domenica, Maggio 5, 2024

In Europa il calcio è politica

La partita di calcio Ungheria Germania è stata la partita più politica di tutto l’Europeo. Questo a causa della recente approvazione della legge anti lgbt+ da parte del paese magiaro. La Germania, invece, si è schierata sulla linee del liberalismo europeo. 

In cosa consiste la polemica tra Uefa e Ungheria?

La polemica era iniziata con la negazione della Uefa di colorare con luci arcobaleno lo stadio di Monaco. Il sindaco di Monaco aveva chiesto, infatti, di illuminare lo stadio a sostegno nei confronti della comunità Lgbt ungherese. Mentre Ceferin, Presidente dell’Uefa, ha vietato la proposta con la motivazione di non voler politicizzare il calcio. Ma, a seguito di ciò, nel pomeriggio della partita l’Uefa ha colorato il suo logo arcobaleno definendolo non un simbolo politico. Nelle dichiarazione si legge che il logo è: un segno del nostro fermo impegno per una società migliore ed inclusiva.


La Commissione europea abbraccia le diversità


Calcio e politica

La distinzione tra calcio e politica non esiste più. Tutto è politica. La stessa realizzazione di un torneo che si disputa tra squadre che rappresentano i propri stati nazionali è politica. Difatti la squadra è, in quel momento, la rappresentazione più emblematica dello Stato e della sua popolazione. Il calcio è uno degli sport con il più alto giro di affari al mondo. Probabilmente, l’unico che si è mantenuto vivo all’interno di una pandemia globale, grazie ai grandi interessi economici dettati dagli sponsor e dai diritti televisivi. 

La politica nel calcio dell’Uefa

L’Uefa stessa è politica nel momento in cui promuove la campagna per un Equal Game per combattere la discriminazione sulla base di genere, razza e sessualità. Se l’Europa avesse voluto dare un segnale di solidarietà alle giovani generazioni ungheresi lo avrebbe potuto fare. Per fortuna, il capitano della nazionale tedesca Manuel Neuer ha salvato gli onori di un’Europa senza discriminazioni, indossando la fascia da capitano arcobaleno.


L’Europa deve difendere i diritti di tutti


La politicizzazione dei diritti degli omosessuali

La Germania ha illuminato i propri stadi per solidarietà nei confronti della popolazione lgbt ungherese. Ma, la situazione politica è un’altra. Non vi sono state le stesse polemiche in Europa quando Orban costruiva i muri anti migranti al confine con la Serbia e la Romania. Oggi, nel mondo liberista i diritti dei gay attirano investimenti e guadagno. Nel mese del pride tutto ciò che è arcobaleno attira, anche se può essere solo un logo. Come quello della Juventus o del Barcellona. Il target di riferimento sono le nuove generazioni che portano click, affiliazione e quindi introiti. Il fenomeno della strumentalizzazione si chiama pink washing, è un fittizio atteggiamento solidale da parte delle aziende o stati rispetto a particolari tematiche. Lo scopo principale è quello di guadagnare la benevolenza del pubblico, mostrandosi attenti alla cause sociali in corso.

Ma la solidarietà europea è reale?

Nella giornata del 22 giugno, 17 paesi dell’Unione Europea hanno firmato una dichiarazione congiunta contro l’Ungheria di condanna verso l’Ungheria. I paesi firmatari sono: Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Austria, Grecia, Italia e Cipro. Questi ultimi due paesi non riconoscono i matrimoni gay. La Lettonia non riconosce nessuna forma di unione civile. Mentre l’Ungheria si.

https://twitter.com/ILGAEurope/status/1394186421590765569

Italia: calcio, politica e ancora parole

La firma posta sulla lettera che i paesi hanno indirizzato alla Commissione ci deve far riflettere sulla posizione italiana nei confronti della tutela delle persone omosessuali. Incredibile ma vero, siamo dietro l’Ungheria. Nella classifica stilata da Ilga Europe nel 2021. Siamo piazzati al 35esimo posto, mentre l’Ungheria al 27esimo. Guardare fuori, giudicare gli altri nel momento in cui la polemica politica è in corso non fa di noi italiani i paladini della tutela dei diritti. Anzi, dovrebbe farci riflettere la nostra situazione interna. Con il Presidente del Consiglio che ha bisogno di ribadire in Parlamento la laicità dello Stato. E l’importanza del dibattito parlamentare per una legge a tutela delle minoranze: donne, omosessuali e disabili.

Le parole si devono tradurre in fatti

L’attacco nei confronti dell’Ungheria non deve essere una forma di propaganda politica a sé stante. Ed ispirata dagli entusiasmanti venti occidentali americani che gravitano sull’Unione Europea. L’attacco deve tradursi in fatti concreti, non solo in Italia, ma in tutti quei paesi in cui gravitano, ancora, le ombre dell’estreme destre. In Italia, il DDL Zan è fermo in Senato, dopo l’approvazione dalla Camera dei Deputati avvenuta del 4 novembre 2020. L’Italia se si considera migliore dell’Ungheria deve, ora, tradurre il proprio pensiero in azione pratica.

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