Partiamo dal dire che non c’è molta differenza tra chi a suo tempo ha votato per il Movimento 5stelle interpretandolo come un partito di Sinistra, e chi lo ha fatto convinto che fosse una formazione di destra: un apparente paradosso che spiega da solo quanto sta succedendo.
Il consenso per il Movimento 5stelle
Chi sono gli elettori del Movimento 5stelle? Senz’altro molti tra coloro che si riconoscono nell’opposizione alla politica rappresentata dai vecchi amministratori, senza nessuna preclusione ideologica e con motivazioni anche diverse, un po’ com’era stato per l’Italia dei valori (e si è visto come è finita).
Ma c’è anche una quota – che ritengo significativa – costituita da tutti coloro che non riconoscendo al PD la rappresentanza dei valori tradizionali della Sinistra, hanno creduto di trovare una alternativa pragmatica nel Movimento (magari anche solo in attesa di tempi migliori), privilegiando i contenuti all’ideologia.
Il distacco tra società e politica
È una storia che viene da lontano: la gestione del potere sempre più verticistico ed autoreferenziale che si è diffuso anche a livello locale, da molti anni ha portato alla costituzione di gruppi di attivisti che si sono fatti portatori di quei valori e stili di vita che la Sinistra sembra aver dimenticato: comitati contro gli inceneritori, per la salvaguardia del territorio, per una diversa attività didattica nelle scuole, gruppi di acquisto solidale eccetera.
Viceversa a destra, la necessità di ricondurre nei limiti democratici certe prese di posizione anche estreme, ha prodotto milioni di scontenti che sono stati convinti a dare la colpa ai politici “di professione”.
La deriva democratica che ha di fatto limitato la rappresentanza popolare negli organi giurisdizionali, assieme alla fluidità (organizzativa e contenutistica) del Movimento, ha finito così per coagulare attorno ad esso un numero sempre più elevato di consensi da entrambe le parti, sino allo straordinario risultato elettorale delle elezioni politiche.
A quel punto, però, quelli che fino ad allora erano stati i punti di forza dei 5stelle, sono diventati contraddizioni laceranti che negli anni a venire sono inevitabilmente esplose, sino ad oggi.
La responsabilità degli elettori di Sinistra
È vero che la politica del PD ha privato parte dell’elettorato di uno spazio di rappresentatività, ma resta la gravissima responsabilità di chi ha superficialmente creduto che il movimento guidato da Grillo potesse rappresentare una alternativa a chi si considera in linea con i valori della Sinistra.
Mi chiedo come sia stato possibile che qualcuno a Sinistra abbia pensato che ad una storia che nasce con le rivendicazioni degli operai dell’800, attraverso Turati, Gramsci, la Resistenza, potesse essere sostituita una generica rivendicazione di valori di per sé magari condivisibili, ma privi di una collocazione all’interno di un percorso e di precise coordinate storico-sociali.
Una su tutte, l’affermazione del superamento del concetto di “destra” e “Sinistra”, e dell’antitesi tra fascismo e antifascismo, tanto cara (e non da adesso) a Di Maio.
Forse chi ha votato 5 stelle credendo di votare a Sinistra, non ha realmente maturato quella coscienza democratica che si traduce nell’appartenenza alla cultura di Sinistra.
Magari la sua collocazione politica era frutto di circostanze, di appartenenze tradizionali; forse si raccontava una storia, identificandosi in qualcuno che non era lui.
Dimenticandosi che la Sinistra non è fatta di provvedimenti economici, ma di uno slancio ideale, di una tensione verso un mondo in cui sono soddisfatte, e per tutti, le esigenze di giustizia sociale.
I corpi intermedi
I partiti politici – per loro natura – sono (o “dovrebbero essere”) quei corpi intermedi in grado di promuovere le istanze dei cittadini nei luoghi di rappresentanza politica, frutto di culture e appartenenze e promotori essi stessi dei medesimi valori.
Interpretare ed essere protagonisti della storia e dello sviluppo della società: pensiamo al Partito Socialista e al suo influsso sulle democrazie di tutta Europa a partire dal XVII secolo.
L’idea di una democrazia diretta dove ognuno esprime non una rappresentanza, ma la propria posizione senza alcun vincolo di coerenza con un sistema di valori, obiettivi, strategie, è solo un inganno.
C’è una strettissima connessione tra questa concezione di democrazia e la comunicazione via social che trasforma ogni discussione nel merito in una rigida presa di posizione.
Aggregare le proprie forze sulla base di singole questioni (o contro qualcuno o qualcosa) non delinea una strategia politica, solo produce infinite contraddizioni.
Le radici dei partiti attuali
L’Italia repubblicana inizia il suo cammino sulle ceneri della fine del fascismo e della sconfitta nella guerra accanto ad Hitler. La sua Costituzione trae spunto dai valori promossi dalla Resistenza, ed è improntata a criteri di solidarietà, uguaglianza, giustizia.
Com’è possibile che nel nostro presente politico non ci sia traccia dei movimenti che hanno fatto la storia del Paese? Ma soprattutto: cosa significa?
I partiti che costituiscono la nostra offerta politica (ma più che partiti li chiamerei “aggregazioni di interessi particolari”) nascono dalla stagione di Tangentopoli, che rivelò al Paese il grado di corruzione della sua classe dirigente.
Nascono, cioè, da una cultura che, anziché riformare un sistema, semplicemente tende a rigettarlo. Non hanno una storia e non fanno la storia; si basano su rivendicazioni di facile presa su un’opinione pubblica stanca e male informata.
Fanno leva su un generico sentimento nazionalista (come la Lega: ma in origine era solo regionalista), sui presupposti di un falso liberismo che in realtà difende solo posizioni di dominanza (Forza Italia), o all’idea di una impossibile democrazia diretta (Movimento 5stelle).
C’è anche chi, come il PD, in cerca di voti e identità, insegue una improbabile sintesi tra queste istanze, distruggendo le faticose conquiste della Sinistra degli anni ’70-’80.
Senza idee non c’è nessun futuro
Tutto questo, naturalmente, pone in primo piano la responsabilità dei cittadini-elettori, non tanto per il voto espresso, ma per le istanze che propongono nel loro vivere quotidiano.
Non vedo cultura, non vedo visione strategica, solo rabbia, paura e scarso senso di solidarietà da un lato e ricerca di facile consenso dall’altro; e quindi non immagino neppure un futuro in questa prolungata stagione di disimpegno che ha visto avvicendarsi così tante proposte politiche che, nell’arco di poco tempo, sono ritornate nell’oblio da cui provenivano.
Senza lasciare traccia, come certi amori che non erano tali.