sabato, Maggio 18, 2024

Il Caffè è la bevanda popolare che riduce il rischio di malattie epatiche

Le persone che bevono qualsiasi tipo di caffè hanno meno probabilità di sviluppare malattie croniche del fegato, malattie del fegato grasso o di morire per malattie del fegato. Il consumo di qualsiasi tipo di caffè – non importa se con caffeina o decaffeinato, istantaneo o macinato – è stato collegato alla riduzione delle probabilità di malattie epatiche e problemi epatici correlati. Secondo uno studio, bere tre o quattro tazze di caffè favorisce le condizioni di salute del fegato e riduce il rischio di sviluppare malattie epatiche a lungo termine e di morte rispetto a chi non beve il caffè.

La ricerca

I ricercatori hanno analizzato i dati della UK Biobank su mezzo milione di persone e le hanno seguite per quasi 11 anni per vedere se qualcuno dei partecipanti avesse sviluppato malattie epatiche o problemi epatici correlati. I bevitori di caffè avevano il 21% in meno di probabilità di sviluppare una malattia epatica cronica, il 20% in meno di sviluppare una malattia del fegato grassa e il 49% in meno di probabilità di morire per una malattia epatica rispetto ai non bevitori di caffè. I bevitori di caffè macinato (compreso l’espresso) hanno ottenuto il massimo effetto.


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Ecco i benefici per chi beve il caffè

Il caffè macinato è ricco di cafestolo e kahweol, che hanno un effetto protettivo sul fegato. Quello istantaneo contiene bassi livelli di questi due ingredienti, tuttavia la riduzione del rischio è stata riscontrata in una certa misura anche nei bevitori di caffè istantaneo. Ciò potrebbe indicare che, oltre al cafestolo e al kahweol, altri ingredienti del caffè hanno effetti benefici. Il dottor Oliver Kennedy, primo autore dello studio, ha dichiarato: “Il caffè è ampiamente accessibile e i benefici riscontrati nel nostro studio possono significare che potrebbe offrire un potenziale trattamento preventivo per le malattie epatiche croniche. Ciò sarebbe particolarmente utile nei Paesi a basso reddito e con un peggiore accesso all’assistenza sanitaria, dove l’onere della malattia epatica cronica è più elevato”. Il team di ricerca ha osservato che i partecipanti allo studio erano per lo più bianchi con uno status socioeconomico più elevato, quindi sarebbe difficile generalizzare questi risultati a popolazioni diverse.

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