sabato, Luglio 27, 2024

Giornata Memoria 2021: la Senatrice Segre (Video)

La Giornata della Memoria si celebra oggi, mercoledì 27 gennaio. La ricorrenza internazionale è dedicata a commemorare le vittime dell’Olocausto. Ma perché proprio questo giorno? Cosa racconta chi ha vissuto quello sterminio sulla propria pelle? E come commemorare le vittime della Shoah?

Giornata Memoria: perché il 27 gennaio?

La Giornata della Memoria si celebra il 27 gennaio di ogni anno. Lo stesso giorno in cui le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbatterono i cancelli di Auschwitz liberando i pochi superstiti. Quel giorno, il mondo ha constatato gli orrori dei campi di concentramento nazisti, ultimo luogo terreno per molte vittime innocenti. Infatti, nei Lager venivano richiusi anziani, donne e bambini. Indiscriminatamente. Solo per la propria appartenenza religiosa. Oltre a “dissidenti politici” e chiunque fosse “scomodo” per il regime. Ad esempio Rom, Sinti, prigionieri di guerra sovietici e testimoni di Geova. Già Albert Einstein lo aveva descritto come il “Più orribile crimine di massa che la storia moderna debba registrare“. “Un crimine commesso non da una banda di fanatici, ma con freddo calcolo dal governo di una nazione potente“.

Non dimenticare

Il destino dei sopravvissuti alle persecuzioni tedesche testimonia fino a che punto sia decaduta la coscienza morale dell’umanità“, aveva osservato lo scienziato. Quindi, ricordare quelle uccisioni è quanto possiamo fare oggi per onorare la memoria di chi ha perso la vita in quei luoghi di filo spinato e dolore. E morte. Come ha detto Primo Levi: “Ricordare è un dovere“. Perché, ha osservato lo scrittore, le vittime dell’Olocausto “Non vogliono dimenticare, e soprattutto non vogliono che il mondo dimentichi, perché hanno capito che la loro esperienza non è stata priva di senso, e che i Lager non sono stati un incidente, un imprevisto della Storia“. Pertanto, ricordare quelle uccisioni è quanto possiamo fare oggi per onorare la memoria di chi ha perso la vita in quei luoghi di filo spinato e dolore. E morte. Come ha detto Primo Levi: “Ricordare è un dovere“. Come ha osservato lo scrittore le vittime dell’Olocausto “Non vogliono dimenticare, e soprattutto non vogliono che il mondo dimentichi, perché hanno capito che la loro esperienza non è stata priva di senso, e che i Lager non sono stati un incidente, un imprevisto della Storia“.

La legge italiana

Così, l’articolo 1 della legge 20 luglio 2000 n. 211 recita: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della Memoria, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati“. Questo cinque anni prima del riconoscimento dell’Assemblea generale dell’Onu, il 1 novembre 2005.


Giornata della Memoria: non limitarsi a ricordare ma imparare dagli errori commessi


Come onorare la Giornata della Memoria?

Per questo anche in Italia verranno svolte celebrazioni ufficiali volte alla divulgazione alla sensibilizzazione di quanto accaduto nei campi di concentramento. Come ha osservato Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate, anche le nostre“. A tal proposito, il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha tenuto il consueto discorso annuale di commemorazione alle 11.00 precise dalle sale del Palazzo del Quirinale. Ma celebrazioni ufficiali si terranno nell’arco dell’intera giornata cui presenzieranno: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i presidenti di Camera e Senato, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, la ministra all’Istruzione Lucia Azzolina. Come la Presidente dell’Ucei (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), Noemi Di Segni e Sami Modiano, sopravvissuto ai Lager. Quest’anno, tutti gli eventi si svolgeranno online e nel rispetto delle misure di sicurezza.

“Non ho mai perdonato né dimenticato”

Nonostante le difficoltà del momento, è fondamentale onorare le vittime di quel genocidio. E il modo migliore per farlo è dare voce a coloro che abbiano subito quell’orrore in prima persona. Come la drammatica testimonianza di Liliana Segre, attivista e politica italiana sopravvissuta ai campi nazzisti. In occasione di un incontro pubblico a Rondine il 9 ottobre 2020, Liliana ha raccontato: “Entrando lì (nel Lager, n.d.r.) pensai di essere impazzita. Era l’inferno. E io non ero più io. Ero il numero di matricola 75190“. Aveva solo 13 anni quando fu deportata ad Auschwitz. Il 30 gennaio del 1944. Poche ore più tardi Liliana fu separata dal padre e costretta a condurre “la vita della prigioniera schiava” fino al 1 maggio 1945. Una storia feroce. Di estrema sofferenza. Che però ci offre la possibilità di ricordare per evitare che ciò possa accadere in futuro. Nominata Senatrice a vita da Sergio Mattarella, Liliana ha dichiarato: “Non ho mai perdonato, come non ho mai dimenticato“.


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Le memorie di Liliana Segre

Come ha raccontato Liliana: “Un giorno di settembre del 1938 sono diventata l’altra“. “So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre la mia amica ebrea. E quel giorno a 8 anni non sono più potuta andare a scuola. Ero a tavola con mio papà e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa“. All’epoca Liliana non poteva capire cosa ne sarebbe derivato: “Chiesi perché, ricordo gli sguardi dei miei, mi risposero perché siamo ebrei, ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose“. Al contrario, Liliana dovette rinunciare presto all’innocenza giovanile: “Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto“. Infine, Liliana ha spiegato: “Sono stata clandestina e so cosa vuol dire essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi. Davanti alla possibilità della vendetta ho scelto la vita e da quel momento sono diventata quella donna libera e di pace con cui ho convissuto fino ad ora“.

Contro i negazionisti

Una volta, la Senatrice a vita ha affermato: “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte“. “La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza“. Oggi questa riflessione è valida più che mai. Soprattutto se si legge il recente studio di Eurispes (ottobre 2020). Secondo l’indagine, infatti, sono in costante (e preoccupante) aumento i negazionisti, quanti smentiscano la persecuzione sistematica degli ebrei durante l’Olocausto. Il dato è ancor più allarmante se si confrontano i dati che giungono dal nostro Paese. In quasi 15 anni in Italia si è assistito a un incremento dal 2,7% al 15,6%. Con un 16% degli intervistati che ritiene che la Shoah “non ha fatto così tanti morti“. Insomma, si è concretizzata quella che Hannah Arendt definiva la banalità del male.

Il ruolo dei social

Per di più, i nuovi “focolai del negazionismo” sono proprio i social network, canali privilegiati da odio e ignoranza. Specialmente per la loro capacità di veicolare i messaggi facendoli arrivare contemporaneamente a un bacino molto ampio di utenti. Nonostante Facebook e Twitter rimuovano i contenuti social che propagandano l’odio razziale, sarebbe come gettare acqua nel mare. Per questo c’è ancora molto da fare. A partire dal web.


Giornata della memoria: la programmazione TV del 27 gennaio 2021
9 film per celebrare la Giornata della Memoria


Giornata della Memoria: Liliana Segre

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