La crisi delle pallottole: il dramma della criminalità in Venezuela

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Crisi delle pallottole

“Il crimine non paga” potrebbe essere lo slogan più adatto per la nuova campagna del governo venezuelano per ridurre il tasso di criminalità nel paese.

La guerra al crimine…

Per fermare l’ondata di crimini violenti che da anni dilania il paese, facendone uno dei più pericolosi al mondo, il governo ha deciso di puntare tutto sulla crisi politica per rendere poco conveniente e pratico l’ipotesi criminale per arricchire facilmente o anche solo per avere di che vivere in maniera dignitosa.

…per un crimine d’elité

Il piano è questo: è necessario innanzitutto portare avanti una politica inflazionistica che faccia raddoppiare il costo delle merci ad ogni cambio di luna. Questo espediente porterà dapprima alla nascita di un mercato nero i cui introiti saranno, però, progressivamente sempre minori a causa della svalutazione della moneta. Il crimine diventa così non più l’unica soluzione che la povera gente possa adottare per poter sopravvivere, ma un business riservato solo alle elité più ricche del paese, tanto che alcuni sospettano che l’obiettivo del governo Maduro (o del governo ad interim di Guaidò) sia quello di fare del Venezuela il più grande cartello malavitoso del pianeta. Più che una vera e propria lotta alla criminalità qui ci troviamo di fronte al tentativo di uno Stato di gestire il monopolio di un settore economico come quello dell’illegalità.

Il criminale nella società venezuelana di oggi

Nel paese sud americano oggi la situazione economica e sociale è così grave, che le famiglie delle principali organizzazioni criminali ancora esistenti sono oggetto di invidia degli strati più poveri (ma in alcuni casi anche dei più ricchi) della popolazione venezuelana. Alcune di queste sono invitate ai frequenti incontri ed alle numerose conferenze, spesso patrocinati dall’esercito o dalla polizia, durante le quali i criminali di ogni genere e grado raccontano alla platea dei presenti i segreti del loro successo, le soluzioni adottate per affrontare e superare le difficoltà iniziali, la gestione delle risorse finanziarie, la scelta (e spesso la riduzione) del personale e molto altro ancora.

Difficoltà economiche

La vita del delinquente medio oggigiorno in Venezuela è complicatissima. Se pensate che il costo di un singolo proiettile è di un dollaro, quello di un caricatore di 15 e che lo stipendio medio di un venezuelano è di 6,5 dollari al mese, capirete bene che quelli che ancora aspirano ad una carriera al di fuori della legge, devono sentire questa scelta come una vocazione, dedicarcisi anima e corpo. Il settore dell’illegalità, che in Venezuela come in molte altre parti del mondo ha rappresentato spesso una delle fette più ricche e grandi del PIL dei singoli stati è oggi in recessione e sono i più determinati riescono a realizzare il loro sogno.

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Politica fiscale e mercato del lavoro

Quello che ancora attrae i candidati alla nobile posizione di criminale di rango è sicuramente la possibilità di accedere all’esenzione fiscale riservata a chi ha scelto il crimine come proprio lavoro. Il governo Maduro aveva pensato, inizialmente, ad una fase propedeutica alla completa attuazione del suo programma fiscale, fase durante la quale tutti, liberi professionisti e dipendenti, avrebbero pagato un’unica aliquota, una tassa piatta, indipendentemente dal loro reddito. L’improvviso aggravarsi della situazione politica e sociale nel suo paese, la fuga di migliaia di criminali venezuelani nella speranza di un futuro migliore all’estero per sé e per i propri figli ed il crollo della produzione, con conseguente aumento della disoccupazione, in questo campo, ha spinto il Presidente a dare un’accelerata al processo, saltando qualsiasi fase intermedia.

Crisi di settore

Nonostante questo ed altri sforzi del crimine in Venezuela continua a calare. La creazione di un’epica della crisi venezuelana, raccontata da Sainz Borgo e da tanti altri giornalisti e scrittori, non sta ottenendo i risultati sperati e sempre più grandi strati della popolazione considerano la violenza per le strade di Caracas come un mito o una fiaba da raccontare ai bambini prima di metterli a letto, ma che non ha né forse ha mai avuto fondamento nella realtà.

“Notte a Caracas”: il romanzo con cui Karina Sainz Borgo racconta il Venezuela degli ultimi anni

Le conseguenze del dramma

La disillusione è generale. La popolazione, una volta abbandonata l’idea di poter diventare qualcuno nella storia del crimine nazionale, comincia disperatamente a cercare un lavoro, alcuni, quelli che il dolore sta progressivamente conducendo alla follia, hanno cominciato a leggere e a niente servono gli sforzi delle ONG presenti sul territorio per curare quella che sta diventando una piaga nazionale.

Il pericolo “cultura”

A differenza di politici di altri paesi, tanto Maduro quanto Guaidò, stanno facendo del loro meglio per mettere le Organizzazioni Non Governative nelle condizioni migliori per poter operare e portare avanti la loro azione di prevenzione e recupero di tutti quei disperati che non avendo saputo come trovare una soluzione ai loro problemi si sono spesso dati alla lettura ed oggi non riescono ad uscire da questa forma di dipendenza. L’azione più importante del governo è stata sicuramente, ancora una volta grazie all’inflazione, quello di aumentare il costo dei libri tanto che per acquistarne uno è pari a dodici stipendi. Chiaramente questo non rappresenta assolutamente una soluzione all’emergenza rappresentata dalla crisi dell’illegalità in Sud America, però è quantomeno un ottimo strumento per limitare il diffondersi del morbo della cultura a piccole nicchie di opulenti radical chic che vivono lontani dalla gente e dai loro problemi di ogni giorno.

Possibili soluzioni del problema

Per allontanare da sé le potenziali critiche e gli attacchi degli oppositori interni ed esterni, che non avrebbero tardato ad accusare il Venezuela di discriminare quelle persone diverse dalle altre solo perché interessate alla lettura, la politica inflazionistica del governo ha dovuto riguardare tutti i prodotti e non solo libri o giornali, che comunque, a scopo di prevenzione, sono stati chiusi. Tutte le merci vendute nel paese sono diventate, quindi, più costose, creando dei paradossi economici a cui mai prima si era assistito. Se per un libro sono necessari 12 stipendi e per una pistola con un caricatore pieno 6, potrebbe apparire preferibile sparare piuttosto che leggere, ma questo evidente vantaggio scompare quando si pensa che per un chilo di pane di stipendi ne bastano uno o al massimo due. Capite bene che non è molto furbo risparmiare su qualunque bene di prima o seconda necessità per 6 mesi per armarsi per rubare del pane per cui, comunque, il rapinato avrà a sua volta dovuto aspettare, nel frattempo, uno o due mesi. Evidentemente il gioco non vale la candela.

La confessione di un criminale

“Dog”, “El Negrito” e molti altri storici criminali che si descrivono ormai come meteore a fine carriera, sconosciute a molti e spesso maltrattate dalle nuove generazioni, suggeriscono che l’unica soluzione sarebbe quella di rendere il pane più costoso delle pistole, ma a quel punto tutti si metterebbero a fare i fornai e comunque la tradizione criminale del paese andrebbe persa. “È umiliante” si lascia sfuggire uno dei criminali più importanti ed una volta pericolosi del paese e che per pudore ha preferito mantenere l’anonimato “è umiliante per me e per molti dei miei colleghi, andarcene in giro, per le strade di Caracas, senza che nessuno intorno abbia paura di noi. Ci sentiamo smarriti. Dobbiamo stare attenti a non sprecare un colpo se vogliamo avere un pezzo di pane da mangiare domani. Alcuni di quelli che un tempo si sarebbero avvicinati a noi solo strisciando, tremando e a capo chino, ci vengono incontro ora con fare da sbruffone, ci mettono in mano un mattone di banconote senza valore e ridendoci in faccia ci invitano a darci una ripulita. I bambini più ricchi ci tirano in faccia molliche di pane e poi ci guardano beffardi raccoglierle da terra come piccioni. Fortunatamente capita d’incontrare a volte dei poliziotti che ci abbracciano e ci dimostrano la loro solidarietà. Alcuni sono così generosi da incarcerarci anche per due o tre giorni.”

Un appello a tutta l’umanità

Questo è quello che sta succedendo oggi in Venezuela e come appare evidente è molto complicato. Che sia stia dalla parte dei chavisti o da quella di Guaidò, che intervengano gli Stati Uniti o la Russia o le Nazioni Unite non è importante. Quello che conta al momento è che è necessario intervenire subito in quel paese, prima che sia troppo tardi e non si possa più risolvere una situazione che diventa ogni giorno più drammatica. “Plama por plomo”. È tempo che tutti dimostrino la loro solidarietà a dei poveri criminali, che vivono oggi nell’incertezza di poter arrivare a domani. Che per una volta al meno il “Friday for Future” sia dedicato a loro.