Naufragio di Lampedusa: il 3 ottobre 2013 morirono 368 migranti

Un’autentica strage del mare e un «viaggio della speranza» tramutatosi in tragedia per centinaia di cittadini somali ed eritrei che ormai credevano di essere giunti alla fine delle loro peripezie, essendo nei pressi delle coste italiane. Il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 ha lasciato un segno indelebile nella memoria dei sopravvissuti, dei testimoni del dramma e dell’opinione pubblica italiana. Tutto cominciò quando, resisi conto di essere ormai ad un passo dall’Isola del Coniglio, i migranti decisero di dare fuoco ad una coperta per segnalare con esattezza la loro posizione.

In un battibaleno, però, le fiamme divamparono e non fu più possibile controllarle, andando a causare un incendio sul ponte dell’imbarcazione nella quale in quel momento si trovavano fra le 300 e le 500 persone. Il bilancio fu terribile: 368 vittime e 155 persone tratte miracolosamente in salvo, tra le quali anche sei donne e due bambini. Due donne in stato di gravidanza vennero trasportate a Palermo, mentre tre immigrati furono ricoverati d’urgenza al poliambulatorio di Lampedusa.

Furono 368 le vittime del naufragio di Lampedusa del 2013.

Dopo aver appreso la notizia del naufragio di Lampedusa, Papa Francesco intervenne duramente dicendo che si trattava di una vergogna e lanciando un accorato invito: «Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie». L’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, invece, chiamò ad una decisa reazione, aggiungendo: «Non ci sono termini abbastanza forti per indicare anche il nostro sentimento di fronte a questa tragedia».

Naufragio di Lampedusa: la dinamica dell’incidente e i soccorsi

In seguito al drammatico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, delle squadre di sommozzatori si lanciarono subito in mare per cercare di recuperare altri corpi: purtroppo furono diversi coloro i quali erano deceduti per essere rimasti intrappolati nella barca, colando a fondo insieme ad essa. Le forze dell’ordine riuscirono subito ad individuare e a fermare il presunto responsabile della tragica vicenda. Si trattava di un cittadino tunisino 35enne, sospettato di essere lo scafista del natante, e accusato di omicidio plurimo e favoreggiamento.

L’incendio divampò intorno alle 5 del mattino, quando già due natanti che trasportavano almeno 460 persone erano stati tratti in salvo e portati sulle coste dell’isola siciliana dalla Guardia Costiera. In realtà, dopo quell’intervento, nessuno pensava che potesse esserci un’altra imbarcazione in mare e in avvicinamento verso l’Isola del Coniglio. Nel momento in cui le fiamme dalla coperta cominciarono ad espandersi lungo il barcone, numerosi migranti per trovare scampo si tuffarono in mare: alcuni annegarono, mentre altri riuscirono a sopravvivere in attesa dei soccorsi. La prima ad arrivare sul posto della tragedia fu una barca che aveva a bordo otto persone che avevano passato la notte a Cala Tabaccara, dopodiché giunsero anche le vedette della Guardia Costiera, coadiuvate da diversi pescherecci.

Casuzze (Ragusa) – Sbarco migranti sulla spiaggia del Commissario Montalbano

I migranti trovati ancora in vita vennero immediatamente portati ai centri di accoglienza del posto. All’epoca dei fatti Giuseppe Noto, direttore sanitario dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) affermò che, alla fine delle operazioni di recupero dei primi barconi, avevano constatato che tutto era andato per il meglio e che gli immigrati, a parte un pizzico di disidratazione e freddo, erano in buone condizioni di salute. Quando pensavano che fosse ormai tutto concluso, si verificò invece quella che lui stesso definì «una tragedia nella tragedia».

I corpi senza vita recuperati dall’imbarcazione affondata e dal mare vennero adagiati in un primo momento presso il molo Favaloro, e successivamente furono trasportati nell’hangar blu dell’aeroporto che di solito ospitava gli elicotteri della Guardia di Finanza e del 118. Tra i deceduti furono recuperati anche due bambini, un maschio e una femmina, rispettivamente di tre e due anni: quando portarono a riva i loro piccoli cadaveri, i soccorritori e gli uomini delle forze dell’ordine non riuscirono a trattenere le lacrime di fronte a quello spettacolo straziante.

La camera mortuaria fu allestita nell’hangar dell’aeroporto.

I corpi furono tutti trasportati nell’hangar che divenne una terribile camera mortuaria, testimonianza visiva del drammatico naufragio di Lampedusa. In Sicilia approdò anche l’allora vicepremier Angelino Alfano che, insieme al capo della polizia Alessandro Pansa e al presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, volle rendere omaggio alle vittime di quella terribile sciagura. A tal proposito, il ministro dell’Interno parlò di una «scena raccapricciante», offensiva per tutto l’Occidente e per l’Europa. Quindi auspicò che: «La divina provvidenza abbia voluto questa tragedia per far aprire gli occhi all’Europa».

Patrizia Gallina
Patrizia Gallina
Patrizia Gallina è una giornalista e conduttrice sportiva presso le emittenti televisive della Liguria. Conosciuta come scrittrice, attrice, cantante e modella, è nata nella città di Genova. Ha conseguito la laurea in Scienze Umanistiche presso l'Università degli Studi di Genova. Coltivo da sempre la mia passione per l'arte, la fotografia, la moda, il giornalismo e il calcio.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Stay Connected

0FansLike
0FollowersFollow
21,900SubscribersSubscribe
- Advertisement -spot_img

Latest Articles