sabato, Luglio 27, 2024

Serie A, allarme rosso: la necessità di far riquadrare i bilanci

Qualche tempo fa la Gazzetta dello Sport ha pubblicato i rendiconti del bilancio delle società di Serie A e l’idea generale è quella di un sistema indebitato da molti anni che non riesce ad applicare il metodo giusto per ripianare i conti.

Questo è il bilancio delle squadre di Serie A aggiornato all’ultimo semestre del 2016:

Come si può vedere dal grafico, la maggior parte delle società di Serie A presenta a fine stagione un bilancio in negativo: questa speciale “classifica al contrario” è guidata dal Milan che, anche per ragioni di vendita, ha accumulato il debito più grosso (89,3 milioni di euro), segue a ruota la società di Suning che è appena uscita da un periodo di transizione con la cessione prima di Moratti poi di Thoir al colosso elettronico cinese.

Il dato più preoccupante è che anche le squadre cosiddette medio-piccole si ritrovano a fine hanno a fare i conti con un bilancio in rosso, in quanto non riescono a far entrare abbastanza ricavi televisivi e di immagine da riuscire a pagare gli ingaggi a giocatori non di categoria (cioè provenienti da squadre più blasonate ma a fine carriera) che pretendono stipendi alti rispetto alla media della squadra in base alla loro esperienza.

Questa situazione vale anche per le squadre di Serie A, nonostante la maggior fetta di
guadagno provenga dai diritti televisivi provenga proprio dai contratti con le televisioni (circa il 48%) le società non riescono a coprire tutti gli ingaggi della squadra (a volte esagerati) con l’utile netto guadagnato, oltre che con i diritti tv, anche attraverso il marketing, gli incassi delle partite e le plusvalenze, e si vedono quindi costrette a chiedere aiuto alle banche per prestiti o acquisizioni di quote che di certo non hanno come primo obiettivo il bene del calcio in quanto tale.
Questo procedimento è difficile da fermare in quanto la situazione di sudditanza che vivono le squadre oggi continua ormai da alcuni anni, con alti e bassi, e sembra difficile che finisca senza adeguate contromisure.

Una delle soluzioni a questo problema potrebbe essere la costruzione di uno stadio di proprietà che, nonostante un costo iniziale elevato, permette successivamente di aumentare le entrate di marketing e merchandising oltre che azzerare eventuali costi di affitto verso un terzo ente proprietario dello stadio; dopo che all’estero questo metodo ha preso piede ormai da anni, abbiamo notato come in Italia la Juventus (l’unica squadra ad avere tutt’ora lo stadio di proprietà) sia una delle 4 squadre di Serie A a presentare nell’ultimo semestre del 2016 un bilancio utile di +4,1%, il più alto del campionato.

Inoltre bisogna contare che la maggior parte dei fondi per la costruzione dell’impianto provengono di solito da società esterne private per fini pubblicitari.
La riprova della grande consolidazione del metodo di indebitamento appena descritto si nota dal grafico che riguarda il conto economico della Serie A, cioè l’utile lordo: le squadre che guadagnano di più in assoluto (ad eccezione appunto della Juventus) sono anche quelle che presentano un debito consistente come Roma, Inter o Milan.

Queste tre squadre, insieme a Napoli e Juventus, costituiscono anche il motore trainante dell’economia dell’intero campionato in quanto rappresentano in percentuale più della metà dei ricavi delle intere squadre di Serie A: forse è anche per questo che è difficile estirpare questo sistema di continui indebitamenti.

Il fatturato totale dell squadre di Serie A ammonta a 2,3 miliardi di euro per l’anno 2015/2016, e registra una crescita di 200 milioni rispetto al campionato 2014/2015 nonostante l’andamento negativo dei mercati e un crescita sempre più crescente del costo del mercato a causa dell’entrata nel mondo societario di colossi arabi e cinesi.

In totale anche l’indebitamento è calato di 251 milioni di euro e nel corso delle ultime sei stagioni la crescita del fatturato è del 17,6%, un aumento abbastanza lento rispetto ad altri paesi europei (in Germania la media annuale è di circa +30%).

Siamo quindi indietro rispetto ai campionati esteri a causa della mentalità pubblica, tipicamente italiana, che ritiene lo sport un passatempo piuttosto che uno strumento molto utile di educazione e cultura: a questo proposito le società dovrebbero avere il coraggio di fare quel salto di qualità (costruzione dello stadio di proprietà, formazione di un settore giovanile valido e di un buon centro sportivo) utile a ridare centralità al calcio e allo sport in generale, per evolverci culturalmente e stare al passo con la modernità e lo sviluppo delle altre nazioni.

 

Gregorio Scaglioli
Gregorio Scaglioli
Caporedattore sport, appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota attorno

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