sabato, Luglio 27, 2024

UE: una bandiera per gli Stati Uniti d’Europa

Aggrapparsi oggi alla bandiera dell’Unione Europea non è un semplice gesto simbolico, ma un vero e proprio atto d’amore e di fiducia nei confronti degli Stati Uniti d’Europa.

Lo scenario geo-politico mondiale

In questi ultimi due mesi di emergenza sanitaria, il Vecchio Continente è apparso ancora una volta diviso e fragile. Sovranisti, europeisti, rigoristi, indifferenti, presunti virtuosi del Nord e presunti viziosi del Sud, populisti e leader con pulsioni assolutistiche come il premier dell’Ungheria, Viktor Orbán: un tutti contro tutti.

L’avanzata del sovranismo americanoAmerica first – di Donald Trump che ha segnato la fine, o perlomeno l’allentamento del multilateralismo, e la cosiddetta diplomazia della generosità andata in scena nelle settimane in cui l’emergenza sanitaria esplodeva in Italia, risparmiando temporaneamente il resto del mondo – dal “From Russia with amore” agli aiuti inviati da regimi autoritari quali Russia, Cina, Cuba e Venezuela – hanno messo ancor più in risalto le crepe europee.

L’Unione Europea ha avuto l’occasione propizia per riscattare la sua atavica fragilità dinnanzi all’avanzata di un Nemico insolito, piccolo e invisibile, imprevisto e imprevedibile, che soltanto la scoperta di un vaccino potrà sconfiggere. Invece, è intervenuta, ma in maniera scomposta e contraddittoria, rivelando ancora una volta il suo volto più egoistico, meno solidale.

Rapporto tra la bandiera e gli Stati Uniti d’Europa

Il sentimento di amore-odio – difficile dire quale dei due prevalga – e, nel migliore dei casi, di indifferenza dell’opinione pubblica nei confronti di questa Europa, sta dilagando, in Italia come in molti altri Paesi.

Esporre la bandiera blu con la corona di dodici stelle non significa sostenere l’Unione Europea, ma l’Europa federalista, unita e libera, concepita nel Dopoguerra come «rimedio estremo» contro l’Europa barbara, individualista, divisa, folle e autoritaria delle Grandi Guerre.

Le amministrazioni che la ammainano in segno di protesta contro Bruxelles, rivelano ignoranza. Ignoranza storica, culturale, ancorché politica. I sindaci che la ripongono “temporaneamente” nel cassetto, non fanno un torto ad Angela Merkel o Macron, a Ursula von der Leyen o a Christine Lagarde, al rigorismo ottuso dei Paesi del Nord, ma sbattono la porta in faccia a De Gaulle, De Gasperi, Churchill, a quei grandi statisti che hanno ricostruito l’Europa dalle macerie.

L’Europa libera e unita di Altiero Spinelli

Il vessillo con la corona di dodici stelle dorate su sfondo blu rappresenta l’Europa federalista, unita e libera che Altiero Spinelli (1907-1986) teorizza in uno dei momenti più drammatici della nostra storia.

Altiero Spinelli

In Russia Stalin trionfa con la sua teoria del “socialismo in un paese solo”; la Germania, uscita sconfitta dalla Prima Guerra Mondiale e alle prese con le pesanti condizioni imposte dal Trattato di Versailles, si sta avviando verso il periodo oscuro del nazismo, mentre in Italia si sta consolidando il regime fascista.

Nel 1927 il giovane comunista Spinelli viene arrestato e condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione con l’accusa di antifascismo.

Trascorre quasi dieci anni di pena in carcere e due di confino a Ponza, poi nel 1939 viene trasferito all’isola di Ventotene, dove resta sino al 1943.

Qui, nel 1941, scrive insieme a un altro esiliato, Ernesto Rossi, il Manifesto di Ventotene “Per un’Europa libera e unita“, dove per la prima volta entrano in scena gli Stati Uniti d’Europa. Che “non possono poggiare che sulla costituzione repubblicana di tutti i paesi federati”.

“(…) E quando, superando l’orizzonte del vecchio continente, si abbraccino in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l’umanità, bisogna pur riconoscere che la Federazione Europea è l’unica concepibile garanzia che i rapporti con i popoli asiatici e americani si possano svolgere su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo”, scrivono.

Churchill e gli Stati Uniti d’Europa

Intanto scoppia la Seconda Guerra Mondiale, che non riesce a travolgere il sogno di un’Europa federale.

Il 19 settembre 1946, in un celebre discorso pronunciato di fronte agli studenti dell’Università di Zurigo, Winston Churchill, che in quel momento è il capo dell’opposizione nel Regno Unito dopo esserne stato primo ministro (il partito conservatore ha perso le elezioni del 1945, ndr), rievoca con estremo coraggio gli Stati Uniti d’Europa come forma ideale per un’Europa libera e felice.

Winston Churchill

«(…) Eppure esiste ancora un rimedio che, se fosse generalmente e liberamente adottato dalla grande maggioranza dei popoli in molti paesi, trasformerebbe come per miracolo l’intera scena e in pochi anni renderebbe tutta l’Europa, o la gran parte di essa, libera e felice com’è oggi la Svizzera», disse Churcill.

La sua proposta consiste «nel ricostruire l’edificio europeo, o per quanto più è possibile, e nel dotarlo di una struttura in cui esso possa vivere in pace, in sicurezza e in libertà. Dobbiamo costruire una forma di Stati Uniti d’Europa».

Soltanto in questo modo «centinaia di milioni di lavoratori potranno riacquisire le semplici gioie e le speranze che rendono la vita degna di essere vissuta. Il cambiamento è semplice. Tutto ciò che occorre è la risoluzione di centinaia di milioni di uomini e di donne di agire bene piuttosto che male e di meritare la ricompensa di essere benedetti invece che maledetti».

Nasce il Consiglio d’Europa: la bandiera a dodici stelle ne diventa un simbolo

Alla fine, gli Stati Uniti d’Europa assumono una veste istituzionale il 5 maggio 1949 quando dieci Stati – Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Gran Bretagna – firmano il Trattato che istituisce il Consiglio d’Europa, con lo scopo “d’attuare un’unione più stretta fra i Membri per tutelare e promuovere gli ideali e i principi che sono loro comune patrimonio e per favorire il loro progresso economico e sociale” (Capo I, art. 1).

Il Consiglio d’Europa, quindi, è un’organizzazione internazionale ben distinta dall’Unione Europea, che nasce successivamente, e non è da confondere con il Consiglio Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea.

La bandiera europea vera e propria, per come la conosciamo oggi, viene scelta all’unanimità dal Consiglio d’Europa il 25 ottobre 1955 e adottata ufficialmente dal Comitato dei Ministri l’8 dicembre successivo. Sventola per la prima volta il 21 ottobre 1956 sulla Cattedrale di Strasburgo.

La vocazione mariana

Molti ritengono che le dodici stelle della bandiera rappresentino gli Stati. Se così fosse, avrebbero dovuto essere dieci: questa strada era stata scartata per evitare il problema legato all’Alsazia, una regione contesa tra Germania e Francia.

Il dodici viene in mente al giovane disegnatore franco-tedesco Arséne Heitz, vincitore del concorso di idee, aperto ad artisti europei, per la realizzazione del progetto.

L’idea colpisce Paul Lévy, capo ufficio stampa dell’allora Consiglio d’Europa, ebreo convertito al cattolicesimo con una forte devozione mariana.

Così «si fece strada questo simbolismo che rimanda alle radici cristiane, ma che non è un’idea confessionale, è solo qualcosa che ispira un senso positivo, che rimanda alla fratellanza e all’unità armonica, dove tutti si è uguali e tutti possono portare il loro contributo» spiega il vaticanista Rai Enzo Romeo nel suo libro “Salvare l’Europa. Il segreto delle dodici stelle“.

Il cerchio delle dodici stelle su sfondo azzurro rimanda a una simbologia mariana, ovvero all’Immacolata Concezione, «con questa iconografia della Madonna che ha intorno al suo capo una corona di dodici stelle. L’azzurro è quello del manto di Maria, secondo l’iconografia tradizionale, che ritorna spesso»

Romeo ricostruisce la genesi della bandiera europea attraverso i documenti presenti negli archivi del Consiglio d’Europa.

«Nello scambio epistolare si vede come coloro che furono i protagonisti del cammino di adozione della bandiera europea, che oggi sventola su tutti i nostri palazzi, avevano in mente, perché erano credenti, questa idea. Che però non si voleva sventolare con intenti fondamentalisti o integralisti, assolutamente. Non si voleva marcare una supremazia da parte di un certo tipo di visione rispetto ad altre, ma era un’ispirazione che voleva essere offerta affinché tutti, di qualunque ceto o etnia, potessero ritrovarsi in questa casa comune e abitarla» spiega Romeo.

La bandiera diventa simbolo dell’Unione Europea soltanto nel 1986

Nel 1983 il Parlamento Europeo raccomanda di utilizzare come bandiera comunitaria quella creata dal Consiglio d’Europa nel 1955.

Nel 1985 il Consiglio Europeo approva la proposta a proporlo e dal 1986 il vessillo diventa simbolo prima della Comunità Europea e dal 1° novembre 1993, con l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, dell’Unione Europea.

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