Catturare le emissioni di anidride carbonica è possibile?

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Catturare le emissioni di anidride carbonica è possibile ed è una strategia utilizzata, insieme ad altre tecnologie, contro il riscaldamento globale. Le emissioni di anidride carbonica influenzano il cambiamento climatico e per ridurle è fondamentale procedere verso un sistema energetico completamente decarbonizzato. Andiamo a conoscere le tecnologie, il funzionamento e le prospettive di attuazione, per raggiungere l’obiettivo.

Ridurre le emissioni

Le emissioni di anidride carbonica influenzano il cambiamento climatico fino a incidere ancora più pesantemente in termini di riscaldamento globale. Le tecnologie e le strategie puntano l’attenzione alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Come? Mettendo le basi per realizzare un sistema energetico completamente decarbonizzato. Si parte dalla cattura, che avviene attraverso tre fasi. Cioè la cattura, il trasporto (rimozione) e lo stoccaggio.

L’anidride carbonica è un gas che si forma nei processi di combustione, dall’unione del carbonio contenuto nei combustibili fossili con due atomi di ossigeno presenti nell’aria e altri gas serra.

Questi gas serra ‘filtrano i raggi solari in ingresso e trattengono la radiazione infrarossa riemessa dalla superficie del corpo celeste’. In tal modo, hanno un effetto sulla temperatura della Terra e influenzano il clima. Le enormi quantità di anidride carbonica immesse insieme alla deforestazione concorrono all’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera.

Dunque, esistono più strategie da mettere in campo, perché attuarne solo una non permette di arrivare alla soluzione del problema. Ad esempio, anche l’opera di rimboschimento e precise pratiche agricole possono supportare le diverse azioni. Come pure la bioenergia.

Caratteristiche dell’anidride carbonica

L’anidride carbonica non è pericolosa di per sé per la salute dell’uomo. Ma è un gas serra. In quanto tale, sappiamo che più è presente nell’atmosfera e maggiore è l’effetto serra. Ciò provoca un impatto deleterio sull’innalzamento dei livelli del riscaldamento globale. L’ozonosfera, un gas serra che protegge la Terra dai raggi ultravioletti, viene ostacolato dall’elevata presenza di anidride carbonica. Si favorisce il manifestarsi dell’ ‘effetto serra’ che si finalizza con il surriscaldamento del pianeta.

Le conseguenze sono:

  • aumento del livello dei mari, causato dallo scioglimento dei ghiacciai;
  • ondate di calore sempre oltre il limite precedente.

Le strategie per ridurre le emissioni di anidride carbonica

Esistono diverse strategie per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Ad esempio:

  • la piantumazione di alberi;
  • attuare le modalità di risparmio energetico;
  • usare fonti rinnovabili e biocarburanti;
  • catturare l’anidride carbonica.

Sappiamo che da sola nessuna di queste strategie può essere risolutiva. Quindi, è necessario agire integrandole tra di loro, considerando l’aspetto della fattibilità. Come pure l’impatto ambientale e quello economico.

Andiamo a conoscere nello specifico come si cattura l’anidride carbonica.

La cattura dell’anidride carbonica

La cattura dell’anidride carbonica, detta carbon capture, è una tecnologia che consente di catturare i fumi dell’anidride carbonica che vengono emessi dall’industria, per poi stoccarli nei giacimenti di gas esauriti, o utilizzati in utilizzi commerciali o chimici approvati. Dunque, gli ossidi di carbonio sono catturati prima del rilascio nell’atmosfera.

Essa avviene attraverso tre fasi:

  • la cattura, durante cui l’anidride carbonica è separata dagli altri gas attraverso una soluzione chimica che reagisce con il diossido di carbonio, al fine di essere immagazzinata o utilizzata;
  • trasporto, che prevede la compressione del diossido di carbonio che è stato separato, per essere trasportato attraverso condotte, camion o navi verso un sito di stoccaggio;
  • stoccaggio, cioè l’anidride carbonica è collocata nel sito di stoccaggio permanente, all’interno di formazioni rocciose sotto la superficie terrestre. Le emissioni di anidride carbonica sono imprigionate tra gli strati rocciosi che sono impermeabili. Così non possono ritornare nell’atmosfera. Ad esempio, si tratta di formazioni acquifere saline. Come pure di giacimenti di gas o di petrolio esauriti. Ne esistono di diversi tipi, controllati e operativi da tempo, negli Stati Uniti, in Norvegia, in Australia e in Canada.

Il primo impianto di stoccaggio

Il primo impianto di stoccaggio risale al 1996. E’ situato nella piattaforma di Sleipner, al largo della Norvegia.

Questo impianto consente da tempo di comprendere i meccanismi di trasporto e stoccaggio dell’anidride carbonica. Come pure di avere la certezza che tutto resta in resta in sicurezza dei siti di ‘iniezione’ nella terra e si dissolve in acqua.

E in Italia?

Per ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera, anche l’Italia avrà un impianto. Il primo progetto in Italia di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica sarà a Ravenna. Attivo dal 2024. Appunto, l’obiettivo è di catturare e immagazzinare l’anidride carbonica emessa dalle centrali elettriche a carbone, o da siti industriali.

Conclusioni

La cattura di anidride carbonica è una valida tecnologia che abbiamo a disposizione per attenuarne le emissioni. Si tratta anche di una metodologia che rende sostenibile il passaggio verso un sistema energetico completamente decarbonizzato. Infatti, interessa e coinvolge il settore delle industrie di vari settori. Come pure può ampliarsi ai rifiuti e alle biomasse. Ciò potrebbe consentire la realizzazione di impianti ‘ad emissioni negative di anidride carbonica’ che favoriscono emissioni nette vicine a zero.

Dunque, tutto concorre al raggiungimento degli obiettivi dell’ ‘accordo di Parigi’ entrato in vigore il 4 novembre 2016, col quale i governi hanno stabilito di ‘mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C’, per limitare il riscaldamento globale.

Naturalmente, l’andamento per raggiungere questi obiettivi è in relazione all’emissione di gas serra nei prossimi anni.

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