Alla Fondazione Beyeler Berthe Morisot, Mary Cassatt e altre artiste riconosciute come professioniste. La mostra “Close-up” ospiterà dal prossimo autunno le opere di nove creative dal 1870 fino a oggi. Sono donne che si sono fatte un nome in Europa per il talento e la capacità di riprodurre il vero.
Le donne impressioniste: pioniere del futuro
Alla Fondazione Beyeler Berthe Morisot ha particolare rilevanza?
L’esposizione si focalizza sullo sguardo che le artiste rivolgono all’ambiente circostante. La visione del mondo trova espressione nei ritratti e nelle immagini di sé e degli altri. La collettiva permette di cogliere i cambiamenti sociali e personali dal 1870 a oggi e cosa la contraddistingue singolarmente. Berthe Morisot è tra le poche donne che fa parte della corrente degli Impressionisti, moglie di Eugène Manet. Predilige la pittura all’aperto e di paesaggio e cerca di emanciparsi attraverso la pittura. Dopo la morte la critica ha scoperto i dipinti, organizzando mostre incentrate sulla sua personalità.
Artiste di talento tra 19° e 20° secolo
La mostra si concentra su artiste accomunate dalla predilezione per la figura umana rappresentata in ritratti o autoritratti. Il percorso presenta la francese Berthe Morisot e l’americana Mary Cassatt, entrambe attive negli anni 1870 e 1880 a Parigi. C’è anche la tedesca Paula Modersohn-Becker che dal 1900 al 1907 gravita tra la capitale francese e Worpswede. Lotte Laserstein è invece attiva dal 1925 al 1933 durante la Repubblica di Weimar, mentre Frida Kahlo lavora a Città del Messico.
I talenti femminili del Novecento
Alice Neel ha lavorato prima a Cuba e a Manhattan, muovendosi fra il Greenwich Village, lo Spanish Harlem e l’Upper West Side. Marlene Dumas, nata in Sudafrica, racconta invece il periodo dell’apartheid Cindy Sherman si trasferisce a New York, fucina dell’arte contemporanea alimentata da una nuova generazione di artisti. Infine, l’americana Elizabeth Peyton sul finire del millennio si divide tra Gli Stati Uniti e l’Europa occidentale. L’esposizione è visitabile alla Fondazione Beyeler aRiehen dal 19 settembre al 2 gennaio.