sabato, Luglio 27, 2024

Emilio Scanavino e il segno plastico da decifrare

Per l’apertura al pubblico della nuova sede dell’Archivio e a cento anni della nascita di Emilio Scanavino, dall’1 aprile al 20 giugno è in programma This is Tomorrow. La mostra milanese è a cura di Marco Scotini.


L’architettura diventa arte con Scarpa in Sudafrica


In cosa si distingue l’arte di Emilio Scanavino?

Uno dei maestri della pittura italiana della seconda metà del Novecento, Emilio Scanavino (1922-1986) è tra i protagonisti della Generazione informale. Compare anche nel Movimento spazialista che si afferma l’indomani del Secondo
conflitto mondiale. Il segno dell’artista, grafico e plastico, fisiologico e tangibile, organico e astratto, per oltre trent’anni ha rappresentato una tensione alla definizione di un altro alfabeto in cui i nomi non mentissero. Una lingua non da leggere ma decifrare, in modo tale da non far mai dimenticare il tramite e la presenza dei segni, il loro segreto. In tal senso,
appare come uno Champollion della Guerra Fredda.

L’artista

Nasce a Genova nel 1922 dove, dopo il Liceo artistico si dedica sin da subito alla pittura, inaugurando nel 1942 la prima personale con opere di matrice espressionista. L’inizio è figurativo, poi la pittura di Scanavino diventa sempre più vicina alle caratteristiche del Postcubismo, con una graduale sintetizzazione delle forme fino alla loro dissoluzione. Soggiorna a Milano,
Parigi e Londra e nel 1950 lavora con Tullio Mazzotti alla Manifattura ceramica ad Albisola. Collabora con Lucio Fontana, Sebastian Matta, Guillame Corneille, Asger Jorn, Wilfredo Lam, Gianni Dova, Roberto Crippa, Enrico Baj. Espone alla XXV Biennale di Venezia e riceve ex-aequo il Primo Premio alla V Mostra regionale genovese. Quindi, nel 1951, in occasione di una mostra alla Galérie Apollinaire, trascorre un periodo a Londra. Nell’estate del 1955 partecipa al Phases de l’art contemporain a Parigi e l’anno seguente, inaugura una mostra personale alla Galerie Apollo di Bruxelles. A Albisola
conosce Carlo Cardazzo che aveva iniziato già da tempo a diffondere tra Milano e Venezia un nuovo circuito d’arte contemporanea. Un’attività d’avanguardia che presenta nella sua Galleria del Naviglio il primo Ambiente spaziale di Fontana e realizza la prima personale europea di Jackson Pollock. Nel 1954 espone ancora a Venezia a cui parteciperà nuovamente nel 1958, vincendo il Premio Prampolini. Torna poi nel 1960, con una sala personale e 1966, ottenendo anche il Riconoscimento Pininfarina.

L’attività degli anni Settanta

Espone a livello internazionale partecipando alle diverse mostre a Londra, Parigi, Milano, Tokio, Città del Messico. Poi nel 1971, insieme allo scultore Alik Cavaliere per la Biennale di San Paolo del Brasile crea la grande opera dedicata ai martiri della libertà. Il lavoro non è esposto per intervento delle autorità consolari che lo censurano per il soggetto “di natura
politica e quindi extra artistica”. Nel 1973 la Kunsthalle di Darmstadt presenta una sua vasta mostra antologica che, viene riproposta a Venezia a Palazzo Grassi e poi a Milano a palazzo Reale, nel 1974. Partecipa alla X Quadriennale di Roma nel 1975 e l’anno successivo inizia la collaborazione nel capoluogo lombardo con Giorgio Marconi. Alterna la sua attività tra l’Italia e Parigi che è costretto a lasciare per motivi di salute alla fine degli anni ‘70. Vive e lavora tra Milano e Calice Ligure fino alla sua scomparsa nel 1986.

La mostra per il centenario di Emilio Scanavino

Il percorso propone 60 opere tra terrecotte smaltate o ingobbiate, maioliche e oggetti in metallo prodotti tra l’inizio degli anni Cinquanta e la fine dei Sessanta. This is Tomorrow è un’occasione unica per scoprire il rapporto dell’artista con la ceramica policroma e approfondirne l’indagine sulle problematiche formali. La mostra costituisce il primo progetto espositivo dedicato alla specifica produzione, spesso trascurata perché assorbita nei lavori scultorei di Scanavino. Il titolo riprende una delle mostre seminali del secondo Dopoguerra a cura di Bryan Robertson. Quindi un’esposizione collaborativa che metteva in dialogo pittori, scultori, architetti, designer e altre tipologie di artisti, aperta alla Whitechapel Art Gallery di Londra nel 1956. Emilio partecipò come unico artista italiano all’evento pensato per promuovere l’unione tra arte e architettura. L’artista collaborò con l’architetto Anthony Jackson e la scultrice Sarah Jackson con cui ha realizzato la doppia personale del 1951 alla Apollinaire Gallery di Londra.

Arte e architettura

La mostra alla Whitechapel Art Gallery segnò il culmine della sua inclinazione all’unione di arte ed architettura. L’interesse lo portò a collaborare coi professionisti Mario Bardini ed Ettore Sottsass che gli dedicherà una recensione su Domus (1964). Il designer nel 1954 gli scriveva, in vista di una possibile cooperazione. “L’idea di un’architettura plasticamente mossa e più aderente allo spirito del nostro tempo, alle nuove idee plastiche, credo proprio non sia un’idea peregrina. Sarebbe bello se potessimo realizzare insieme per la prima volta qualchecosa del genere”. Concentrandosi sulla manualità dell’artista e il suo rapporto con la progettazione di edifici, la mostra This is Tomorrow dà un’interpretazione attuale all’opera dell’artista genovese. Il percorso indaga ulteriormente il rapporto di Scanavino con la nota manifattura Mazzotti di Albisola e i talenti contemporanei. La mostra è accompagnata da un catalogo curato da Marco Scotini con l’Archivio Scanavino ed
edito da Silvana Editoriale. Il volume, dedicato alla ceramica, intende colmare una lacuna tra le numerose pubblicazioni sul creativo, cercando di completarne il ritratto artistico e professionale.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

- Advertisement -spot_img

Latest Articles