Variante Indiana: Oms: “Sequenziata in 17 paesi”

0
869
OMS

La variante indiana sta prendendo sempre più piede. Ma come e quando si è formata? Qual è la sua letalità e come si può combattere? I dubbi attorno a questo nuovo mutante allarmano il mondo scientifico e le agenzie del farmaco europee ed internazionali. Anche se alcuni timidi tentativi di frenare la corsa della variante si stanno mettendo in campo, con le evidenti prime difficoltà d’approccio.

Variante indiana: cosa dice l’OMS?

La variante indiana, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel suo bollettino settimanale, è presente in 17 paesi. Fra cui c’è l’Italia accompagnata da India, Stati Uniti, Regno Unito, Singapore, Belgio, Svizzera e Grecia. L’Oms non avendo ancora dati certi e studi scientifici corposi, ha classificato la B.1.671 come “mutante d’interesse”, e non “preoccupante”. Ciò significa che la variante del covid circolante in India non ha ancora raggiunto uno status di pericolosità elevato, ma comunque col passare del tempo potrebbe potenziarsi e diventare più pericolosa.

Vaccino-resistenza alla base delle varianti?

Molte personalità scientifiche, tra cui ricordiamo il virologo Geert Vanden Bossche il primario di malattie infettive di Novara Pietro Garavelli, hanno denunciato la fretta con cui sono state effettuate le vaccinazioni. Iniettare un vaccino in piena epidemia potrebbe portare a numerosi problemi, come ad esempio la formazioni di varianti. La vaccino-resistenza infatti è un fenomeno conosciuto, di selezione del mutante, che risulta molto più contagioso rispetto al virus originario. Potrebbe dunque favorire la nascita di una nuova forma la cui base virale viene potenziata e arricchita in modo da provocare altri danni. Ed infatti, i vaccini attualmente sul mercato non avrebbero nessuna possibilità di contrastare la future varianti. Questo aspetto metterebbe in crisi la pianificazione vaccinale intrapresa da molti paesi occidentali, Italia compresa.


Jean Castex: “sospesi voli dal Brasile per variante Covid-19”