domenica, Maggio 5, 2024

Byoblu, la “controinformazione” che fa paura

Task forces, patti trasversali per la scienza, censura in rete. In questi ultimi tre mesi ne abbiamo viste di cotte e di crude. Con questi strumenti l’informazione cosiddetta “mainstream” ha visto traballare il suo ruolo difronte a blog o canali Youtube, una volta destinati solo ad una nicchia di ascoltatori ma oggi carroarmati pronti a combattere. E questo dovrebbe far solo che bene ad una società che si autoconsidera democratica.

Ma purtroppo la realtà è ben diversa dalle utopie insegnate a scuola. È ben diversa perché dopo una pandemia, non solo sanitaria ma anche mediatica, dobbiamo ancora vedere termini roboanti come complotto, cospirazione o poteri forti oscurati o bollati come strampalati. Tutti termini ormai che invece fanno parte quantomeno della realtà; o meglio della realtà di chi si apre davvero al mondo e legge ciò che ha attorno senza affidarsi a paraocchi editoriali.

Chi se non Claudio Messora poteva diventare il paladino della controinformazione? Il suo Blog Byoblu è ormai una istituzione. Vanta ormai quasi 461.000 iscritti e gode di un seguito che farebbe invidia a qualunque apparato informativo.  Nel corso degli anni si è perfezionato ed ha raggiunto lo status che sognava: una “tv per i cittadini”. Senza veli e senza chissà quale padre padrone a controllare. Tutto è libero in Byoblu e questo dà enormemente fastidio.

Sono tanti i video censurati dalla rete (l’azienda privata americana Newsguard si è presa il diritto di bollare Byoblu come “diffusore” di fake-news). Sono tanti gli schiaffi ricevuti, ma il progetto di informazione libera va ancora avanti a testa alta, ricordandoci periodicamente la deontologia del giornalismo che i professionisti dell’informazione dovrebbero conoscere a memoria.

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Claudio Messora di Byoblu

Di recente un articolo di Repubblica, con foto tattica di Casapound di fianco, ha disegnato il portale Youtube come una fucina di complotti su complotti che porterebbero solo ad una disinformazione. Ma chi si prende il diritto di dire cosa è informazione? Chi ha questo onore, questo privilegio di conoscere prima di noi umani la realtà vera e propria? A questa risposta avremo difficoltà a rispondere, ma possiamo dire che l’informazione, soprattutto in Italia, necessita di voci alternative per andare avanti. Se vogliamo migliorare il futuro dobbiamo renderci conto che il pluralismo è alla base di ogni azione, di ogni attività.

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