Attiviste incarcerate: Arabia Saudita considera la grazia

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L’Arabia Saudita sta considerando di concedere la grazia alle attiviste incarcerate prima del G20 che si terrà nella capitale dal prossimo 21 novembre. L’ambasciatore saudita nel Regno unito ha confermato le volontà del Paese: tutto il mondo è in attesa di sapere se lo Stato Saudita rilascerà le donne arrestate durante un protesta per ottenere il diritto di guidare. Un importante traguardo potrebbe essere raggiunto a breve, prima summit che annovera tra i suoi temi più importanti proprio la promozione e la tutela dei diritti umani, in particolare quelli delle donne.

Il G20 sarà decisivo per la scarcerazione delle attiviste?

In un intervista al Guardian, il ambasciatore e militare Khalid bin Bandar bin Sultan bin Abdulaziz Al Saud ha precisato che le donne sono state incarcerate per altre ragioni che non hanno a che fare con la protesta per il diritto alla guida. Il diplomatico saudita afferma che si st svolgendo un dibattito al Ministero dell’Interno riguardo la sorte delle attiviste. La loro detenzione sta infatti causando al Paese molti più danni politici che benefici. Le dichiarazioni dell’amasciatore sono davvero rare in quanto è difficile che trapelino informazioni riguardo ai dibattiti interni ai ministeri sauditi.

Le parole di Khalid bin Bandar bin Sultan bin Abdulaziz Al Saud

Forse il G20 offre l’opportunità per concedere la grazia alle attiviste incarcerate. Si tratta di una decisione che non spetta a me prendere” afferma il diplomatico. Un dibattito davvero fondamentale se si considera il tipo di politica perseguito dall’Arabia Saudia, in cui difficilmente le prigioniere ritenute sovversive vengono rilasciate. L’ambasciatore continua il suo intervento: ” esiste un pluralità di punti vista in merito alla questione della scarcerazione delle donne. Alcuni credono che questo non dovrebbe essere un problema per le altre Nazioni dato che le attiviste hanno infranto le leggi dello Stato. Altri invece sostengono che la migliore strategia sia quella di lasciarle andare ed ignorarle”.

La risposta di Lina al-Hathloul

Lina al-Hathloul, sorella di Loujain, una delle attiviste incarcerate a seguito della protesta per il diritto alla guida, ha fatto sentire la sua voce. Secondo Lina le parole del diplomatico sarebbero solo pura propaganda per il regno, affinché non si gettino ombre sul summit internazionale. Loujain al-Hathloul è stata tra le protagoniste della manifestazione in favore della possibilità che le donne possano guidare e dal 26 ottobre ha annunciato uno sciopero della fame. L’attivista dal carcere ha affermato che continuerà lo sciopero finché le donne non vedranno riconosciuti maggiori diritti.

Durissime le parole di Lina in merito alla clemenza sbandierata dall’ambasciatore saudita: “questa è semplicemente una trovata pubblicitaria, Loujain e la maggior parte degli attivisti sauditi incarcerati non hanno mai ricevuto una condanna ufficiale! Sono passati quasi tre anni e sono ancora detenuti arbitrariamente e illegalmente. Inoltre, cosa significa lasciarli vivere la loro vita e ignorarli? Intanto mia sorella con le altre donne, è stata torturata e subisce abusi sessuali in carcere “.

Il ruolo delle Organizzazioni Internazionali

Non è solo Lina si scagliano contro il governo saudita. Le donne sono detenute dal 2018 e da quasi tre anni le principali organizzazioni umanitarie e altri da tutto il mondo stanno cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al destino delle prigioniere. Anche lo show man Hasan Minhaj ha denunciato a Jared Kushner la difficile situazione dell’attivista Loujain, nella speranza che l’Arabia Saudita metta fine alla prigionia delle attiviste.