Amor che torni…un’educazione sentimentale è il seguito di Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé, della scrittrice italiana, ma residente in Germania, Lodovica San Guedoro. Insieme, i due volumi costituiscono un corpus unico, e un’unica storia. Un’epopea amorosa, la si potrebbe definire, e per la mole del racconto, e per l’avvincente turbinio di emozioni che travolge il lettore e lo tiene incollato alle pagine.
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Amor che torni…come prosegue la storia
Se Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé… era il romanzo dell’innamoramento, questo Amor che torni… è il romanzo del disamore. O, piuttosto, dell’amore vivo ma negato, soppresso.
Sebbene vi ritroviamo i medesimi personaggi del primo capitolo, in questo secondo volume ci sembra di conoscerli meglio, di entrare più profondamente in confidenza e in sintonia con loro. A tal riguardo, la prima cosa che salta all’occhio del lettore è l’approfondimento della figura di Kasim. Nel primo romanzo, il giovane bosniaco ricopriva quasi esclusivamente il ruolo di amante della protagonista; qui, invece, l’autrice ricostruisce la sua storia, dall’infanzia in Bosnia, funestata dalla guerra, fino al matrimonio infelice, e lo fa con la precisione e la cura per i dettagli che solo una profonda passione può ispirare.
Anche i sentimenti di Lodovica appaiono più chiari, esposti sulla pagina senza falsi pudori; il che rende ancora più facile immedesimarsi nel suo sentimento cocente d’amore.
La sofferenza come energia vitale
Lodovica ama e viene rifiutata. Lodovica soffre, ma soffre con gioia, poiché quello spasimo d’amore sfortunato, quello stesso dolore, sono dopotutto anch’essi frutto della sua inesauribile energia vitale, fiamma di inestinguibile giovinezza. È lei stessa a suggerircelo, in uno dei più illuminanti passi del suo libro:
quando sarò vecchia non soffrirò più, e sarà spaventoso.
L’amore, dunque, è giovinezza, è vita, anche quando conduce al dolore ed alla prostrazione. E, a quell’amore, Lodovica rimane ancorata, a dispetto del tempo che trascorre e ai mutevoli sentimenti dell’amato.
Tutto muta e si trasforma. il mio amore no.
Lodovica San Guedoro narratrice
Non si pensi, però, che il talento di Lodovica San Guedoro si esaurisca nell’esporre in forma diaristica i propri sentimenti. Basta leggere le pagine dedicate alla fanciullezza di Kasim, alla sua adolescenza in Bosnia e alle disavventure occorse alla sua famiglia, per accorgersi di come ella padroneggi l’arte del narrare. Un’arte che non si estingue nella padronanza della lingua, e nemmeno nel saper scovare le storie migliori; ma che è, come ben sanno i bravi scrittori (ed anche alcuni lettori navigati), una questione di ritmo, pause, equilibri spesso delicati.
Altre pagine ancora, dedicate alle avventure/disavventure della San Guedoro con i vari Premi Letterari, offrono un saggio di una pungente, amara ironia. Non si può, leggendole, non parteggiare per questa scrittrice eclettica e sicura di sé, che nell’arte come nell’amore pone la stessa smisurata passione, fa ugualmente dono totale di sé e delle proprie energie.
La fine di un viaggio
Al termine della lettura del romanzo (dei due romanzi, in verità), si ha la struggente sensazione di doversi congedare non soltanto da una narratrice divenuta oramai familiare e persino intima; ma anche dal mondo fiabesco da lei creato (o ricostruito) con la sua scrittura sempre elegante e mai volgare.
E non si può fare a meno di pensare che questa “scrittrice in esilio”, come lei stessa si definisce, questa talentuosa Lodovica San Guedoro, sia ingiustamente sottovalutata e ingiustificatamente poco conosciuta, proprio qui, nel suo Paese d’origine. Un’osservazione su cui lei stessa, senza falsa modestia, sarebbe certamente d’accordo.