sabato, Luglio 27, 2024

THE SHOW MUST GO ON

Se chiedete a cento persone la causa della morte di Freddie Mercury, voce e frontman dei Queen, tutte vi risponderanno nel medesimo modo, esattamente come farebbe ognuno di voi: AIDS.

Ma se utilizzassimo i criteri di questi ultimi due anni,il motivo della sua scomparsa sarebe etichettato come “broncopolmonite“. Qualche politico, col beneplacito del conduttore di turno, avrebbe gridato in in un talk show che “senza la polmonite non sarebbe morto!”

La causa della causa è la causa

L’assudità della cosa credo possa mettere d’accordo tutti, vaccinati e non vaccinati. D’altronde, uno dei presupposti del nostro Diritto è il vecchio adagio latino per cui “la causa della causa è la causa”.

Ergo: la polmonite non sarebbe stata fatale senza la fragilità causata dall’AIDS.

Due anni per fare lo stesso ragionamento

Qualcuno allora ci spieghi perchè ci sono voluti due anni per fare lo stesso ragionamento sul covid – che peraltro, diversamente dall’AIDS, o dall’Ebola e anche dalla SARS – ha statisticamente effetti trascurabili sulla quasi totalità delle persone: quelle in condizioni di salute anche solo “accettabili”.

Ridimensionando l’impatto anche sul piano della mortalità, e forse la definizione stessa di “pandemia”, e a ruota lo stato di perenne emergenza che giustifica i gravi – scientificamente ingiustificabili – provvedimenti di riduzione delle libertà individuali, e naturalmente l’opportunità di una vaccinazione di massa.

Le responsabilità, oltre l’emergenza

Ma il ragionamento pone domande anche riguardo la responsabilità di chi si è opposto alle terapie domiciliari, forse condizionando gli esiti della malattia in migliaia di persone

https://www.rainews.it/articoli/2022/01/i-medici-possono-scegliere-la-terapia-domiciliare-che-vogliono-per-curare-i-pazienti-malati-di-covid-35a8c724-1b00-45fa-8386-f9516e040b06.html

Insomma, se il computo generale delle vittime attribuite al covid possa essere invece ripartito tra la fragilità delle vittime e la mancanza di cure appropriate, una variabile sulla quale forse si sarebbe potuti intervenire. Quella che i giornali chiamano “malasanità”, ma di cui non parlano da due anni almeno.

Massimiliano De Luca
Massimiliano De Lucahttp://www.massimilianodeluca.it
Sono nato a Firenze nel 1968. Dai 19 ai 35 anni ho speso le mie giornate in officine, caserme, uffici, alberghi, comunità – lavorando dove e come potevo e continuando a studiare senza un piano, accumulando titoli di studio senza mai sperare che un giorno servissero a qualcosa: la maturità scientifica, poi una laurea in “Scienze Politiche”, un diploma di specializzazione come “Operatore per le marginalità sociali”, un master in “Counseling e Formazione”, uno in “Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche”, un dottorato di ricerca in “Analisi dei conflitti nelle relazioni interpersonali e interculturali”. Dai 35 ai 53 mi sono convertito in educatore, progettista, docente universitario, ricercatore, sociologo, ma non ho dimenticato tutto quello che è successo prima. È questa la peculiarità della mia formazione: aver vissuto contemporaneamente l’esperienza del lavoro necessario e quella dello studio – due percorsi completamente diversi sul piano materiale ed emotivo, di cui cerco continuamente un punto di sintesi che faccia di me Ein Anstàndiger Menschun, un uomo decente. Ho cominciato a leggere a due anni e mezzo, ma ho smesso dai sedici ai venticinque; ho gettato via un’enormità di tempo mentre scrivevo e pubblicavo comunque qualcosa sin dagli anni ‘80: alcuni racconti e poesie (primo classificato premio letterario nazionale Apollo d’oro, Destinazione in corso, Città di Eleusi), poi ho esordito nel romanzo con "Le stelle sul soffitto" (La Strada, 1997), a cui è seguito il primo noir "Sotto gli occhi" (La Strada, 1998 - segnalazione d’onore Premio Mario Conti Città di Firenze); ho vinto i premi Città di Firenze e Amori in corso/Città di Terni per la sceneggiatura del cortometraggio "Un’altra vacanza" (EmmeFilm, 2002), e pubblicato il racconto "Solitario" nell’antologia dei finalisti del premio Orme Gialle (2002). Poi mi sono preso una decina di anni per riorganizzare la mia vita. Ricompaio come finalista nel 2014 al festival letterario Grado Giallo, e sono presente nell’antologia 2016 del premio Radio1 Plot Machine con il racconto "Storia di pugni e di gelosia" (RAI-ERI). Per i tipi di Delos Digital ho scritto gli apocrifi "Sherlock Holmes e l’avventura dell’uomo che non era lui" (2016), "Sherlock Holmes e il mistero del codice del Bardo" (2017), "Sherlock Holmes e l’avventura del pranzo di nozze" (2019) e il saggio "Vita di Sherlock Holmes" (2021), raccolti nel volume “Nuove mappe dell'apocrifo” (2021) a cura di Luigi Pachì. Il breve saggio "Resistere è fare la nostra parte" è stato pubblicato nel numero 59 della rivista monografica Prospektiva dal titolo “Oltre l’antifascismo” (2019). Con "Linea Gotica" (Damster, 2019) ho vinto il primo premio per il romanzo inedito alla VIII edizione del Premio Garfagnana in giallo/Barga noir. Il mio saggio “Una repubblica all’italiana” ha vinto il secondo premio alla XX edizione del Premio InediTO - Colline di Torino (2021). Negli ultimi anni lavoro come sociologo nell’ambito della comunicazione e del welfare, e svolgo attività di docenza e formazione in ambito universitario. Tra le miei ultime monografie: "Modelli sociali e aspettative" (Aracne, 2012), "Undermedia" (Aracne, 2013), "Deprivazione Relativa e mass media" (Cahiers di Scienze Sociali, 2016), "Scenari della postmodernità: valori emergenti, nuove forme di interazione e nuovi media" (et. al., MIR, 2017), Identità, ruoli, società (YCP, 2017), "UniDiversità: i percorsi universitari degli studenti con svantaggio" (et. al., Federsanità, 2018), “Violenza domestica e lockdown” (et. al., Federsanità, 2020), “Di fronte alla pandemia” (et. al., Federsanità, 2021), “Un’emergenza non solo sanitaria” (et. al., Federsanità, 2021) . Dal 2015 curo il mio blog di analisi politica e sociale Osservatorio7 (www.osservatorio7.com), dal 2020 pubblicato su periodicodaily.com. Tutto questo, tutto quello che ho fatto, l’ho fatto a modo mio, ma più con impeto che intelligenza: è qui che devo migliorare.

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