domenica, Maggio 19, 2024

L’apprendimento: approccio comportamentista e cognitivista

La psicologia si è interessata all’apprendimento centodieci anni fa, dal 1913, quando lo psicologo John Watson ha affermato che l’individuo è plasmato dalle proprie esperienze. L’apprendimento, da allora, è considerato la modificazione più o meno stabile del comportamento di un soggetto in una certa esperienza.

Le fasi dell’apprendimento

L’apprendimento è il risultato di un’esperienza e vi influisce il peso delle predisposizioni innate. Esso è riconducibile a quattro fasi:

  • registrazione, quando il soggetto deve prestare attenzione allo stimolo per percepirlo esattamente, e poi codificare lo stimolo;
  • acquisizione, quando avviene l’apprendimento vero e proprio, consistente nell’acquisizione di certi schemi;
  • immagazzinamento, per poter recuperare l’informazione in caso di necessità;
  • recupero, cioè recuperare ciò che è stato acquisito per poter essere utilizzato.

L’apprendimento è stato trattato attraverso due approcci. Quello comportamentista e quello cognitivista.

Approccio comportamentista

Ivan Pavlov

L’approccio comportamentista fa riferimento a Ivan Pavlov, medico ed etologo, e al suo condizionamento classico. Si tratta di una teoria che si occupa dello studio dei riflessi condizionati e semplici:

  • i riflessi condizionati sono quelli che hanno origine da uno stimolo di natura psichica;
  • i riflessi semplici rappresentano la risposta nervosa e muscolare ad uno stimolo, e avviene meccanicamente senza l’intervento della coscienza.

Pavlov conduce esperimenti sul cane. Alla presenza del cane e di una campanella.

Egli osserva che il cane, attraverso le ghiandole salivari, alla vista della carne appunto produceva saliva. Ciò attraverso un impulso, che è la vista della carne. Questo è un riflesso semplice.

Si è reso conto che suonare qualche volta un campanello, non provocava alcuna reazione nel cane, se non una drizzata di orecchie. Dunque, la campanella rappresentava un impulso che arrivava al centro uditivo. Ancora una volta, si ha un riflesso semplice.

Poi Pavlov fa suonare la campana e successivamente fornisce all’animale la fetta di carne; dunque, il cane associò il suono all’arrivo imminente della bistecca. Alla presenza dei due impulsi nervosi, il cane produce saliva. E poi, solo al suono della campanella, il cane produce saliva. Questo è un riflesso condizionato.

Burrhus Skinner

Anche lo psicologo Burrhus Skinner si è interessato al condizionamento, attraverso la cosiddetta ‘Skinner box’. Ha sperimentato il ‘condizionamento operante’ o ‘strumentale’. Egli ha posto in una ‘Skinner box’, ovvero una gabbia, un topo affamato spinto a muoversi dalla ricerca del cibo. Durante le esplorazioni, il topo preme la levetta posta nella gabbia, senza alcun stimolo. Gli viene dato un pezzetto di cibo ogni volta che attua il comportamento di premere la levetta. Il cibo è considerato un rinforzo positivo. Vennero somministrati rinforzi negativi, cioè punizioni, quando il topo faceva altro dal premere la levetta. Dunque, nel ‘condizionamento operante’, il comportamento del topo è strumentale al procurarsi i premi o evitare punizioni. Esiste l’ ‘estinzione’, se si cessa, per un numero di volte di rinforzare positivamente o negativamente il comportamento. Il soggetto non più premiato, cessa di eseguirlo.

L’approccio cognitivista

L’approccio cognitivista fa riferimento allo psicologo Wolfgang Köhler che, nel 1917, ha sperimentato l’apprendimento per insight. Quindi si giunge alla soluzione di un problema attraverso la percezione delle relazioni esistenti tra pensieri e aspetti di situazioni. L’ esperimento realizzato da Köhler utilizza una banana al soffitto di una gabbia, posta in alto tanto da essere irraggiungibile saltando. In gabbia sono state poste cassette di legno. Tre scimpanzé in quella gabbia hanno saltato. Due hanno continuato. Uno di loro si è guardato attorno e ha messo le cassette sotto la banana, ma una sull’altra come scala. Così, è riuscito a prendere la banana molto agevolmente.

Köhler riteneva che i tentativi di quello scimpanzé, dal nome Sultan, non erano casuali, ma ‘intelligenti’, intuitivi. Infatti, l’animale prima esaminava la situazione e la condizione presenti nell’ambiente, poi selezionava gli stimoli più significativi. Infine. organizzava questi ultimi per raggiungere lo scopo prefissato, cioè mangiare la banana.

Grazie a questo apprendimento per insight, la mente vede le cose in modo chiaro tanto che nelle situazioni si trova improvvisamente la soluzione del problema.

Conclusione

L’individuo, nella maggior parte dei comportamenti, agisce in maniera volontaria verso un obiettivo, modificando l’ambiente intorno. Quindi, si agisce su di esso proprio per il raggiungimento dell’obiettivo.

https://www.periodicodaily.com/il-funzionamento-del-processo-di-memoria/

Donatella Palazzo
Donatella Palazzo
Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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