La rivolta di Brasilia contro le istituzioni è stata organizzata sui social network. Scoppia la polemica per i pochi controlli effettuati dai social, ma anche contro le forze dell’ordine per non aver fatto abbastanza per prevenire l’assalto.
La rivolta di Brasilia alle istituzioni organizzata sui social
I social network, in particolare Twitter, finiscono ancora al centro del mirino per i pochi controlli che vengono effettuati. La rivolta dei sostenitori di Bolsonaro a Brasilia è infatti stata organizzata principalmente sui social. Nelle ultime settimane, i sostenitori di Bolsonaro hanno utilizzato i social per connettersi e organizzare l’assalto. A partire dal 5 gennaio su Twitter in Brasile l’hashtag “Festa da Selva”, un grido di battaglia militare, è stato un “Tranding Topic”, cioè una delle espressioni più cercate e usate. Inoltre, utilizzando Telegram, i sostenitori di Bolsonaro hanno organizzato trasporti di massa da tutto il paese, nel tentativo di portare quante più persone possibili a Brasilia.
I social sono anche criticati per non aver fermato la disinformazione sulle “elezioni rubate” in Brasile. Secondo quanto riferito dal Washington Post, nei giorni successivi alle elezioni brasiliane i termini più ricercati sui social riguardavano le teorie del complotto sull’esito del voto.
Critiche anche contro le forze dell’ordine
Ma non sono solo i social al centro delle polemiche. Anche le forze dell’ordine sono al centro dell’attenzione. Molti, infatti, sostengono che i movimenti sui social dei bolsonaristi erano facili da identificare e quindi le forze dell’ordine non avrebbero fatto abbastanza per prevenire l’assalto ai palazzi del potere.
E c’è chi punta il dito anche contro gli USA. Alcuni sostengono infatti che il Brasile sta mostrando agli USA che ci sono serie implicazioni internazionali nel non ritenere l’ex presidente americano Donald Trump responsabile delle sue azioni.
Leggi anche: Brasilia come Capitol Hill: i sostenitori di Bolsonaro assaltano i palazzi…
