Polline: arte e natura nelle Prealpi lombarde

Il percorso artistico allestito nei Comuni di Centro e Alta Valle Intelvi sarà inaugurato il 9 ottobre

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Polline
Simone Berti, rendering dell'opera "Senza Titolo" per la mostra Polline, 2022

I Giardini di Artemide ha inaugurato lo scorso 23 luglio sulle Dolomiti Ampezzane con interventi site-specific di Margherita Morgantin, Italo Zuffi e T-yong Chung. La terza edizione di Sentieri d’arte, rassegna curata da Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli, prosegue con Polline, un percorso allestito nelle Prealpi lombarde dei Comuni di Centro e Alta Valle Intelvi. La mostra è posticipata a domenica 9 ottobre e vedrà gli artisti Simone BertiCaretto/Spagna e Jonathan Vivacqua intervenire lungo un itinerario a anello. Le opere saranno posizionate sul sentiero basso del Monte Generoso, la via botanica di ERSAF e la strada agro-silvo-pastorale del Barco dei Montoni.


I giardini di Artemide e Polline a Sentieri d’arte


Quali sono i promotori della mostra Polline?

L’iniziativa rientra nelle iniziative del Progetto MARKS, realizzato a valere sul Programma di Cooperazione V-A Interreg Italia-Svizzera 2014/2020. Quindi è un progetto a cura di Regione Lombardia e Canton Ticino. Gli organizzatori sono: Lanzo Intelvi 1868 S.r.l. e Associazione CerchioStella, in collaborazione con Comunità Montana Lario Intelvese. Partecipano anche: ERSAFFondazione Karl SchmidConsorzio Forestale Lario IntelveseMuseo e Giardino Botanico Villa Carlotta. La mostra ha il patrocinio dei Comuni di Centro Valle e Alta Valle Intelvi.

Fecondazione e ispirazione artistica

Il polline è una sostanza trasportata da vento, acqua e correnti che assume sembianza fisica di “spirito vitale” che i greci rintracciavano nella potenza del mondo naturale. Il titolo della mostra si riferisce quindi al reciproco scambio che si instaura tra le opere e il contesto ambientale, in un dialogo continuo tra la dimensione artistica e bucolica. Il senso dell’arte, come il polline, è rintracciabile in ciò che si manifesta in modo impercettibile e aereo, afferrabile con un impulso d’ispirazione estetica. Una forma di “fecondazione” e guarigione, che, tramite l’esercizio della sua pratica, determina una “dipendenza” in grado di porre l’esistenza al servizio di una volontà superiore.  

Gli artisti che espongono a Polline: Simone Berti

Nato a Adria nel 1966 ha ideato per la mostra due interventi denominati Senza titolo. Uno coinvolge il rapporto esistente tra arte e botanica attraverso l’utilizzo di due alberi di faggio che crescono insieme. L’innesto dei loro rami, anastomosi, formeranno un portale-ingresso che, nel corso degli anni, diverrà sempre più visibile e strutturato. Un lavoro quindi che apre la via allo sguardo al paesaggio pre-alpino della Valle Intelvi. L’altra opera è formata da due grandi anelli dorati allestiti in modo speculare sul tronco di alberi collocati ai lati del sentiero. Il visitatore è dunque costretto a passarvi sotto, come a ricevere una benedizione da parte del regno vegetale. La simbologia del gioiello, legata al principio di eternità e immutabilità, si lega all’ingresso in un altro mondo.

Andrea Caretto e Raffaella Spagna

Torinese, classe 1970 e Raffaella Spagna (Rivoli, 1967) realizzano due interventi di tipo scultoreo-installativo. Emissari, mette in evidenza la relazione tra la forma dei blocchi di roccia e i principali agenti che hanno modellato il territorio: il ghiacciaio e i fiumi. Come pietre preziose, che brillano incastonate tra le radici di faggi monumentali, le rocce raccontano storie di antiche profondità marine e terrestri, metamorfosi, trasporti e erosioni. L’assemblaggio di massi che forma l’opera Mostro Generoso attiva invece la percezione di una forma organica, di un’entità minerale perturbante. Nel cuore del bosco di maggiociondoli sembra riemergere dall’antica Tetide, una mitica creatura proveniente dagli abissi. Un essere che sorveglia, custodisce e governa. Affiorando in superficie, l’entità scruta l’ambiente circostante in modo silenzioso e attende il tempo nel quale gli umani saranno di nuovo in grado di recepire i suoi messaggi.

A Polline anche Jonathan Vivacqua

L’artista nato a Erba nel 1986 ricorre spesso all’utilizzo di materiale proveniente da cantieri edili che seleziona con cura personalmente. Li riutilizza e ricolloca con fine estetizzante. L’originalità del lavoro di Vivacqua risiede nella semplicità con cui assembla in modo sintetico elementi preesistenti che possono essere considerati dei “ritrovamenti” non casuali. Ciò è evidente negli interventi Metamorfosi e Tesoro. Jonathan si misura col paesaggio dell’Alpe Grande e del basso sentiero del Monte Generoso dando forma a due installazioni dal medesimo titolo, Scarabocchi. Propone un sottile rimando alle funzioni presenti nei programmi di grafica che permettono di intervenire attraverso il segno-colore su un’immagine digitale. Un “ritocco” effettuato su una “cartolina” di paesaggio.

Scarabocchi

Il riferimento è ovviamente anche all’automatismo che si manifesta nello scrivere, quando la nostra mente è assorta in pensieri inconsapevoli. Anche a raffigurazioni su carta che vengono realizzati in modo quasi incosciente. Per “disegnare” il paesaggio, Vivacqua non si serve di una matita, di una penna o un programma digitale, bensì utilizza il linguaggio a lui più consono della scultura e dell’installazione. Genera così un affascinante gioco metalinguistico.

Polline presenta anche la scultura Senza titolo di Karl Schmid

Altro fattore che ha ispirato le opere di Berti, Caretto, Spagna, Vivacqua, è l’approfondimento della poetica dell’artista svizzero Karl Schmid (1914-1998). Il talento nel corso della sua esistenza, dedita alla produzione e all’insegnamento, ha collaborato con Jean Hans Arp, Max Bill, Oscar Kokoshka, e intellettuali, Walter Gropius. Joannes Itten nel 1944 gli conferì la cattedra di disegno scientifico alla Scuola di Arti Applicate di Zurigo (Kunstgewerbeschule). La sua produzione è tesa a far emergere il valore spirituale dell’arte e costituisce uno spartito ideale da seguire per comprendere il senso della mostra Polline.

L’opera all’interno del percorso

che è costruita attraverso una serie di rimandi che prendono forma in un percorso site-specific in grado di legare in modo unico l’arte contemporanea alla storia e al contesto naturalistico della Valle Intelvi. Proprio per valorizzare questa “contaminazione” il sentiero accoglie una scultura in ferro realizzata da Karl Schmid nel 1970. La scultura, Senza titolo, sembra essere composta da due mani in preghiera, che all’interno del proprio vuoto possono accogliere un seme, con riferimento alla forza con la quale la natura è in grado di perpetrare la propria vita.

Il territorio e il contesto storio e artistico

Polline nasce non solo con l’intento di integrarsi al paesaggio, ma anche di dialogare con le precise istanze culturali legate al territorio. La zona è infatti caratterizzata da una certa vocazione al “transito”. Nel Secondo conflitto mondiale, tra il 1943 e il 1945, è infatti attraversato da circa 20.000 persone: ebrei, partigiani, dissidenti politici, italiani. Persone che fuggivano alle persecuzioni del regime nazifascista, diretti in Svizzera. La presenza di forre e canaloni con pendii ripidi e scoscesi, ha inoltre favorito il contrabbando dopo il 1945. Dal punto di vista artistico, l’area è conosciuta per il proliferare già in età medievale dei “maestri comacini”, tra le più qualificate maestranze nella lavorazione dello stucco e della scagliola operanti in Italia. La Valle Intelvi ha inoltre dato i natali a Benedetto Antèlami, Scultore e Architetto di formazione provenzale. Le opere sono fruibili con modalità libera lungo il sentiero fino al 18 dicembre.

Immagine da cartella stampa.