sabato, Luglio 27, 2024

Munch: il dolore impresso nell’immortalità dell’arte

Era il 12 dicembre del 1863 quando Laura Cathrine Bjølstad, in una fattoria sita in Löten, a nord di Kristiania (Oslo) diede alla luce il suo secondogenito Edvard Munch.

Il piccolo Edvard cresce con i suoi fratelli Sophie (1862-1877) a lui quasi coetanea e con la quale instaurerà un rapporto di grandissimo affetto, Andreas (1865-1895), Laura (1867-1926) ed Inger (1868-1952).
I genitori sono entrambe facoltosi e molto giovani. Circa un anno dopo la nascita del futuro pittore, la famiglia si trasferisce nell’odierna Oslo.

Sophie, l’adorata sorella di Edvard Munch

Munch e le tragedie familiari

Soltanto quattro anni dopo essersi trasferiti, la madre, morirà a soli 30 anni a causa della tubercolosi, lasciando i suoi figli soli, tra cui l’ultimogenita che aveva appena dato alla luce. Fu sua sorella Karen Marie Bjølsatad a prendere le redini della casa, non solo, si occuperà di far crescere nei bambini l’amore per la pittura.

Ma sarà soltanto l’inizio di quelli che saranno i patimenti d’animo del giovane Munch.

Nel 1877, a soli 15 anni, sua sorella Sophie, la prediletta fra tutti, muore anche lei a causa della tubercolosi, e questo evento creerà un vuoto nell’nimo del giovane Munch.

Il padre, un medico dell’esercito, non riuscì mai a superare i due lutti, divenne sempre “più triste e malinconico” fino ad avere una diagnosi di disturbo maniaco-depressiva.

Un ambiente quello familiare che non giovò alla psiche del giovane pittore che, unito alla sua salute tremendamente cagionevole, creò una sorta di bomba ad orologeria che farà esplodere un disagio psichico nel pittore.

Dichiarerà in seguito:”Nella casa della mia infanzia abitavano malattia e morte. Non ho mai superato l’infelicità di allora“.

Gli anni dello scandalo

Indubbiamente Munch è un’esponente dell’espressionismo ma, al tempo stesso, ha uno stile molto personale che, all’epoca, creava molti disappunti da parte della critica. Mescolava tecniche come la pittura naturalistica norvegese, l’impressionismo, amava e amirava lavori di Gauguien e di Vincent van Gogh per l’uso “emozionale” del colore.

Il giovane e talentuoso pittore vince diverse borse di studio, ma per lui poco soddisfacienti, non amava e non gradiva quel tipo di insegnamento, era uno degli allievi più dotati e quei corsi, per lui, erano noiosi ed opprimenti.

Dopo questo periodo Munch realizza opere sui temi dell’amore e della morte, che suscitarono violente polemiche e ritiche molto negative, tanto che una sua mostra-scandalo viene chiusa dopo pochi giorni dall’apertura; la stessa divenne un “caso”, facendo il giro delle maggiori città tedesche.

Questo evento accrebbe la sua fama e, dal 1892, questo clamore divise il mondo della pittura creando così il “Caso Munch”.

Nel frattempo la mostra di Munch, leggermente modificata, si trasferisce a Düsseldorf e Colonia e a dicembre torna a Berlino come “spettacolo a pagamento” con biglietto d’entrata. Il pubblico non si fa pregare e in breve si formano lunghe code per vedere le opere dello scandalo, con grandi guadagni da parte del contestato artista.

Alpha and Omega il poema

Munch non fu soltanto un grande pittore, ma scrisse anche un poema Alpha and Omega accompagnato da delle litografie.

“Alpha amava Omega; si sedevano la sera
appoggiandosi l’uno all’altro e guardando il riflessp
dorato della Luna, mentre ondeggiava e oscillava
l’Oceano intorno all’isola…”

Analizzando il testo completo, si può notare come il pittore abbia semplicemente preso la Genesi e ne abbia riscritto una parte. Questo poema infatti ha un tono forte, onnipotente, quasi a mettere in soggezione chi legge.

L’Urlo: l’oppressione di una umanità intera

Munch=L’urlo. E’ inevitabile, il pittore viene associato, a primo impatto, all’Urlo. Ovviamente è il suo quadro più famoso, ma c’è quel senso di angoscia oppressiva che ha trasmesso nel dipinto che è palpabile. Per descriverlo è bene lasciare la parola al pittore: “Andavo sulla strada con due amici. Il sole tramontava […] mi fermai immobile in piedi,
oppresso da una stanchezza mortale. Sul fiordo blu-nero e sulla città scendevano sangue
e lingue di fuoco. I miei amici andavano innanzi. Io rimanevo là, tremante d’angoscia,
sentivo il grande grido della natura. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come
sangue vero. I colori urlavano. E fu il dipinto del Grido …
”.

Munch l'urlo
L’Urlo

La Morte

Munch ha vissuto la sua vita piena di successi che non hanno saputo colmare il vuoto che si portava dietro fin da giovanissimo. Ma sono stati quegli eventi a renderlo quello che oggi noi ammiriamo come un grnade artista, la sua estrosità per l’epoca, la sua pittura così sfacciatamente cruda ha sfondato in un mondo in cui l’arte veniva vista come un qualcosa di diverso che quel norvegese andava proponendo.

Nella mia arte ho tentato di spiegarmi l’esistenza e ho aspirato a vedere chiaro nel
cammino della vita. Anche con l’idea di poter dare ad altri chiarezza su di essa
”.

L’artista muore nel pieno della guerra mondiale, nel pomeriggio del 23 gennaio 1944, per una polmonite, lasciando un testamento nel quale dichiara di donare tutte le sue opere alla città di Oslo.

“L’arte è il sangue del cuore. Io credo nell’arte che è nata dal bisogno dell’uomo di capire il suo cuore. Tutta l’arte, la musica, devono passare attraverso il sangue del cuore. L’arte è il sangue stesso del cuore“.

Tra il letto e l’orologio, 1940-42. Olio su tela, cm. 149×120. Oslo, Museo Munch.

Ho ereditato due dei più spaventosi nemici dell’umanità: il patrimonio della consunzione e la follia

Museo virtuale di Edvard Munch: https://www.emunch.no/ENGART_emunch_guleng_eng.xhtml

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