Avete mai sentito parlare del commercio di animali selvatici? Purtroppo la strada insanguinata conduce quasi sempre all’Asia, più precisamente in Cina e Vietnam, dove la richiesta di animali in via di estinzione è da parecchio tempo schizzata alle stelle. Sebbene alcune specie siano tutelate da leggi internazionali, le scappatoie e le eccezioni spesso tendono la mano a coloro che traggono profitto dal bracconaggio.
Coronavirus: una benedizione per gli animali?
La Cina è tradizionalmente conosciuta per la consumazione di prodotti provenienti della fauna selvatica. Alcuni animali vengono mangiati semplicemente per il loro gusto, come una prelibatezza, mentre altri vengono consumati come medicina tradizionale. Nei ristoranti della Cina, oltre al pollo, è possibile trovare: zuppa di pipistrello (con all’interno l’intero animale), zuppa fatta con testicoli di tigre o parti del corpo di zibetto. Cobra fritti o zampa d’orso brasata. Nei menù di fascia alta, si può persino ordinare del vino a base di osso di tigre.
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Stop al commercio di animali selvatici: la regolamentazione
Per la prima volta in 32 anni, la Cina ha imposto pesanti multe al commercio e al consumo di molte specie, tra cui uccelli e lupi. Questa decisione sembra essere in parte una risposta alla pandemia da Coronavirus. La pandemia, in un certo qual senso, potrebbe svolgere un punto di svolta verso la fine del commercio illegale di animali selvatici. L’OMS ritiene che i virus che causano la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) e la sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) provengano da pipistrelli, ma che siano riusciti a infettare l’uomo attraverso la consumazione di zibetti e cammelli.
“I profili dei criminali della fauna selvatica si sono evoluti. Oggi sono organizzati, innovativi, ben collegati e gestiscono globalmente il tutto: dal massacro di massa alla cattura di specie protette, accade in tutte le parti del mondo”. Interpol
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