giovedì, Aprile 25, 2024

La Commissione Europea abbraccia le diversità

Diciassette paesi dell’Unione Europea hanno firmato un accordo con cui condannano la nuova legge ungherese. Anche la Commissione Europea, per parola della sua presidentessa, ha definito la legge come una vera e propria forma di discriminazione contro le persone della comunità Lgbtq+ ungheresi.

Chi ha firmato l’accordo?

Ieri, dopo una lunga seduta del Consiglio per gli affari esteri dell’Unione Europea, 13 paesi avevano firmato un documento congiunto di condanna verso l’Ungheria. Il documento è stato promosso dalla ministra per affari esteri del Belgio, Sophie Wilmes. Oggi, invece, i firmatari sono 17. I paesi firmatari sono: Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Italia, Austria, Grecia e Cipro. Quest’ultimi ultimi paesi quattro si sono aggiunti solo in seguito alla firma dell’iniziale dichiarazione congiunta.


La discriminazione di Orban contro la comunità Lgbt


Cosa dice la dichiarazione congiunta?

Nella loro dichiarazione congiunta, gli Stati membri firmatari chiedono alla Commissione europea, in quanto custode dei trattati, di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire il rispetto delle leggi europee. Se necessario anche il ricorso alla Corte di giustizia europea. Inoltre, gli stati esprimono la grave preoccupazione per l’adozione da parte del Parlamento ungherese di emendamenti che discriminano le persone LGBTIQ. Tali emendamenti violano, anche, il diritto alla libertà di espressione con il pretesto di proteggere i bambini. Le modifiche alle leggi ungheresi introducono un divieto di rappresentazione e promozione dell’identità di genere diversa dal sesso alla nascita, il cambiamento di sesso e l’omosessualità per le persone sotto i 18 anni.

Cosa ha detto la Commissione Europea sulla legge ungherese?

Ursula von der Leyen, la presidentessa della Commissione Europea ha dichiarato oggi, 23 giugno, che la nuova legge ungherese è una vergogna. La legge, infatti, discrimina le persone sulla base del loro orientamento sessuale. Questo va contro i valori fondanti dell’Unione Europea, contro la dignità umana, contro l’uguaglianza e contro i diritti umani fondamentali. Ursula von der Leyen crede fortemente in una Unione Europea in cui si può essere liberi di essere chi si vuole. E soprattutto, crede in una Unione Europea in cui si è liberi di amare chi si vuole.

Quale legge viola l’Ungheria?

Il paese di Orban con la sua nuova legge viola l’articolo 2 dell’Unione Europea, uno dei capisaldi dell’Unione stessa. L’articolo, infatti, dice che: l’Unione Europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. La legge ungherese è un vero e proprio attentato contro le minoranze. Oltre che una grave forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale, l’identità e l’espressione di genere.

Cosa farà la Commissione europea ora?

La presidentessa della Commissione ha istruito i commissari incaricati di mandare una lettera al governo ungherese per esprimere le sue preoccupazioni legali a riguardo prima che la legge entri in vigore. L’Europa, in quanto tale, deve abbracciare le diversità. La Commissione sta, già, attualmente indagando se la legge viola la Legislazione europea. Se lo prova, può avviare procedure di infrazione contro lo Stato membro che si fa beffe delle leggi europee, il che può portare ad una causa alla Corte di giustizia europea.


Comunità trans colpita in Ungheria


Gli step che la Commissione europea deve seguire

Secondo l’articolo 7 del trattato di Lisbona, prima di procedere con un’azione sanzionatoria il Consiglio Europeo ascolta lo Stato membro in questione riguardo la violazione dell’Articolo 2. Il Consiglio può rivolgersi alla Stato membro con delle raccomandazioni ed invitandolo a presentare le proprie osservazioni. Qualora sia stata verificata la violazione all’Articolo 2, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può decidere di sospendere alcuni dei diritti derivanti allo Stato membro. Compresi i diritti di voto del rappresentante del governo di tale Stato membro, in seno al Consiglio.

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