La Foresta Amazzonica brucia. Il polmone del mondo non respira più

Nelle ultime settimane il polmone del mondo – la Foresta Amazzonica – è stato colpito da un numero rilevante di incendi, specialmente nello stato brasiliano di Amazonas

foresta amazzonica
La Foresta Amazzonica brucia da alcune settimane ormai, il nostro polmone non riesce più a respirare

Non è una sorpresa che in questo periodo dell’anno zone della Foresta Amazzonica prendino fuoco. Ci troviamo nella stagione secca – che comprende i mesi da giugno a novembre – e in questo periodo molti contadini ne approfittano per ricavare un piccolo spazio in cui coltivare o pascolare. Spazio che viene così tolto al polmone della Terra.

Un problema, quello degli incendi, monitorato dalla NASA e dall’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (INPE), ma che in queste settimane ha trovato una voce grazie alle mobilitazioni in tutto il mondo. A favorire questo sentimento di rabbia, quanto accaduto in Siberia circa una settimana fa. In questa zona infatti, un’area di foresta più grande del Belgio ha preso fuoco privandoci dell’elemento essenziale che ci permette di vivere.

Le foto degli incendi in Siberia realizzate da Greenpeace

Ad essere maggiormente colpito da quanto sta accadendo nella foresta amazzonica è lo stato brasiliano di Amazonas, il più grande tra quelli in cui si trova la foresta pluviale. La foresta amazzonica infatti, comprende in tutto nove stati, motivo per cui viene definito il polmone del mondo.

L’Amazzonia è la foresta pluviale più grande al mondo con un totale di 5,5 milioni di chilometri quadrati di superficie. Una vera e propria fonte di vita che permette la produzione di ossigeno, la rimozione di anidride carbonica e il rilascio di vapore acqueo. Quest’ultimo determina la quantità di piogge che influiscono e a seguinre quindi perfino le correnti oceaniche.

I dati dall’inizio dell’anno a oggi: 39.033 incendi nella foresta amazzonica

foresta amazzonica

Dall’inizio dell’anno a oggi, l’INPE ha registrato un totale di 39.033 incendi nelle zone coperte dalla foresta. Un dato non esattamente rassicurante che ci farebbe capire come ogni anno una zona rilevante di foresta ci venga privato per sempre.

Alberto Setzer – ricercatore dell’INPE – ha spiegato durante un’intervista a Reuters che “Non c’è nulla di anormale nel clima brasiliano di quest’anno, né nella quantità di pioggia caduta sull’Amazzonia, che è solo un pò sotto la media.” Escludendo così ogni possibilità di collegamento tra gli incendi in Amazzonia e il cambiamento climatico, collegato invece agli incendi in Siberia. “La stagione secca – ha continuato – crea le condizioni favorevoli per l’uso e la diffusione del fuoco, ma per dare il via a un incendio serve il contributo umano, che sia deliberato o accidentale.”

Lo scorso lunedì il cielo sopra San Paolo – città del Brasile – si è coperto da una grossa nube nera che molti hanno associato al fumo proveniente dagli incendi della foresta amazzonica. Si è poi scoperto che il fumo proverrebbe non da queste zone, ma da un secondo incendio che starebbe invece mettendo in ginocchio gli stati della Rondonia – Brasile – e della Bolivia.

Mobilitazione sui sociali pro-Amazzonia

Su Twitter e Facebook si sono mobilitati immediatamente attori, cantanti, calciatori, in una campagna mondiale pronta a sensibilizzare la popolazione su quanto sta accandendo della foresta amazzonica.

Tra tutti ha fatto sentire la sua voce Leonardo di Caprio – noto ambientalista – che ha ripostato una foto della foresta con a seguito la didascalia: “E’ terrificante pensare che l’Amazzonia sia la foresta pluviale più grande del pianeta, che crea il 20% dell’ossigeno sulla Terra, basicamente i polmoni del mondo, e sta andando a fuoco da ormai 16 giorni, senza nessuna copertura mediatica! Perché?”

Accanto a lui, anche il calciatore del Milan – Davide Calabria – si è mobilitato per raggiungere i suoi seguaci chiedendosi “Vogliamo davvero questo mondo? Il pianeta non ha bisogno di noi, noi abbiamo bisogno del pianeta.” Utilizzando l’hashtag #prayforamazonia che ha unito milioni di account in tutto il mondo.

https://www.instagram.com/p/B1b8kcMIkL2/?utm_source=ig_web_copy_link

Perfino la pagina Instagram Beautifuldestinations, che solitamente riporta le più grandi meraviglie del mondo, ha postato un video dell’incendio che ha colpito il Sud America, invitandoci ad adottare un animale della giugla attraverso l’iniziativa del WWF.

https://www.instagram.com/p/B1cN7s6B7O3/?utm_source=ig_web_copy_link

La reazione del presidente del Brasile Bolsonaro

Jair Bolsonaro – presidente del Brasile – avrebbe giustificato la presenza degli incendi sostenendo la versione per cui siano normali durante la stagione secca. In seguito avrebbe accusato le organizzazioni come l’INPE di ingigantire la situazione come ritorsione contro il suo governo.

All’inizio del mese infatti, il presidente aveva licenziato il direttore dell’INPE dopo averlo accusato di mentire sul disboscamento dell’Amazzonia. Secondo l’associazione infatti, i dati dimostravano come la foresta amazzonica fosse stata disboscata in misura maggiore rispetto ai tre anni passati. Secondo quando affermato dagli ambientalisti, sarebbe invece proprio il presidente Bolsonaro ad incoraggiare il disboscamento, riducendo sanzioni, avvertimenti e sequestri.

Ricardo Mello – capo del WWF Amazon Program – ha dichiarato che gli incendi potrebbero essere consequenza dell’aumento del disboscamento visto in recenti dati.

Giulia Taviani
Giulia Taviani
22 anni, nasco a Verona, mi sposto a Milano ma sogno Bali. A sei anni ho iniziato a scrivere poesie discutibili, a 20 qualcosa di più serio. Collaboro con Master X, Periodico Daily e nel tempo libero parlo di calcio su RBRSport. Ho scritto di cinema, viaggi, sport e attualità, anche se sono fortemente attratta da ciò che è nascosto agli occhi di tutti. A maggio 2020 ho pubblicato il mio primo libro "Pieno di Vita".

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