domenica, Maggio 5, 2024

10 febbraio Giorno del Ricordo. L’impresa di Fiume. Seconda parte

Il presidente americano Wilson nel documento del 23 aprile 1919, pubblicato sui giornali,  affermò sulla città di Fiume “Se questi principi devono essere applicati, Fiume deve servire come sbocco commerciale non dell’Italia ma dalla terre situata al Nord ed al Nord-est  di questo porto: all’Ungheria, alla Boemia, alla Romania e agli Stati del nuovo gruppo jugoslavo. Assegnare Fiume all’Italia significherebbe creare  la convinzione che noi abbiamo, deliberatamente, posto il porto, dal quale tutti questi paesi principalmente dipendono per il loro accesso al Mediterraneo, nelle mani di una Potenza della quale esso non forma una parte integrante e la cui sovranità se fosse ivi riconosciuta, non potrebbe non sembrare straniera, né identificata con la vita commerciale di quella regioni alle quali detto porto dovrà servire. Ragione senza dubbio per la quale Fiume non è stata inclusa nel patto di Londra ma in esso definitivamente assegnata ai Croati”. Il presidente del consiglio italiano Vittorio Emanuela Orlando rispose  – con lo stesso strumento del giornale  -, nel seguente modo “Mentre la delegazione italiana si trovava riunita per discutere una controproposta fatta pervenire allo scopo di cercare un modo di possibile conciliazione fra le, varie tendenze che si erano manifestate intorno alle aspirazioni territoriali italiane, i giornali di Parigi pubblicavano un messaggio del Presidente degli Stati Uniti sig. Wilson, nel quale era espresso il pensiero di lui intorno alle più importanti fra quelle questioni sottoposte al giudizio della Conferenza. L’uso di rivolgersi direttamente ai popoli tramite un giornale costituisce certamente una novità nei rapporti internazionali, di cui non intendo dolermi, ma di cui anzi con questo atto eseguo l’esempio; poiché questo nuovo sistema giova senza dubbio a quella più larga partecipazione dei popoli alle questioni internazionali, che anche io ho voluto fosse un carattere dei tempi nuovi”. Le motivazioni del perché la città di Fiume doveva essere italiana sono ben riassunte dal patriota e militare fiumano Ippaco Baccich “per un quadruplice ordine di motivi si impone all’Italia il dovere di assicurarsi il possesso di Fiume e del Quarnaro: 1) per motivi di ordine etnico, storico e geografico; 2) per  motivi di ordine nazionale; 3) per  motivi di ordine economico; 4) per motivi d’ordine strategico”. Si stava preparando idealmente il terreno per la discesa in campo di Gabriele D’Annunzio.


L’impresa di Fiume

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