Zelensky: a Kherson 400 crimini di guerra già documentati 

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Zelensky: l’Ucraina sta preparando una potente contromisura contro la Russia  

Parlando della riconquista di Kherson, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che le autorità hanno già documentato 400 crimini di guerra commessi dai russi. Intanto, in Russia gli alleati di Putin si dividono. Molti affermano di essere contrari alla decisione del presidente di ritirarsi da Kherson.

Zelensky: 400 crimini di guerra già documentati a Kherson

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato della riconquista di Kherson da parte delle forze ucraine. Zelensky ha definito una “giornata storica” il giorno della ritirata dei russi da Kherson, ma è rimasto comunque cauto sui futuri sviluppi. Il presidente ucraino ha poi affermato che 400 crimini di guerra russi sono già stati documentati a Kherson. “Nella regione di Kherson, l’esercito russo si è lasciato alle spalle le stesse atrocità già viste in altre regioni del nostro Paese”, ha detto Zelensky.

Gli ucraini a Kherson hanno celebrato la loro liberazione, ma ora devono affrontare la mancanza di elettricità e acqua e la carenza di cibo e forniture mediche. Zelensky ha affermato che l’Ucraina sta lavorando per riportare Internet, elettricità, approvvigionamento idrico, ambulanze e altre necessità nell’area. “Per favore, non dimenticatevi che la situazione nella regione di Kherson è ancora molto pericolosa. Prima di tutto, ci sono le mine. Esorto tutti i residenti di Kherson a prestare molta attenzione e informare immediatamente i soccorritori di tutti gli oggetti pericolosi”, ha aggiunto il presidente. Alcuni funzionari della regione hanno riferito che sono stati compiuti alcuni progressi nel ripristino della normalità a Kherson. Il consigliere presidenziale Kyrylo Tymoshenko ha detto su Telegram che una connessione mobile era già funzionante nel centro della città, mentre il capo delle ferrovie statali ucraine ha detto che i servizi ferroviari per Kherson dovrebbero riprendere questa settimana.

In Russia gli alleati di Putin si dividono

Intanto, in Russia la ritirata delle truppe da Kherson sta dividendo gli alleati del presidente Putin. Alcuni dei più importanti falchi di guerra hanno difeso quello che descrivono come un ritiro strategico, mentre altri hanno criticato in modo deciso il ritiro. Il nazionalista russo Alexander Dugin, soprannominato “il cervello di Putin”, ha accusato il presidente russo di non aver rispettato il suo obbligo di difendere le città russe. Il presentatore televisivo pro-Cremlino Vladimir Solovyov, soprannominato “la voce di Putin”, ha lanciato una filippica arrabbiata contro il ritiro da Kherson. L’analista militare filo-russo e blogger Boris Rozhin ha invece definito la ritirata un “omicidio delle speranze russe”.

A difendere invece la ritirata di Putin sono invece il generale Sergei Surovikin, comandante delle truppe russe in Ucraina, che ha affermato che il ritiro “salverà la vita dei nostri soldati e la capacità di combattimento delle nostre unità“. Il leader ceceno e alleato di Putin, Ramzan Kadyrov, che ha affermato che il ritiro di Kherson è stata una “scelta difficile ma giusta”. Leonid Slutsky, capo della commissione per gli affari esteri nella camera bassa del parlamento russo, che ha affermato che il ritiro è stata la decisione giusta, per il momento. Margarita Simonyan, caporedattore dell’emittente statale russa RT, che ha affermato che mantenere intatte le truppe del Cremlino è più importante che mantenere il controllo di Kherson.


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