venerdì, Aprile 19, 2024

Le sfide del governo Draghi sull’economia

L’economia è una delle sfide più grandi per il neonato governo Draghi. Il paese è da anni in stagnazione e ha bisogno di provvedimenti radicali per ripartire. Uno dei problemi del nostro paese non è soltanto la mancanza di opportunità lavorative offerte ai cittadini ma anche la scarsa qualità delle stesse. Uno studio di Bankitalia evidenzia al le storture del mercato del lavoro nostrano oltre che la cronica differenza tra Nord e Sud. Insomma non è solo la mancanza di lavoro a colpire l’Italia, manca lavoro di qualità e una parte di paese crea ancora meno posti di lavoro con ancora meno qualità della proposta.

Draghi e l’economia: lo studio

Lo studio di Bankitalia edito da Luciana Aimone Gigio e Silvia Camussi, con la collaborazione di Vincenzo Maccarrone della School of Business dell’Università di Dublino ha evidenziato una stortura tutta italiana: prima del 2008 il nostro lavoro creava posti di lavoro di alto profilo mentre, dopo la crisi, la qualità del lavoro creato in Italia è scesa e non di poco. Per ottenere la statistica gli studiosi di Palazzo Koch hanno diviso i lavori in cinque fasce per reddito(dalla più alta alla più bassa) inserendo il 20% della popolazione in ciascuna delle stesse. Analizzando il lasso temporale dal 2011 al 2017 si potrà studiare la qualità delle offerte di lavoro proposte alle italiane.


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L’Italia e l’occupazione

Insomma l’economia per il governo Draghi è una gatta da pelare. Se si confrontano le statistiche dell’occupazione Italiana con quelle UE si troveranno delle differenze nette. Durante la recessione iniziata nel 2011 l’occupazione italiana è scesa di 0,5% mentre la media UE era +0,3%. Inoltre il recupero del nostro paese è stato inferiore rispetto a quello UE (+1,1 e +1,4%). Senza contare che nel nostro paese la qualità dell’offerta di lavoro è polarizzata: infatti crescono soltanto le offerte di lavoro a basso e ad alto profilo, nel mezzo c’è il vuoto. Rispetto all’Europa il nostro paese ha un problema strutturale, da noi la crescita è spinta dal settore dei servizi a basso valore aggiunto mentre i nostri partners continentali crescono grazie ai servizi ad alta specializzazione.

Il conto lo paga il SUD

Il conto più salato lo paga il Sud che dopo la crisi ha avuto una grave scarsità di lavoro ad alto profilo. Non solo, il Mezzogiorno non ha ancora recuperato i posti di lavoro persi durante l’ultima crisi economica. Una situazione grave che si evidenzia ancora di più nella polarizzazione delle offerte di lavoro: crescono soltanto i posti di lavoro a basso profilo mentre quelli ad alta specializzazione registrano un saldo negativo. L’economia del Sud è caratterizzata dalla presenza di servizi pubblici a bassa intensità di specializzazione e dal dominio dell’agricoltura, due settori che generano stipendi bassi. Mancano i lavori ad alto profilo generati solitamente dal settore privato. Non solo, dall’introduzione del Jobs Act in poi le aziende del Sud hanno rimodulato l’offerta: sono cresciuti i contratti Part-time e sono diminuiti quelli a tempo indeterminato.

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