Le memorie di una gatta: recensione del libro di Lodovica San Guedoro

"Le memorie di una gatta" è un romanzo della scrittrice italiana residente in Germania Lodovica San Guedoro. Il libro è stato candidato al Premio Strega 2019.

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Le memorie di una gatta

Che cos’hanno in comune una maestosa gatta nera e la sua padroncina con la vocazione della letteratura? Sicuramente l’acuto spirito di osservazione, la forza d’animo invincibile e l’incontenibile vivacità, celata talvolta sotto un velo di signorile distacco.

Questo sembra suggerirci Lodovica San Guedoro nel suo Le memorie di una gatta, “autobiografia” di Muzzi, la sua gattina domestica, che altro non è che una biografia della stessa autrice. La movimentata vita della scrittrice è filtrata attraverso lo sguardo dell’inseparabile amica dotata di artigli e vibrisse.

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Autobiografia di una gatta

Le memorie di una gatta è la tenera autobiografia della gatta Muzzi, micia domestica di Lodovica San Guedoro e suo alter-ego. Ormai una “gatta matura”, Muzzi ci racconta della sua splendente giovinezza campagnola, trascorsa in compagnia dei propri “genitori” (l’autrice e suo marito) e del fratellino Pio, micio spericolato ma di buon cuore, destinato ad una tragica fine prematura.

Lodovica San Guedoro è abile nel calarsi nei panni della gattina, nel descrivere il mondo attraverso i suoi occhi felini. Ogni cosa è più grande, gli odori sono più intensi, i viaggi in macchina sono spaventosi. Ma, soprattutto, una lunga assenza dei padroncini è vissuta come un abbandono definitivo.

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La Valle dei Grilli

Un afflato di nostalgia permea il romanzo. Nostalgia per la campagna, per l’infanzia vissuta nella pacifica “Valle dei Grilli” che, seppur malvolentieri, la famiglia è costretta ad abbandonare. Pietrafitta, il piccolo borgo tra Siena e Firenze dove Muzzi cresce, è il locus amoenus descritto nella letteratura classica, dove la natura è protagonista. Tanto che, quando i personaggi lasciano la Valle dei Grilli per trasferirsi in città, il racconto ha termine.

Una mamma scrittrice

solo col tempo ho realizzato che la caccia della padroncina era la letteratura.

Parallelamente alla rocambolesca vita di Muzzi, si svolge quella della sua padroncina amatissima, la scrittrice Lodovica San Guedoro.

Le memorie di una gatta. Foto dell'autrice
Lodovica San Guedoro

La vita dell’autrice è movimentata almeno quanto quella della sua gattina. Se Muzzi dedica le proprie giornale alla caccia, Lodovica le consacra alla propria personale vocazione: la letteratura. E, così come in una caccia, anche lei è costretta a tirar fuori gli artigli per emergere in un mondo complesso, spesso ostile, non sempre meritocratico.

Ben presto scopriamo che lo sguardo acuto e talvolta spietato della gatta è quello dell’autrice stessa. Muzzi osserva attentamente le persone, ne mette in luce pregi e difetti, indovina facilmente le vere intenzioni dietro ai loro comportamenti. Talvolta è altezzosa, come ogni gatto domestico, ma è anche capace di un profondissimo affetto e di una commovente tenerezza. In lei alberga lo spirito di una donna sicura di sé e dei propri talenti, in grado di cavarsela con eleganza in ogni situazione e che, in nome di ciò in cui crede, non si tira indietro nemmeno di fronte alle avventure più rischiose.

Esattamente come sua madre che, tenendo alto il vessillo della Letteratura, ha lasciato la propria terra e attraversato le alpi, fiduciosa nel proprio talento, che ci auguriamo venga presto universalmente riconosciuto