sabato, Maggio 4, 2024

Nel 2064 perderemo la Foresta amazzonica

Se non si interviene in alcun modo, la Foresta amazzonica morirà. Questa non è certo una novità, ma a dare un sapore più amaro a una notizia già nota è che adesso abbiamo una data di morte, o per meglio dire di inizio morte. A partire dal 2064 la Foresta amazzonica non riuscirà più a rigenerarsi. A quel punto sarà solo questione di tempo prima che gran parte di essa scompaia.

Quale sarà il destino dell’Amazzonia?

A rivelarci cosa ne sarà della foresta pluviale più grande del mondo è uno studio di Robert Toovey Walker, professore presso la University of Florida. L’articolo (Collision Course: Developement Pushes Amazonia Toward Its Tipping Point) esamina i fenomeni che influenzano un sistema complesso come quello della Foresta amazzonica e ne individua il punto di rottura. L’Amazzonia è infatti un sistema in equilibrio in cui giocano un ruolo fondamentale diversi fattori geografici, meteorologici e biologici. Data la sua complessità, il sistema dimostra un certo grado di resilienza per cui eventi rari e estremi come le siccità, non lo danneggiano permanentemente. Ma cosa accade quando gli eventi estremi diventano quotidiani? Quanto può resistere la Foresta amazzonica prima di raggiungere il suo punto di rottura e collassare?


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La foresta amazzonica e la mano dell’uomo

L’Amazzonia è sempre stata soggetta a eventi naturali estremi che l’hanno messa a dura prova. Eppure, per via della loro distanza nel tempo, ha sempre avuto modo di rigenerarsi. Le cose però adesso sono cambiate. Dal 1970 le politiche del Brasile nei confronti dell’Amazzonia in maniera più o meno invasiva hanno contribuito a creare condizioni nuove che ora manifestano tutta la loro portata. L’agricoltura, l’allevamento e la deforestazione hanno modificato profondamente la geografia dell’Amazzonia del sud. Il loro avanzare ha determinato il regredire della foresta pluviale e la sua sostituzione con il cerrado, un ambiente simile alla savana. Questo mutamento però non è indolore e porta con sé una serie di conseguenze non trascurabili.

Più cerrado, meno acqua

Avere più cerrado e meno foresta non è un bene. Anche se sembra impattare positivamente sulle economie locali, potrebbe non essere sempre così. L’espandersi del cerrado comporta infatti una serie di reazioni a catena nefaste sul lungo termine. Con l’aumento della savana aumenta la luce riflessa dal terreno (albedo), diminuisce l’accumulo di umidità nell’aria e con essa le precipitazioni. Ma meno precipitazioni vuol dire anche meno acqua nei fiumi e nel terreno, e quindi anche meno acqua per l’agricoltura e le popolazioni locali. Il bioma della savana inoltre è più facilmente soggetto agli incendi rispetto a quello della foresta pluviale con cui confina. Quest’ultima circostanza se sommata alle tecniche di deforestazione, favorisce la propagazione di incendi incontrollati verso l’interno della Foresta amazzonica, rendendo più veloce il processo di espansione del cerrado e amplificando i problemi che comporta.

2064, la Foresta amazzonica inizia a morire

Ma perché proprio il 2064? A spiegarlo è sempre il professor Walker nel suo articolo. Tenendo in considerazione fenomeni naturali e antropici si può calcolare con precisione il punto di rottura in cui il sistema Amazzonia cederà e inizierà a collassare. Alla base del calcolo ci sono soprattutto tre circostanze fondamentali: la siccità che si verificò nel 2005, la capacità rigenerativa della foresta e l’aumento costante della temperatura a livello globale e locale.

  • La siccità del 2005 è un metro di paragone. Fu un evento naturale estremo che si ripete ogni secolo. In quell’anno la stagione secca durò 30 giorni in più degli altri anni, mettendo a dura prova la foresta pluviale.
  • La capacità rigenerativa di una foresta è il tempo che impiega la foresta a ricostituirsi dopo gli eventi estremi. Si calcola che per un anno infausto la Foresta amazzonica necessita di quattro anni per rigenerarsi.
  • L’aumento della temperatura a livello globale, influenzato a livello locale dal crescere del cerrado, ha determinato un prolungarsi della stagione secca di 6.5 giorni ogni 10 anni.

L’analisi dei dati a questo punto è impietosa. Se la stagione secca si prolunga a tale rapidità e il disboscamento aumenta, il 2064 sarà il primo anno in cui la foresta non avrà più il tempo di rigenerarsi. Il 2064 sarà il primo anno in cui i 30 giorni di siccità eccezionale del 2005 diverranno la nuova norma annuale.

E dopo il 2064?

Dal 2064 la Foresta amazzonica perderà sempre più terreno fino a sopravvivere solo nella sua area occidentale. Anche questa però sarà a rischio perché vedrà diminuire le proprie precipitazioni, che dipendevano per circa il 40% dalla foresta pluviale meridionale. Le conseguenze più disastrose si avranno nell’area sud della regione. Qui la foresta sarà del tutto sostituita dalla savana e un bacino di 35 milioni di persone non avrà più acqua a disposizione. Nonostante una tale prospettiva non sia ignota ai paesi toccati dalla foresta, questi perseverano nelle loro opere di sviluppo infrastrutturale a danno dell’Amazzonia. In proposito il professor Walker parla di una vera e propria collisione tra i progetti di estensione delle infrastrutture e le necessità reali della regione: “lo sviluppo dell’Amazzonia si trova in rotta di collisione non solo con gli interessi della conservazione, ma anche con il benessere di quella popolazione a cui dovrebbe portare beneficio”.

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