sabato, Maggio 4, 2024

Suicidio assistito: Cnb favorevole ma spaccato, Parlamento alle strette

Apertura al suicidio assistito del Comitato di bioetica

Il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) ha aperto, con 13 voti favorevoli e 11 contrari, alla legalizzazione del suicidio assistito nel nostro paese.

Nel parere pubblicato dal Comitato si legge che è necessario “fornire elementi di riflessione a servizio delle scelte di una società che intenda affrontare una questione, come quella dell’aiuto al suicidio, che presenta una serie di problemi e di interrogativi a cui non è semplice dare una risposta univoca”. Esiste molta confusione in Italia relativamente a questa questione, in particolare non si scindono con sufficiente chiarezza le due pratiche che possono essere utilizzate per il fine vita: eutanasia o suicidio assistito. Nel codice penale non sono disciplinate autonomamente e vengono entrambe definite “aspetti delle figure generali dei delitti contro la vita”.

24 settembre: il Parlamento deve esprimersi

Il presidente del Comitato, Lorenzo D’Avack, chiarisce: “vorrei che fosse un utile strumento, molto documentato, che possa aiutare il legislatore a prendere decisioni. Abbiamo voluto fare chiarezza ed esporre tutti gli argomenti, pro e contro”. Ancor più utile, in quanto che il Parlamento dovrà esprimersi in merito entro il 24 settembre, data connessa a un caso di cronaca tristemente noto: quello di DJ Fabo. L’uomo, tetraplegico, aveva scelto infatti una clinica svizzera per il suicidio assistito. A seguirlo e accompagnarlo nel suo ultimo viaggio fu Marco Cappato dell’associazione Coscioni, il quale è ora indagato per aiuto al suicidio. “Il 24 settembre è la data fissata per la nuova udienza della Consulta sul caso Cappato” – riferisce l’avvocato e segretario dell’associazione, Filomena Gallo – “In assenza, per quella data, di una legge del Parlamento in materia di suicidio assistito e fine vita, la Corte potrebbe dunque decidere di intervenire in linea con l’ordinanza già emanata ed in cui è già evidenziata l’incostituzionalità dell’articolo 580 del Codice penale nella parte in cui prevede e classifica come ‘reato’ anche il solo aiuto al suicidio”. Conclude poi la Gallo: “tra due mesi ci troveremo nella situazione in cui saranno di nuovo i giudici a decidere sui temi che riguardano la vita delle persone”.

Eutanasia, interruzione dei trattamenti e suicidio assistito: le differenze

Quali sono, nel concreto, le differenze tra eutanasia e suicidio assistito? Nella sostanza, i metodi che si utilizzano in questi casi sono tre. L’eutanasia (detta anche eutanasia attiva) è il procedimento che prevede l’iniezione di una sostanza letale che conduce il malato alla morte in maniera rapida e indolore. Colui che somministra il farmaco è una persona terza, un sanitario. Vi è poi metodo definito impropriamente “eutanasia passiva” che in realtà è l’interruzione dei trattamenti. Tale possibilità è garantita dalla Costituzione prevede la sospensione dei trattamenti che tengono in vita il paziente. Infine vi è il suicidio assistito. Simile all’eutanasia, si distingue da quest’ultima dal fatto che l’iniezione viene effettuata direttamente dal malato (come nel caso di DJ Fabo).

Tre metodi diversi, ognuno meritevole di attenzione e scrupolosità legislativa e morale, che purtroppo in Italia non sembrano catturare l’interesse dei politici. Dietro a questi procedimenti, ci sono tante persone sofferenti che vorrebbero risposte, vorrebbero aiuti, vorrebbero la possibilità di decidere del loro futuro e della loro dignità.

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