L’uomo poteva uscire a lavorare fuori dal carcere, lei lo voleva lasciare perché aveva scoperto il suo passato.
Una donna di 44 anni è stata sfregiata con un coccio di bottiglia questa notte a Barriera di Milano, a Torino. La donna è stata ferita dal fidanzato che ha cercato di sgozzarla, voleva ucciderla. “Mi sono salvata solo perché indossavo una grossa sciarpa”, ha detto agli investigatori del commissariato Barriera di Milano, diretto dal vicequestore Alice Rolando che indaga sul tentato omicidio.
L’uomo, Mohamed Safi, 36 anni, di origine tunisina, era già stato arrestato per l’omicidio della ex compagna il 9 giugno 2008 ed era tutt’ora detenuto ma godeva di un permesso per lavorare. La vittima di allora si chiamava Alessandra Mainolfi ed era stata uccisa a Bergamo quando aveva 21 anni. Safi l’aveva colpita con due coltellate all’addome mentre era sul divano e poi aveva chiamato le forze dell’ordine: “Ho ucciso il mio amore”.
Adesso era ancora in carcere per quel vecchio omicidio con una condanna a 12 anni, ma aveva ottenuto un permesso per uscire per lavorare tutti i giorni in un bistrò con l’obbligo di rientrare in cella entro le due di notte.
La sua ultima vittima, 43 anni, torinese, aveva appena scoperto che il suo nuovo fidanzato, conosciuto 6 mesi fa nel locale in cui lui lavorava, era stato condannato per omicidio e per questo aveva deciso di troncare la relazione. I due ieri notte, attorno all’una, si trovavano insieme sul tram “4” in corso Giulio Cesare e quando sono scesi, vicino alla casa della donna, lui l’ha aggredita alle spalle colpendola con una violenza tale da sfregiarle completamente il volto. Ora la donna si trova ricoverata all’ospedale Maria Vittoria. Non è in pericolo di vita ma le ferite sono profondissime.
La sua nuova compagna, italiana, è stata ricoverata all’ospedale Maria Vittoria nel reparto di chirurgia plastica. Alcuni passanti hanno dato l’allarme attirando l’attenzione della volante Milano 2 del commissariarto che ha soccorso la donna e si è messa alla ricerca dell’uomo, rintracciato poco dopo in via Leinì con i vestiti completamente imbrattati di sangue.