sabato, Luglio 27, 2024

5 maggio 1949: nasce il Consiglio d’Europa

In Russia Stalin trionfa con la sua teoria del “socialismo in un paese solo”; la Germania, uscita sconfitta dalla Prima Guerra Mondiale e alle prese con le pesanti condizioni imposte dal Trattato di Versailles, si avvia verso il periodo oscuro del nazismo, mentre in Italia si sta consolidando il regime fascista.

In questo contesto drammatico, nasce e si rinforza il germoglio della futura Europa.

Il 5 maggio è una data europea per eccellenza: infatti, oltre a essere il giorno in cui nasce il Consiglio d’Europa, si celebra anche la Giornata dell’Europa, che lo stesso Consiglio ha istituito nel 1964 (l’Unione Europea, invece, celebra la Giornata dell’Europa il 9 maggio, ndr).

Gli Stati Uniti d’Europa di Spinelli…

Nel 1941 il politico e scrittore Altiero Spinelli, confinato dal regime fascista sull’isola di Ventotene con l’accusa di antifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale, scrive insieme a un altro esiliato, Ernesto Rossi, il Manifesto di Ventotene “Per un’Europa libera e unita”, dove teorizza un’Europa federalista, unita e libera:gli Stati Uniti d’Europa. Che “non possono poggiare che sulla costituzione repubblicana di tutti i paesi federati”.

… e Churchill

La Seconda Guerra Mondiale non riesce a travolgere il sogno di un’Europa federale.

Il 19 settembre 1946, in un celebre discorso pronunciato di fronte agli studenti dell’Università di Zurigo, Winston Churchill, che in quel momento è il capo dell’opposizione nel Regno Unito dopo esserne stato primo ministro (il partito conservatore ha perso le elezioni del 1945, ndr), rievoca con estremo coraggio gli Stati Uniti d’Europa come forma ideale per un’Europa libera e felice (vedi anche https://www.periodicodaily.com/ue-una-bandiera-per-gli-stati-uniti-deuropa/).

Nasce il Consiglio d’Europa

Gli Stati Uniti d’Europa assumono una veste istituzionale il 5 maggio 1949 quando dieci Stati – Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Gran Bretagna – firmano il Trattato di Londra che istituisce il Consiglio d’Europa.

I principi

Il Consiglio d’Europa si fonda anzitutto sui valori spirituali e morali, che costituiscono “un patrimonio comune dei loro popoli” e “fondamento dei principi di libertà personale, libertà politica e preminenza del Diritto”, dai quali dipende ogni democrazia.

Non meno importanti sono i valori della pace, della giustizia e della cooperazione internazionale, che rappresentano “l’interesse vitale alla difesa della società umana e della civiltà”.

La forma

Per tutelare e “far progressivamente trionfarequesti ideali e principi, i dieci Stati fondatori ritengono necessario istituire “un’organizzazione che unisca gli Stati europei in un’associazione più stretta”.

Di cosa si occupa

Il Consiglio d’Europa ha il compito di promuovere lo sviluppo dell’identità culturale europea il progresso economico e sociale attraverso la conclusione di accordi e la definizione di un’azione comune in campo economico, sociale, culturale, scientifico, giuridico e amministrativo.

È impegnato nella promozione dello stato di diritto, nella diffusione dei principi democratici al fine di garantire la stabilità in Europa, nella salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dei diritti sociali e dei diritti delle minoranze.

Sostiene la lotta contro ogni forma di discriminazione, l’intolleranza, il traffico di stupefacenti, il terrorismo, la corruzione e la criminalità organizzata.

A tal proposito, l’articolo 3 dello Statuto stabilisce che: “Ogni membro del Consiglio d’Europa riconosce il principio e la preminenza del diritto e il principio in virtù del quale qualunque persona posta sotto la sua giurisdizione deve poter fruire dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Durante la Guerra Fredda

Uno dei temi più sentiti durante la Guerra Fredda è l’identità europea: i Paesi del cosiddetto Blocco occidentale coltivano il sogno di una pacificazione europea che passi attraverso una maggiore integrazione economica e politica entro i limiti della cortina di ferro, anche se il generale De Gaulle sperava di coinvolgere anche i Paesi orientali del Blocco comunista

Il dibattito promosso nel 1953 dal Consiglio d’Europa su “Il problema spirituale e culturale dell’Europa considerata nella sua unità storica, e i mezzi per esprimere questa unità in termini contemporanei” rappresenta un momento fondamentale lungo la strada della ricerca di una maggiore integrazione europea.

La ricerca dell’identità europea

«Dobbiamo dimostrare la fondamentale unità dell’Europa nella diversità», è la raccomandazione dell’allora segretario del Consiglio d’Europa, Denis de Rougemont.

La storia d’Europa non doveva essere intesa «come la somma totale delle nostre separate storie nazionali, ma […] come una storia comune degli europei».

«Il fenomeno nazionale non è un carattere primario o essenziale dell’Europa», continua de Rougemont, ma un «fenomeno transitorio» e negativo per le sorti dell’Europa, al contrario del valore dell’idea di federazione.

Per questo, il Consiglio affida a un apposito comitato, guidato dallo storico inglese Max Beloff, l’incarico di redigere un rapporto sulla civiltà europea, sulla sua storia, sulle istituzioni politiche, sull’economia e le scienze.

Il fallimento

Beloff, tuttavia, non crede alla possibilità di scrivere una storia unitaria europea a causa sia delle diversità delle storie delle varie Regioni, sia per la difficoltà di definire il concetto stesso di Europa. Non sorprende, quindi, “la scarsa soddisfazione del Consiglio d’Europa nei confronti del volume Europe and the Europeans (1957), curato da Beloff“.

Non a caso, da allora, il Consiglio d’Europa si astiene dallo «scrivere la propria storia d’Europa».

Il Consiglio d’Europa oggi

Oggi il Consiglio d’Europa è la principale Organizzazione per i diritti umani del nostro continente. 

Comprende 47 Stati membri e 5 Stati osservatori (Santa Sede, Stati Uniti, Canada, Giappone e Messico): in pratica quasi tutto il continente europeo.

La sede è a Strasburgo.

Le Convenzioni internazionali

Ha lanciato campagne su questioni sensibili quali “la protezione dei bambini, il discorso dell’odio su Internet, e i diritti dei Rom, la minoranza più grande d’Europa“.

Promuove i diritti umani attraverso le Convenzioni internazionali: la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Carta sociale europea costituiscono le “radici” dell’Organizzazione.

«Nel corso degli anni, il Consiglio d’Europa si è avvalso di tali diritti, applicandoli a questioni specifiche e fornendo alle persone una protezione aggiuntiva. Ciò ha comportato l’introduzione di nuovi strumenti giuridici, basati su standard concordati», ricordavano il segretario generale Thorbjørn Jagland, la presidente dell’Assemblea parlamentare Liliane Maury Pasquier e il Presidente del Comitato dei Ministri Timo Soini in occasione del 70° anniversario dell’Organizzazione, che si è celebrato l’anno scorso.

In questo modo, «abbiamo agito per proteggere le minoranze nazionali e le lingue regionali e minoritarie, combattere l’abuso e lo sfruttamento sessuale di minori e la violenza contro le donne, compresa la violenza domestica. Abbiamo adottato misure per prevenire la tortura e le pene o trattamenti inumani o degradanti, contrastare la tratta di esseri umani e il traffico di organi umani e porre fine all’abuso di dati personali e agli atti di criminalità informatica. Inoltre, ci siamo mobilitati per garantire la sicurezza e l’integrità dello sport, l’accesso alla cultura europea e un’educazione che promuova uguaglianza, inclusione e cittadinanza democratica».

La lotta contro la pena di morte

Il Consiglio d’Europa ha svolto un ruolo pionieristico nella lotta contro l’abolizione della pena capitale”.

Nell’aprile del 1983 ha adottato il Protocollo della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che abolisce la pena di morte, seguito nel maggio 2002 dal Protocollo sull’abolizione in ogni circostanza.

Il Consiglio d’Europa ha reso l’abolizione della pena di morte una precondizione per l’accesso.

Gli Stati membri del Consiglio d’Europa non applicano più la pena di morte.

L’impegno a favore della libertà di espressione

Attraverso la giurisdizione della Corte europea dei diritti dell’uomo, il Consiglio d’Europa si adora costantemente per assicurare ampia protezione alla stampa, specialmente riguardo la natura confidenziale delle fonti dei giornalisti, perché “non ci può essere vera democrazia senza libertà d’espressione e senza media liberi e pluralisti.

Il diritto alla libertà di espressione si applica inoltre anche ai nuovi mezzi di comunicazione, tra cui Internet.

La lotta contro la violenza nei confronti delle donne

La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne si basa sul presupposto che “tale violenza non possa essere eliminata definitivamente a meno che non ci si sforzi a raggiungere maggiore uguaglianza tra donne e uomini”.

Per questo, combatte ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne e promuove il loro ruolo nella società, nella consapevolezza che l’uguaglianza di genere è fondamentale per la crescita economica dei Paesi.

La protezione dei diritti dei bambini

Il programma del Consiglio d’Europa rivolto ai bambini è di “proteggere i loro diritti, prevenire ogni sorta di violenza nei loro confronti, assicurare che i criminali vengano perseguiti e promuovere la partecipazione dei bambini nelle decisioni che li riguardano”.

Dal 1° luglio 2010 è in vigore la Convenzione per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, il “primo strumento che criminalizza l’abuso sessuale dei bambini, anche a casa o in famiglia“.

Sempre in prima linea

«Il Consiglio d’Europa e l’Unione europea hanno ruoli e responsabilità diversi ma, in quanto membri della stessa famiglia europea, abbiamo molto in comune», ricorda la segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, nel suo discorso in occasione della Giornata dell’Europa.

«Oggi continuiamo a collaborare in molte aree e attraverso una serie di programmi congiunti, finanziati in gran parte dall’UE e gestiti a livello operativo dal Consiglio d’Europa, lavoriamo insieme per combattere la corruzione, rafforzare la giustizia, proteggere le minoranze e molto altro ancora, in tutto il nostro continente».

Non manca un riferimento alla grave situazione economica causata dalla pandemia.

«In questa Giornata dell’Europa, il pensiero di noi tutti è rivolto all’impatto della pandemia nel nostro continente e in tutto il mondo. Ognuno di noi è stato toccato dalla crisi, la nostra solidarietà va a coloro che hanno perso amici e persone care».

A livello istituzionale, «cerchiamo di fare ciò che è giusto, opportuno e nelle nostre possibilità per aiutare la ripresa dell’Europa, nella comune (con l’Unione Europea, ndr) convinzione che le risposte ai nostri problemi debbano essere basate sui nostri valori fondamentali: i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto» rassicura Pejčinović Burić.

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