Israele e Hamas oggi: sale l’allarme al confine

Israele dovrebbe fare attenzione a calare la guardia

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Oggi Israele e Hamas stavano vivendo un momento di calma tensione. Fino a quando non sono ripresi i lanci di missili. Nel corso della giornata nuovi lanci dalla Striscia hanno attivato le sirene a Sud di Israele. Nonostante la comunità internazionale chieda un cessate-il-fuoco immediato, nessuno dei due schieramenti sembra disposto a cedere per primo. Di questo passo, non si può dire per quanto continueranno le ostilità.

Cosa succede oggi tra Israele e Hamas?

Dopo oltre otto ore di calma, suonano di nuovo le sirene di allarme nel Sud di Israele“. Lo riporta un post su Twitter del Commando delle forze di difesa israeliane (IDF). Come riferisce il Times of Israel, l’ennesimo attacco dalla Striscia di Gaza avrebbe attivato le sirene nelle città meridionali del Paese. Soprattutto nelle province di Nirim ed Ein Hashllosha, al confine con l’enclave costiera. Stavolta, Hamas avrebbe aggiustato il tiro. Infatti, uno dei razzi avrebbe colpito un edificio di Ashkelon, provocando un ferito le cui condizioni non sono gravi. Mentre altri missili dell’organizzazione terroristica avrebbero centrato un autobus, ferendo leggermente un soldato dell’esercito israeliano. Dal canto suo, il primo ministro Netanyahu non esclude l’invasione via terra di Gaza. Eppure, non sembra che Israele si spingerà a tanto.

S’intensifica l’offensiva a Sud

Solo sulla città costiera di Ashkelon, in undici giorni di combattimenti sarebbero caduti oltre 900 razzi. “Una pioggia di fuoco rispetto ai 230 in totale registrati nei 50 giorni di ‘Margine Protettivo’. 71 hanno colpito strade e palazzi. Due donne sono rimaste uccise“. Lo ha riferito a La Stampa il sindaco della città israeliana, Tomer Glam. “Ciò significa che molto è cambiato, sia per Hamas sia per noi“, ha aggiunto il primo cittadino. “Negli anni abbiamo agito sulla preparazione all’emergenza in tutti gli scenari possibili, per offrire ai residenti la migliore risposta in questi giorni e in queste ore“, ha spiegato Glam.

La dichiarazione

La città è cresciuta molto in termini di popolazione e di superficie, quindi anche le sfide sono maggiori“. Poi, il sindaco ha ribadito il pieno appoggio alla strategia governativa. Pertanto, ha esortato le autorità a procedere con la repressione: “Il risultato ideale sarebbe rovesciare il regime di Hamas definitivamente“. Ma ha precisato: “Poiché non si realizzerà, dobbiamo resistere finché i danni causati all’organizzazione nella Striscia saranno tali da allontanare il più possibile il momento in cui suoneranno di nuovo le sirene ad Ashkelon“. Le sirene si sono udite anche nella vicina città di Ashdod.


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La situazione a Gaza

Secondo il rapporto delle forze di sicurezza israeliane, gli attacchi si sono concentrati a Khan Younis e Rafah, nella Striscia meridionale. Cioè le aree da dove vengono lanciati la maggior parte dei razzi contro le città israeliane. Dall’inizio dei combattimenti, oltre 4.000 razzi e colpi di mortaio sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele. Martedì, il sistema di difesa antimissile Iron Dome è stato impiegato per la prima volta per abbattere un drone con tecnologia iraniana. Se Israele si difende, Gaza non ride. Il ministero della salute palestinese ha riferito che 219 palestinesi sono rimasti uccisi nei raid aerei. Di questi, 63 minori. Al momento, i feriti sono oltre 1.500. Secondo le Nazioni Unite, 52.000 palestinesi risultano sfollati a Gaza a causa dei crolli delle loro abitazioni, dopo i bombardamenti israeliani. Mentre Oxfam denuncia una situazione drammatica. Secondo l’ong 450.000 civili sono allo stremo.

L’allarme delle Ong

Soprattutto, mancano cibo e acqua potabile. In effetti, le bombe hanno reso inservibili molti pozzi e stazioni di pompaggio. Oltretutto, scarseggiano i servizi igienici e l’enclave ha quasi esaurito il carburante. Indispensabile per le forniture di energia elettrica e per il funzionamento delle apparecchiature mediche. In proposito Laila Barhoum, policy advisor di Oxfam a Gaza, ha dichiarato: “Quando alla fine di questa nuova escalation verrà dichiarato un cessate il fuoco, usciremo per strada e inizieremo a ricostruire dalle macerie, con la sola prospettiva di aspettare una nuova ondata di bombardamenti che distruggerà di nuovo, quanto abbiamo appena ricostruito“. Allora serviranno gli aiuti promessi dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi?


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Israele e Hamas: oggi tregua improbabile

Per ora Israele prosegue con la sua strategia della “deterrenza”. Con l’operazione Guardiani dei muri, le forze di sicurezza hanno compiuto con successo pesanti attacchi ai danni delle organizzazioni terroristiche palestinesi: Hamas e il Movimento della Jihad islamica. Come la distruzione del sistema missilistico per il lancio di razzi nella città di Khan Younis, nella regione meridionale della Striscia. Come di due depositi di armi, uno dei quali fungeva da centro di comando di Hamas. Stando ai resoconti dei militari israeliani, infatti, uno dei magazzini si trovava nell’abitazione di un funzionario di alto livello dell’organizzazione. In questo modo, riferisce il commando di Tel Aviv, Israele “ha impedito il lancio di razzi” verso il Paese. Un video diffuso sul profilo Twitter delle IDF mostra le esplosioni seguite allo sgancio delle bombe.

Il rapporto di oggi tra Israele e Hamas

In aggiunta, le IDF riferiscono anche di aver portato avanti anche gli attacchi alla rete di tunnel di Hamas. In conferenza stampa, il portavoce delle IDF, Hidai Zilberman, ha spiegato che intorno alle 22:00 di ieri sera, 52 aerei dell’Air Force israeliana hanno sganciato 122 bombe in 25 minuti. Nel complesso, i raid israeliani hanno centrato circa 40 obiettivi sotterranei che fanno parte della cosiddetta “metropolitana”. Un sistema di tunnel utilizzati da Hamas, che copre una superficie di 12 chilometri. Secondo le stime dei militari, almeno 10 membri dei gruppi terroristici di Hamas e della Jihad islamica palestinese sarebbero morti negli attacchi. Infine, Zilberman ha evidenziato la superiorità offensiva di Israele. Quanto al tentativo di Hamas di colpire nei giorni scorsi le basi dell’aeronautica israeliana, il portavoce ha commentato: “Stanno provando, ma non stanno colpendo“.


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Israele e Hamas oggi: propaganda?

Eppure, tra gli opinionisti pro Palestina c’è chi ritiene che l’esultanza di Israele nei confronti degli attacchi ai centri di Hamas sia solo propaganda. In particolare, avvertono che Israele stia sbagliando nel sottovalutare l’organizzazione. In effetti Hamas, che governatore dell’enclave costiera dal 2007, non solo sarebbe meglio organizzato. Ma avrebbe imparato anche dagli errori commessi in passato. Sebbene Israele sia riuscito a colpire gran parte dei tunnel che corrono sotto la superficie dell’enclave, non ha considerato una cosa: non l’ha distrutta completamente. Al contrario, i più coraggiosi tra gli analisti si sbilanciano oltre. In tal senso, ritengono che lo Stato ebraico, per quanto ci provi, non riuscirà mai davvero a distruggere la rete di gallerie. Ma non è tutto.

Una battaglia ma non la guerra

Proprio la recente relazione cartolare di Hamas con la Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, dovrebbe convincere Israele a non calare la guardia. In questi giorni, al leader della Repubblica islamica sono giunte svariate lettere dai militanti al fronte, nelle quali si esortava Teheran a incrementare il sostegno militare alle truppe sciite impegnate nel confronto con Israele. Una richiesta che potrebbe essere già stata accolta. Nei giorni scorsi, ad esempio, alcuni droni con tecnologia iraniana hanno sorvolato per un lungo tratto il confine israeliano, prima di venire abbattuti dalle forze di sicurezza. Dunque, il rischio è che Israele possa vincere a battaglia. Ma non la guerra.


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