sabato, Luglio 27, 2024

Può la mente curare il corpo?

Mente e corpo sono connessi più di quanto possiamo pensare. Lo stato della psiche, i suoi processi così complessi e in larga parte sconosciuti, influiscono sul nostro organismo.

Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale, era un tenace sostenitore di questa teoria. La sua visione della medicina era di tipo olistico: mente e corpo andavano curati simultaneamente. Veronesi pensava che per curare efficacemente una malattia bisognasse rimuoverla non solo dal corpo ma anche dalla mente. Come disse in un’intervista: «Ѐ facile togliere un tumore al seno, ma bisogna anche rimuoverlo dalla mente, dal pensiero, e curare la ferita che si è creata anche a livello della psiche.» Questo perché la malattia è un’esperienza emotiva oltre che fisica.

Veronesi era convinto che la mente potesse fare tutto. Controlla la mente e il corpo la seguirà. Il pensiero non può sostituirsi ai farmaci, ma può aiutare il paziente almeno quanto un pugno di pillole. Veronesi era convinto di una cosa: se la persona rimuove, o per meglio dire, allontana da sé passioni, amore, desideri, crea blocchi. E i blocchi, come vi dirà qualsiasi studioso della mente umana, non sono sani. Questo comporta che una malattia, eccettuati casi particolari (come l’insorgere di morbi arcigni nei bambini, ad esempio), difficilmente nasce e prolifera in modo casuale.

Su una cosa possiamo essere tutti d’accordo: la mente umana è un mistero di difficile risoluzione. Avrete sentito parlare della teoria riguardante il nostro potenziale cerebrale, secondo la quale noi esseri umani sfrutteremmo solo una ridottissima percentuale del nostro cervello, che si aggirerebbe intorno al 10%. Questa teoria non ha solide prove a sostegno. Non possiamo affermare con certezza quanto del nostro potenziale usiamo per una ragione: non ne conosciamo la reale portata. Sarebbe come pretendere di misurare l’universo con un metro da geometra.

Sappiamo però che con un’adeguata disciplina, mentale e fisica, un essere umano può compiere imprese che ad altri sono precluse. Avrete di sicuro visto passare in TV programmi dove ottantenni sollevano tre volte il proprio peso o portano a spasso un’auto tirandosela dietro con una corda manco fosse un cane che portano a spasso. Stupefacente, di sicuro, ma non dobbiamo scordare che si tratta di individui abituati a condurre un certo stile di vita ed a trattare il proprio corpo come un tempio e a sottoporlo a un costante allenamento.

Esistono poi casi limite come quello di Lauren Kornacki, una ventiduenne di Glenn Allen, città della Virginia, che sollevò una BMW 525 che schiacciava il proprio genitore. Il caso, documentato dai mezzi di informazione statunitensi (ABC, CNN tra i principali), suscitò grande interesse, se non altro per il fatto che la giovane Lauren non fosse una montagna di muscoli all’epoca dei fatti e una BMW non sia di certo una roba facile da sollevare neanche per il bodybuilder più allenato.

Questo fenomeno, chiamato forza isterica, è solo una parte del nostro potenziale inespresso.

Resta l’interrogativo più intrigante: può la mente curare il corpo? La scienza non ha ancora dato una risposta. Le prove a sostegno non bastano.

Ѐ stato osservato che nei casi di personalità multipla possono accadere fatti che hanno dell’incredibile. Un celebre caso, quello di Billy Milligan, ne è la dimostrazione. Billy aveva molteplici personalità. Una prima era dislessica nonostante Billy non soffrisse di questo disturbo. Una seconda era in grado di leggere e scrivere correttamente in lingua araba (per quanto è dato sapere, Billy non era un conoscitore della lingua in questione) e una terza possedeva una forza non comune, che Milligan riusciva a scatenare grazie a una particolare concentrazione di adrenalina e secrezioni tiroidee.

Esistono poi casi documentati, non altrettanto celebri, nei quali è stato possibile riscontrare fenomeni di

Siamo comunque nell’ordine dei fenomeni conoscibili dalla scienza.

Ciò che la scienza non riesce a spiegare è come possa un paralitico o un malato di tumore guarire da un giorno all’altro. I casi ci sono. Uno di questi è quello di Bernadette Moriau, guarita da una paralisi chiamata “sindrome della coda di cavallo”. Un’equipe di medici, cartella clinica alla mano, ne attestò la guarigione, asserendo che le moderne conoscenze scientifiche non potevano spiegarne le ragioni.

E se la spiegazione a un fenomeno così straordinario risiedesse nella porzione inesplorata del nostro cervello?

Come si dice in questi casi: ai posteri l’ardua sentenza.

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