venerdì, Marzo 29, 2024

Calcio, Higuain: la macchina della verità

Ne abbiamo sentito parlare spesso di questo strano apparecchio, capace apparentemente di sconfessare colui che si è reso responsabile di azioni criminose, o comunque meritevoli di una prova strumentale riconducibile alla famigerata macchina della verità.

In realtà, si tratta di un poligrafo, che misura e registra diverse caratteristiche fisiologiche di un individuo, quali la pressione del sangue, il polso arterioso e la respirazione, mentre il soggetto è chiamato a rispondere a una serie di domande, stimando i cambiamenti emotivi e psicologici nelle misurazioni verificatisi durante l’interrogatorio.


Ovviamente questo tipo di accertamento non ha un riscontro infallibile, sia per l’impossibilità di definire in maniera univoca il concetto di verità, sia per i numerosi elementi che possono concorrere a falsare i risultati, tra i quali la consapevolezza o meno del soggetto di stare mentendo.

E qui è il punto. Il povero attaccante juventino, che tanto povero non è, durante la partita di coppa Italia al San Paolo, dopo aver realizzato il goal del vantaggio ha rivolto una sorta di imprecazione verso la zona della tribuna in cui era seduto De Laurentis, indicando: “è colpa tua”.

Per catalizzare maggiormente l’attenzione su questo patetico gesto, a fine partita è comparso anche un tweet del fratello con il quale commentava: “come mi piace vedere la faccia di Aurelio ogni volta che segna mio fratello”.

I due signorotti, incomprensibilmente poco riconoscenti nei confronti del vituperato presidente, considerando la redenzione avuta nel periodo calcistico di Gonzalo al Napoli, autore delle sue due stagioni migliori da calciatore, forse non si rendono conto di ciò che blaterano senza costrutto.

Higuain è solo l’ultimo nell’elenco dei campioni che hanno vestito la maglia azzurra della gloriosa squadra partenopea e l’idea che la stampa lo consacri come un autentico fuoriclasse, collocandolo nel gota dei più grandi attaccanti attualmente in circolazione, non solo è vero in parte, ma è suffragato da parziali risultati che il club ha maturato quando ha indossato la maglia del Napoli, rispetto a quelli ottenuti da suoi più prestigiosi colleghi che l’hanno preceduto.

I due farebbero bene a sciacquarsi la bocca quando dichiarano superficialmente certe fesserie, perché prima di parlare bisogna sempre fare i conti con ciò che la storia ci consegna e se lui ha lasciato in eredità 36 goal in un campionato pietoso come quello dell’anno scorso, non si può certo incoronarlo come un fuoriclasse, piuttosto come un abile cannoniere che a trent’anni cerca ancora di vincere qualcosa di importante.

Lui ha vinto nel grande Real Madrid non grazie al suo pur evidente contributo, ma soprattutto all’immenso talento di tanti altri compagni di squadra, che gli hanno permesso di fare valanghe di goal.

Al Napoli, però, non sono bastati e forse non sarebbero bastati neanche quest’anno, proprio perché non è Maradona, o Messi, o Cristiano Ronaldo, o Careca, o Zico, o Zidane, o il “Fenomeno”, o Platini, o Van Basten, o Suarez, ecc,ecc: lui è solo uno dei tanti a cui, a fine stagione, andrebbe fatto un bel test con il poligrafo.

 

 

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