Erich Priebke: capo del Terzo Reich e capitano delle SS

Erich Priebke è un militare di origine tedesca, un criminale di guerra e capitano delle SS,  nel conflitto della seconda guerra mondiale. Inoltre, Priebke in Italia riceve la condanna all’ergastolo, per il coinvolgimento criminale dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Di fatto, il militare è l’agente della Gestapo e capitano nazista.

Erich Priebke: la biografia

Erich Priebke nasce ad Hennigsdorf, il 29 luglio 1913 e decede a Roma, l’11 ottobre 2013. Tuttavia, Erich trascorre l’infanzia nel territorio tedesco, a nord ovest di Berlino, che risulta anche zona prussiana fino al 1918. Durante l’adolescenza entrambi i genitori decedono ed Erich cresce con il sostegno dello zio. A fronte di ciò, Erich entra nel mondo del lavoro in giovane età, come cameriere per motivi economici. Allorché, Erich trova impiego a Berlino, Londra e Sanremo.

Erich Priebke militare tedesco

Durante gli anni trenta, Priebke aderisce al “Movimento Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi”. Inoltre, il militare decide di divenire membro della Polizia del Terzo Reich. Tuttavia, nel corso della guerra Priebke partecipa al coordinamento militare strategico e tattico, del Terzo Reich in Italia. A ragion per cui, l’ottima conoscenza linguistica italiana permette al militare, di ottenere il ruolo di interprete, nell’Ambasciata romana.

Erich Priebke: Capo della Gestapo

Nel 1942, il militare tedesco ottiene la carica di “Capo della Gestapo”, per la sezione di Brescia. In seguito, Priebke raggiunge Roma, dove riceve la nomina di Capitano delle SS. Tuttavia, il comandante delle SS è il tenente colonnello Kappler. Di fatto, Priebke ottiene il grado di “Hauptsturmführer” delle SS.

La bomba in via Rasella

In seguito all’armistizio del 1943 di Cassibile, Wehrmacht assume il controllo assoluto di Roma. A fronte di ciò, numerosi civili delle fazioni di resistenza impiegano l’uso di armi. Inoltre, l’anno seguente un gruppo di patriottici del “GAP”, con i partigiani del Partito Comunista Italiano compiono un attentato alle forze tedesche. Inoltre, l’attentato colpisce il reparto di occupazione tedesca “11ª Compagnia del III Battaglione dei Polizeiregiment”. Il 23 marzo del 1943, avviene l’esplosione di una bomba dal peso di 18 chili, in via Rasella. Di fatto, i partigiani collocano l’ordigno, nel mezzo di un carretto da spazzini, che esplode mentre la compagnia tedesca percorre la strada. Le conseguenze riportano trentatrè vittime, di cui un bambino di dodici anni. In realtà, l’attentato diviene tra i più clamorosi, contro l’occupazione tedesca in Europa.

La furia di Hitler e l’ordine di esecuzione per gli italiani

In seguito all’esplosione di via Rasella, Adolf Hitler ordina a Kappler, di effettuare l’esecuzione di dieci ostaggi italiani, per ogni soldato tedesco vittima della bomba. Di fatto, gli ostaggi italiani subiscono la fucilazione nelle cave delle Fosse Ardeatine, fuori dalla città. A fronte di ciò, Hitler ordina la trucidazione degli italiani, con colpi di fucile alla nuca. La tragica fine degli ostaggi italiani conta 335 persone, con l’aggiunta di cinque persone. Oltretutto, lo Stato Maggiore dichiara: “preposto alla direzione dell’esecuzione ed al controllo delle vittime, nella frenetica foga di effettuare l’esecuzione con la massima rapidità, non s’accorse che esse erano estranee alle liste fatte in precedenza”. Tra le vittime dell’eccidio risultano anche malati, anziani, minorenni e più di settantacinque ebrei romani.

Il ruolo di Priebke durante l’eccidio

In realtà, Priebke partecipa direttamente alla fucilazione degli ostaggi italiani e redige la lista dei nomi per le esecuzioni. Ecco la dichiarazione di Priebke, da un’intervista de “La Repubblica: “Si alle Fosse Ardeatine ho ucciso. Ho sparato, era un ordine. Una, due, tre volte. Insomma, non ricordo, che importanza ha? Ero un ufficiale, mica un contabile. Non ci interessava nemmeno tanto la vendetta, a via Rasella i militari morti erano del Tirolo, più italiani che tedeschi. Ma Kappler fu inflessibile, costrinse anche il cuciniere a sparare. Fucilammo cinque uomini in più. Uno sbaglio, ma tanto erano tutti terroristi, non era un gran danno”.

La reclusione di Priebke

Nel 1995, Priebke in Italia riceve l’arresto e la reclusione nel carcere militare di “Forte Boccea”, a Roma. In seguito, Priebke collabora con i magistrati italiani, e riceve l’accusa di “crimini di guerra”, con l’imputazione di “concorso in violenza con omicidio continuato in danno di 335 cittadini italiani”. Nel 1997, dopo diverse sentenze, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia avviene il processo per la strage delle Fosse Ardeatine. Allorché, il Pubblico Ministero conclude il verdetto di colpevolezza e pena dell’ergastolo. Anche la Corte di Cassazione nel 1998 conferma l’ergastolo.

La morte

L’ex capitano nazista decede a Roma l’11 ottobre 2013, all’età di cento anni.

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