giovedì, Aprile 25, 2024

Pulitzer per la saggistica: uno sguardo sui vincitori passati

Questi sono i nominati, tutti uomini“. La citazione è di Natalie Portman e di certo in molti si ricorderanno quando l’attrice l’ha detta. Era gennaio 2018, Portman e Ron Howard stavano per annunciare il vincitore del Golden Globe per la migliore regia. Una frase che ha scatenato parecchie polemiche e riflessioni. In molti hanno cominciato a interrogarsi sui vari premi, arrivando a contare il numero di vincitori che non sono uomini bianchi. E tra questi premi vi è anche il Premio Pulitzer per la saggistica.

Premio Pulitzer per la saggistica: cosa c’è da sapere?

Innanzitutto, va ricordato che il Premio Pulitzer per la saggistica è nato nel 1962 e a essere premiate sono le opere saggistiche scritte da autori statunitensi. La storia del premio è dunque lunga quasi sessant’anni e, come già accennato, in molti sono andati a ritroso per capire quante volte un uomo bianco non abbia vinto. C’è da fare una considerazione importante al riguardo. Nessuno mette in dubbio la competenza degli altri vincitori. Inoltre una ricerca simile non si può muovere con le stesse basi in Italia. Si sta parlando infatti degli USA. La società statunitense è molto diversa da quella italiana, per i più svariati motivi. Prima di tutto la questione razziale che non può essere paragonata alla nostra. Ciò significa che l’Italia è esente da problemi di razzismo e misoginia? No. La questione del Premio Pulitzer è però legata agli USA.


4 giugno 1917: viene istituito il Premio Pulitzer


Quattro titoli recenti

In un articolo uscito nei giorni scorsi, Book Riot ha citato quattro saggi vincitori scritti da una scrittrice, una giornalista, uno studioso di diritto americano di origini afroamericane e da un biologo indiano. Si tratta però di saggi usciti negli ultimi venticinque anni. Il saggio più vecchio citato ha vinto infatti il Premio Pulitzer della saggistica del 1996. Mentre quello più recente lo ha vinto lo scorso anno. Quali sono però i titoli citati? Ecco la lista:

  • Non morire di Anne Boyer (2020);
  • Locking up our own: crime and punishment in black America di James Forman Jr. (2018);
  • The emperor of all maladies: a biography of cancer di Siddhartha Mukherjee (2011);
  • The haunted land: facing Europe’s ghosts after communism di Tina Rosenberg (1996).

Due dei saggi parlano di cancro, mentre gli altri affrontano invece tematiche politiche. Storie diverse con tematiche simili, ma che nascono anche da esperienze differenti. Tutte unite però da una questione ritenuta importante, ossia, come già accennato, i loro autori non sono uomini bianchi.

Ci sono altri vincitori e vincitrici

Se si va indietro nella storia del Premio Pulitzer per la saggistica ci si accorgerà che sono molte di più le autrici che lo hanno vinto, così come gli scrittori non bianchi. Che cosa significa ciò? Che l’articolo di Book Riot non risulta così corretto. Nell’articolo si citano infatti solo alcuni dei vincitori e delle vincitrici degli ultimi venticinque anni. Questo non significa però che non ci sia un problema e negarlo significa voltarsi dall’altra parte. Si prendano per esempio gli Oscar. L’edizione di quest’anno ha fatto la storia. Perché? Perché per la prima volta erano candidate due donne per la categoria miglior regia. Gli Oscar hanno raggiunto quest’anno la sua 93° edizione. Nessuno vuole imporre che film non all’altezza vengano candidati comunque, solo perché diretti da una qualcuno appartenente a una minoranza. Si sta solo chiedendo di guardarsi bene intorno e di non lasciare da parte nessuno.

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