannica e dalla polizia di Gibilterra, sospettando queste l’illecito commercio tra Iran e Siria, paesi, come già detto, per differenti ragioni sottoposti a sanzioni. Una volta avvistata la nave Fabian Picardo, capo del Governo di Gibilterra, ha chiesto supporto alla marina inglese che prontamente è accorsa ad assisterlo. Un portavoce di Theresa May espresso l’apprezzamento della madrepatria per il modo con cui sono state condotte le operazioni da parte dei rappresentanti del governo inglese sulle coste spagnole. Il Ministro degli Esteri inglese, Jeremy Hunt, ha inoltre spiegato che grazie alla polizia di Gibilterra è stato impedito che Assad riuscisse a mettere le mani su delle risorse che sarebbero state fondamentali per la sopravvivenza del suo regime.

La reazione di Teheran

Abbas Mousavi, portavoce del ministro degli esteri iraniano, ha dichiarato di aver convocato immediatamente l’ambasciatore Robert Macaire per avere maggiori delucidazioni su quanto accaduto. Secondo Teheran, infatti, quanto accaduto non andrebbe considerato un atto di polizia, quanto, al contrario, un atto di pirateria messo in atto dalle forze Britanniche.

I dubbi della Spagna

A chiedere maggiori chiarimenti sulla faccenda non c’è soltanto l’Iran, ma anche la Spagna, attraverso il ministro degli Esteri Josep Borrell, il quale ha dichiarato di essere in attesa di una più attenta analisi di quanto accaduto. Sembrerebbe, infatti, che la marina inglese e quella di Gibilterra abbiano operato il sequestro nelle acque territoriali spagnole e questo potrebbe creare non poche tensioni tra Spagna ed Inghilterra. Nelle parole di Borrell viene, inoltre, velatamente insinuato il sospetto che l’Inghilterra sia intervenuta non per far rispettare le sanzioni europee come dichiarato dai suoi rappresentanti, ma su richiesta degli Stati Uniti di Trump che hanno imposto nuove sanzioni all’Iran, in seguito al riaccendersi delle tensioni tra questi e l’Iran.

Storia dei rapporti tra USA e Iran

Questo ultimo episodio può essere inserito, infatti, con ogni probabilità, nella recente serie di provocazioni reciproche tra i due paesi. Dopo che l’amministrazione Trump ha unilateralmente abbandonato l’accordo dei “5 + 1” sul nucleare, imponendo nuove sanzioni all’Iran (che non sono state sottoscritte dall’Unione Europea), il governo americano ha accusato Teheran di aver attaccato due petroliere con delle mine nei pressi dello Stretto di Hormuz, accusa questa peraltro respinta dalla Repubblica Islamica. Pochi giorni dopo è stato abbattuto un drone americano in acque internazionali, mentre secondo l’Iran questo si trovava già nelle proprie acque territoriali. La risposta di Trump sarebbe stata quella di un attacco a Teheran, ritirato pochi minuti prima che cominciasse.

Riflessione finale

L’ipotesi di Borrell, secondo il quale l’Inghilterra avrebbe agito sotto tacito mandato degli Stati Uniti sembrerebbe più che plausibile, anche alla luce del fatto che da Bruxelles non ci sono stati commenti, ad ora, su quanto accaduto. C’è da dire, tuttavia, che il diritto doganale non è di competenza dell’Unione, ma dei singoli stati membri. È, tuttavia, strano, ironico e quasi paradossale che una nazione i cui rappresentanti al Parlamento Europeo solo pochi giorni fa hanno voltato le spalle all’Aula durante l’Inno alla Gioia ed il cui governo, che in seguito alla Brexit, è da tre anni impegnato nella ricerca di una soluzione per uscire dall’Unione Europea, con così tanta solerzia decida di intervenire con un’operazione di polizia internazionale per far rispettare le sanzioni imposte alla Siria a livello europeo. Un gesto sicuramente ammirevole, ma anche, destabilizzante per l’Europa, soprattutto per l’area mediterranea che quotidianamente è attraversata da “turbolenze” di vario tipo e, considerate le varie dinamiche mondiali, anche potenzialmente molto pericolosa.

Vittorio Musca
Vittorio Musca
Sono Vittorio Musca, ho 39, sono originario di Torchiarolo, in provincia di Brindisi e vivo a Bologna anche se negli ultimi anni per studio o lavoro ho vissuto in Norvegia, Polonia, Repubblica Ceca e Germania. Ho conseguito due lauree. La prima in Scienze Politiche e la seconda in Lettere. Parlo inglese, italiano, spagnolo, tedesco e polacco. Mi piace leggere, prevalentemente classici della letteratura e della filosofia o libri di argomento storico, suono il clarinetto e provo, da autodidatta ad imparare a suonare il piano. Mi piacciono il cinema ed il teatro (seguo due laboratori a Bologna). Ho pubblicato un libro di poesie, "La vergogna dei muscoli, il cuore" e ho nel cassetto un paio di testi teatrali e le bozze di altri progetti letterari. Amo viaggiare e dopo aver esplorato quasi tutta l'Europa vorrei presto partire per l'Africa ed il Sud Est asiatico, non appena sarà concluso l'anno scolastico, essendo al momento impegnato come insegnante. I miei interessi sono vari (dalla letteratura alla politica, dalla società al cinema, dalla scuola all'economia. e spero di riuscire a dedicarmi a ciascuno di essi durante la mia collaborazione con peridicodaily.

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