sabato, Luglio 27, 2024

Dall’argilla la ceramica: l’arte più antica del mondo

L’argilla o la creta, la materia prima utilizzata per la creazione della ceramica, è quel composto di roccia che, sin dalla notte dei tempi, è utilizzato per la scultura e la creazione di utensili.

Questo sedimento non litificato, appartenente alla classe dei filosilicati, è estremamente malleabile quando è molto idratato, diventa, invece, molto rigido quando è asciutto, mentre si solidifica, quando è sottoposto ad un intenso riscaldamento per raggiungere uno stadio da cui non sarà più possibile attuare un procedimento di reversibilità. Proprio per questi motivi, l’argilla, è uno dei materiali più economici utilizzati per la produzione di ceramica. La ceramica, l’arte più antica del mondo, è il frutto della creatività di una varietà di popoli che sin dal periodo neolitico hanno saputo modellare la creta per crearne dei manufatti unici.

Dagli antichi egizi, ai persiani, ai cinesi, la lavorazione dell’argilla  ha una storia che coincide con la nascita dell’uomo primitivo che, nel corso dei secoli, ha cercato di sperimentare e variare sia la potenza del fuoco che l’atmosfera in cui si realizzava la cottura.

L’Arte antica della ceramica dunque comprende varie tecniche di produzione a seconda che abbia una o più cotture. Il termine ceramica  deriva dal greco “cheramos” che significa vaso, ed è entrato  nell’uso corrente solo a partire dal XIX secolo.

Esistono diversi tipi di argilla, da quella rossa, a quella refrattaria, da quella biancaterraglia  al grès, a seconda dell’impiego e della tecnica di lavorazione che si andrà ad attuare si sceglierà un’argilla piuttosto che un’altra.

Le tecniche di lavorazione della creta sono molteplici, da quella etrusca a quella romana, da quella medievale a quella rinascimentale, sono diversi i modi di lavorare questo materiale così plasmabile. Al di là della tecnica che si scelga di adottare per la produzione di un manufatto, sono cinque  i passi basilari per trasformare un composto roccioso in un vaso, o in un piatto o in un qualsiasi altro utensile di ceramica.

Proprio per la sua malleabilità l’argilla è un materiale facile da modellare anche senza la necessità di un attrezzo specifico pertanto, anche solo con l’uso delle nostre mani possiamo dare vita ad oggetti unici irripetibili che non saranno mai eguagliabile poiché sono il frutto di un’opera artigianale.

Dunque prima si modella, poi si lascia essiccare l’oggetto nell’atmosfera, poi lo si inforna ad elevate temperature, Dopodiché lo si immerge nello smalto ed infine lo si decora.

Chi ha provato a mettere le mani in questo composto fangoso con l’obiettivo di trasformarlo in un oggetto sa certamente che dietro l’utensile pronto all’utilizzo c’è molto di più.

Stringendola, lisciandola, plasmandola, l’argilla ci dà la possibilità di un’esperienza tattile estremamente appagante. Modellare l’argilla, dunque, è un gesto che ha valore terapeutico, il contatto con la materia malleabile è distensivo, rilassante, dà libero sfogo alla creatività, astrae, permette di scaricare lo stress,  rasserena e soprattutto stimola uno dei sensi più sviluppati ma poco contemplati, il tatto.

Potremmo dire, dunque, che plasmare l’argilla dona uno stato di concentrazione meditativa che ci consente di focalizzare le nostre energie solo su quell’azione lasciando fuori dalla nostra testa i problemi legati alla routine quotidiana. Questo stato di concentrazione associato all’uso ancestrale delle mani genera secondo molti studiosi effetti neurologici molto importante, così come emerso  dallo studio pubblicato su “Journal of affettive order”.

Lo studio portato avanti su un campione di 106 persone affette da disturbi depressivi, ha dimostrato che il contatto con l’argilla migliora l’umore, la capacità decisionale e la motivazione.

Al di là del miglioramento psico-emotivo che genera il contatto con la creta in condizioni patologiche, considerando tutti gli altri benefici che ne derivano, la lavorazione dell’argilla è una pratica a cui tutti almeno una volta nella vita dovremmo approcciarci.

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